Il mito di Mirra e Cinira: tra eccesso e natura

Il mito di Mirra e Cinira: tra eccesso e natura

Rompere le convenzioni e insegnare che l’eccesso comporta sempre conseguenze e spesso condanna a punizioni: tutto questo è il mito di Mirra e Cinira.

Il mito di Mirra e Cinira

Mirra, conosciuta anche con il nome di Smirna, era figlia di Cinira, detto anche Cirene, re di Cipro. Il mito di Mirra e Cirene inizia con la moglie di Cinira che decantava l’incredibile bellezza di sua figlia, una bellezza che superava anche quella di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore che sentitasi offesa, decise di vendicarsi per quell’insulto. Per questa ragione Afrodite fece in modo che Mirra si innamorasse di suo padre e con l’aiuto della nutrice Ippolita, fece sì che Mirra dormisse per diverse notti con Cinira senza che lui la riconoscesse. Ma, la dodicesima notte, il padre accese una fiaccola e con orrore si rese conto con chi, per ben dodici notti, aveva fatto l’amore: munito di spada inseguì Mirra fuori del palazzo, per ucciderla. Cinira la raggiunse sul ciglio di una collina, fino a quando Mirra invocò gli dèi chiedendo di nasconderla: Afrodite, mossa dalla compassione, la trasformò in un albero di mirra le cui gocce di resina ricordano le amare lacrime da lei sparse. Al decimo mese la pianta si spaccò, dando alla luce un meraviglioso bambino di nome Adone.

Ben presto il mito di Mirra e Cinira introduce la figura di una nuova divinità poiché Afrodite, pentita per l’errore commesso, decise di chiudere Adone in una cassetta per affidarla a Persefone, regina dei Morti, chiedendole di celarla in qualche angolo buio. Ma Persefone, mossa da curiosità, decise di aprire la cassetta all’interno della quale scoprì il bellissimo Adone: un fanciullo dalla bellezza disarmante che spinse Persefone a portarlo con sé nel suo palazzo. Nel frattempo, Afrodite venne informata della cosa e tempestivamente ritornò nel Tartaro per reclamare Adone, ma quando Persefone non volle cederglielo perché ne aveva già fatto il suo amante, Afrodite si appellò a Zeus. Il mito di Mirra e Cinira continua con la figura di Zeus che era a conoscenza del forte desiderio di Afrodite di stare con Adone e che, per questa ragione, si rifiutò di risolvere una questione così sgradevole, affidandola ad un tribunale di minore importanza presieduto dalla Musa Calliope. La Musa divise dunque l’anno in tre parti eguali: Adone avrebbe trascorso la prima in compagnia di Persefone, la seconda in compagnia di Afrodite, e la terza da solo. Ma Afrodite non si comportò lealmente: indossando sempre una magica cintura indusse Adone a trascorrere con lei anche quella parte dell’anno che gli spettava come vacanza e ad accorciare il periodo che spettava a Persefone. Il mito di Mirra e Cirene mostra il comportamento sleale di Afrodite che suscitò l’ira di Persefone spingendola ad andare in Tracia per riferire al suo benefattore Ares, che ormai Afrodite aveva fatto la sua scelta preferendo Adone. La notizia scatenò la gelosia di Ares e, trasformatosi in cinghiale, si precipitò su Adone che stava cacciando sul monte Libano: Ares azzannò a morte Adone davanti agli occhi della bella Afrodite.
Il mito di Mirra e Cinira termina con l’immagine del sangue di Adone da cui fiorirono anemoni e la sua anima discese al Tartaro mentre Afrodite, in lacrime, si recò da Zeus per chiedere lui che fosse concesso a Adone di trascorrere soltanto la metà più cupa e triste dell’anno in compagnia di Persefone, mentre nei mesi estivi sarebbe ritornato il suo compagno. Zeus generosamente acconsentì: così Adone è diventato il simbolo della vegetazione che muore in inverno (Persefone) e ritorna a splendere nella primavera (Afrodite).

Grazie al mito di Mirra e Cirene, ancora oggi, definire un ragazzo “Bello come Adone”, indica un giovane uomo particolarmente affascinante. Il mito di Mirra e Cirene è una delle storie più drammatiche della mitologia greca che riprende il tema del ciclo della morte e della natura.

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia.

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