Mito di Adone, la dannazione della bellezza

Adone, la dannazione della bellezza

Adone: il mito, l’arte e l’interpretazione. Approfondimento.

Adone è un dio di origine asiatica collegato ai culti delle popolazioni semitiche di Babilonia e Siria. Il suo nome non è che il termine semita Adon che significa “Padrone”.  Ripresa dai Greci, la sua figura acquista importante rilievo nella cultura classica e diviene la più celebrata dai culti antichi.

Il mito di Adone, l’intreccio

Adone è una creatura concepita nel peccato, così come la definiva Ovidio nelle sue Metamorfosi. Il giovane nacque dall’unione incestuosa tra Mirra (o Smirna) e suo padre, Cinira, re di Cipro. Tale unione infausta fu voluta da Afrodite. Secondo la versione di Apollodoro la giovane principessa era colpevole di aver trascurato il culto della dea che adirata, istillò in lei il germe dell’amore incestuoso per il padre (altre versioni raccontano che a scatenare l’ira della dea fu invece Cancreide, madre di Mirra, che aveva osato affermare che la figlia fosse addirittura più bella di Afrodite).

Per soddisfare la propria passione e unirsi a Cinira, Mirra attese la celebrazione della festa di Demetra durante la quale le mogli si astenevano dall’andare a letto con i propri mariti. Aiutata dalla sua nutrice Ippolita e fatto ubriacare Cinira, Smirna si introdusse nel letto del padre nascosta dall’oscurità. Per nove notti giacque con lui senza essere scoperta fin quando il re, preso dalla curiosità, smascherò l’inganno. La fanciulla costretta alla fuga nel disperato tentativo di scampare all’ira del padre che minacciava di ucciderla, supplicò gli dei. Afrodite la trasformò in un albero di mirra. Dopo nove mesi l’albero s’aprì dando alla luce Adone.

Ma sotto il legno la creatura mal concepita era cresciuta e cercava una via per districarsi e lasciare la madre. A metà del tronco il ventre della madre si gonfia,tutto teso dal peso del feto.[…] Si apre una crepa e dalla corteccia squarciata l’albero fa nascere un essere vivo, un bimbo che piange” (Ovidio, Metamorfosi)

Afrodite (secondo quanto narra Apollodoro) a causa della sua bellezza, nascose Adone in una cassa di legno per poi affidarlo a Persefone, affinché lo tenesse al sicuro. Ma quando lo vide, la regina dell’oltretomba colpita anch’ella dalla bellezza del fanciullo, non volle più restituirlo. Furiosa Afrodite invocò l’intervento di Zeus e venne stabilito che Adone dovesse trascorrere un terzo della sua vita con Afrodite, un terzo con Persefone e il restante per conto suo. Adone però dedicò anche la sua parte di anno ad Afrodite.
In un’altra variante è la Musa Calliope a stabilire tale tripartizione tanto che Afrodite non contenta prima punì la musa provocando la morte del figlio Orfeo e poi, bramosa di avere Adone tutto per sé usò una cintura magica per attirarlo a sé e toglierlo a Persefone.

Ovidio ci offre invece una versione diversa. Secondo il poeta latino alla nascita Adone fu accolto e allevato dalle Naiadi divenendo un uomo tanto bello da piacere persino a Venere che, colpita per sbaglio da una freccia di Cupido, se ne innamorò.

Durate i periodi passati insieme, Afrodite tentò invano di persuadere Adone dal cacciare e fu proprio durante una battuta di caccia che lui venne ucciso da un cinghiale. Secondo alcuni fu Ares, geloso amante di Afrodite, a trasformarsi in cinghiale, per altri il cinghiale fu mandato da Apollo e Artemide.

Nel punto in cui il sangue di Adone bagnò la terra nacquero anemoni, dalle lacrime di Afrodite crebbero rose. Ad Atene venivano celebrate le Adonie in occasione delle quali le giovani portavano doni al tempio per lamentare la morte del dio. Un particolare momento delle Adonie era quello dei Giardini di Adone, vasi in cui le ateniesi piantavano piante che però seccavano subito dopo.

