Il sistema legale cinese antico: storia, filosofia e codici
Le radici del sistema legale cinese: tra filosofia e potere
Conoscere il passato è la premessa per capire il presente, e i principi del sistema legale cinese odierno affondano le radici in una tradizione millenaria. Il diritto cinese antico, sviluppatosi principalmente durante le dinastie Zhou, Qin e Han, era profondamente influenzato da due correnti filosofiche opposte: il Confucianesimo, che promuoveva l’armonia sociale attraverso la moralità e il rispetto delle gerarchie (li), e il Legalismo, che sosteneva la necessità di leggi scritte, chiare e uguali per tutti (fa) per garantire l’ordine. In questo sistema, il sovrano era il supremo amministratore della giustizia, responsabile direttamente di fronte al Cielo. Il re Wu della dinastia Zhou, ad esempio, dichiarava di eseguire la volontà divina, e ogni sua sentenza doveva essere giusta per non incorrere nella punizione celeste.
L’evoluzione dei codici: dalle origini al modello Tang
Il percorso verso una legge scritta e strutturata fu graduale. In epoca Zhou, la legge era essenzialmente la volontà del sovrano. I primi testi scritti su bronzo, menzionati nello Zuozhuan, segnano un primo passo verso la codificazione.
Il primo codice dell’epoca Qin: la legge come strumento di stato
Il primo vero prototipo di codice legale fu stilato sotto la dinastia Qin, fortemente influenzata dal Legalismo. Questo codice era articolato in sei sezioni (furto, violenza, carcerazione, arresto, questioni diverse e principi generali) e mirava a creare un sistema procedurale. La carcerazione raramente era una pena fine a se stessa, ma una misura preventiva in attesa del verdetto. La pena più comune era quella dei lavori forzati. In epoca Han, al codice vennero aggiunte sezioni su corvée, bestiame e famiglia, introducendo un primo accenno di quello che oggi chiameremmo diritto privato.
Il Codice Tang: l’apice della codificazione cinese
Il Codice Tang, promulgato nel VII secolo, rappresenta il modello insuperato per secoli, tanto da essere adottato come base anche in Corea e Giappone. Era un testo estremamente complesso e organizzato, diviso in 12 sezioni che trattavano sia il diritto penale che quello privato, senza una netta distinzione. Comprendeva una sezione di principi generali, seguita da articoli specifici, mostrando una struttura logica e matura.
Colpe e pene nel diritto cinese: un sistema gerarchico
Le colpe nel sistema legale cinese riflettevano la morale confuciana. Erano considerati reati non solo il furto e il tradimento, ma anche la mancanza di pietà filiale o il mancato rispetto delle gerarchie familiari. Le pene erano rigidamente classificate in cinque livelli di gravità:
- Bastone leggero: fino a 50 colpi.
- Bastone pesante: fino a 100 colpi.
- Servitù penale: un periodo di lavori forzati.
- Esilio: allontanamento dalla propria comunità.
- Pena capitale: strangolamento o decapitazione.
La gravità del crimine dipendeva anche dallo status sociale: un delitto commesso da un inferiore verso un superiore era punito molto più severamente del contrario.
L’amministrazione della giustizia: il ruolo del magistrato
Il responsabile della giustizia era il funzionario-magistrato, uno studioso che, dopo aver superato gli esami di Stato, governava una prefettura. Chi voleva avviare una causa doveva presentare una richiesta scritta, spesso stilata da membri della gentry locale. Il magistrato fungeva da filtro, cercando di risolvere le dispute e scoraggiando cause futili. Trovare testimoni era difficile, poiché potevano essere sottoposti a torture per estorcere la verità, pratica da cui erano esentati solo anziani e donne incinte. L’efficienza di un magistrato era misurata anche dal numero di carceri vuote, segno che i casi venivano processati rapidamente.
Il processo e il ricorso: dalla prefettura all’imperatore
Il processo si articolava in un’investigazione dei fatti e nell’applicazione della legge, entrambe gestite dal magistrato. Per la sentenza, egli si basava sui codici e sui casi precedenti. Chi si riteneva condannato ingiustamente poteva fare ricorso al livello gerarchico superiore. In caso di pene gravi, come quella di morte, era possibile appellarsi direttamente all’imperatore. Studi storici dimostrano che la maggior parte delle pene capitali, una volta arrivate al vaglio imperiale, veniva commutata in lavori forzati, tranne in casi di omicidi efferati.
L’eredità del sistema legale antico nel diritto cinese moderno
Il diritto cinese antico iniziò la sua trasformazione dopo la Guerra dell’oppio (1842), quando l’influenza occidentale portò a una graduale modernizzazione. Tuttavia, l’ordinamento giuridico della Repubblica Popolare Cinese di oggi conserva ancora elementi di quella tradizione millenaria: l’enfasi sull’armonia sociale come obiettivo primario della legge, il ruolo pedagogico delle pene e una concezione della giustizia in cui il benessere collettivo e la stabilità dello stato spesso prevalgono sui diritti individuali di stampo occidentale. Il passato, dunque, non è mai del tutto passato.
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