Adone, il bello per antonomasia

Simbolo di vita breve e di bellezza maschile per antonomasia, Adone è soggetto a molteplici e varie rappresentazioni, nella letteratura così come nella pittura, dall’antichità fino a oggi. Nell’arte classica tanti sono i nomi di artisti che si sono lasciati ispirare dal mito di Adone, la tendenza è di raffigurare Adone in compagnia di Venere o supino tra le sue braccia sempre esaltandone la bellezza nei lineamenti delicati ed effeminati.

Altri invece esaltano un aspetto diverso di Adone, quasi a rivendicarne la mascolinità.

Il mito di Venere e Adone

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In Venere e Adone, pittore italiano Tiziano Vecellio raffigura un Adone deciso ad abbondare l’amata per andare a caccia con i cani.

Il gruppo statuario Venere e Adone, realizzato da Antonio Canova raffigura i due nel momento del congedo che si rivelerà poi l’ultimo, di Adone pronto a partire per la battuta di caccia.

È difficile dare un’interpretazione definitiva e delineare in maniera precisa la personalità di un personaggio che oscilla, a metà tra l’uomo e il ragazzino,  tra l’essere considerato un “bamboccio”, un mero oggetto di contesa tra due dee (quindi un soggetto che subisce passivamente il proprio destino) a un giovane condannato a operare il suo libero arbitro per un solo terzo della sua esistenza.

Interessantissimo è il punto di vista di Alessandro Grilli che nel suo “Adone – Variazioni sul mito” dice:

«Il personaggio del mito, giunto a noi attraverso così tante e varie incarnazioni poetiche e figurative, tende a sparire dietro la preziosa antonomasia, con cui l’italiano e altre lingue europee designano ogni ragazzo molto bello. Se scaviamo appena oltre, vediamo che a questa bellezza si associano connotazioni disparate, se non contraddittorie: per alcuni, l’avvenenza di Adone è sinonimo di leggiadria effeminata e leziosa, e rimanda a un esausto repertorio classicistico[…] per altri, al contrario, Adone è invece l’emblema di una bellezza maschile muscolosa e compiaciuta, fatta di palestra e di unguenti, che si realizza in una costruzione statuaria tanto perfetta quanto inaccessibile.» Ma «[…] di tutta la sua complessità primitiva resta, nella tradizione più recente, solo la bellezza, una bellezza tanto perfetta quanto vuota. […] Molta di questa indeterminatezza – lo si può agevolmente dimostrare – è un riflesso della natura ideale e universale della bellezza adonia, e della sua posizione inerzialmente oggettuale, che la connota, di necessità, come uno spazio vuoto: la bellezza di Adone è quella che, di volta in volta, ogni epoca o ogni gruppo culturale sono disposti ad attribuirgli

Perché si dice essere un Adone? 

La similitudine tra la bellezza di Adone e quella di una persona attraente è stata tramandata attraverso i secoli, e “essere un Adone” è diventata un’espressione comune per descrivere qualcuno di grande bellezza e fascino. Come una statua greca dalla perfezione inimitabile, l’Adone contemporaneo incarna l’ideale di bellezza e seduzione, evocando l’aura mitologica e divina dell’antico eroe.

L’uso, tuttavia, di questa espressione può anche portare con sé un senso di ironia o critica, in quanto la bellezza di Adone era effimera e la sua vita breve. In tal senso, “essere un Adone” potrebbe suggerire che la bellezza esteriore sia fugace e superficiale, mentre i valori e le qualità interiori siano ciò che realmente conta nella vita. Come un fiume che scorre inesorabile, il tempo erode anche la più splendida

In copertina sul Mito di Adone: John William Waterhouse, Il risveglio di Adone, 1900. Fonte: Il crepuscolo degli dei.

Fonte Venere e Adone, Tiziano Vecellio, 1560: Wikipedia.

Fonte Venere e Adone, Antonio Canova, 1789-1794: Wikipedia.

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