Il suono delle cellule: la musica della vita

Il suono delle cellule: la musica della vita

Il suono delle cellule. Cos’è esattamente?

Quando si pensa al suono non si fa fatica ad immaginare la musica, la meravigliosa arte che permea ogni aspetto della vita. È nell’aria, nel cuore, nella mente e persino nel corpo, nelle viscere, ovunque a dare senso e armonia al creato. E il suono è la sua piccola immensa unità di misura.

Il suono è energia, naturale o ricreato, che lega armonicamente l’uomo e tutte le creature viventi alla natura. I suoni hanno da sempre affascinato l’uomo, che sin da tempi remoti ha imparato a riprodurli prima con il corpo, poi utilizzando gli oggetti che trovava, fino a maturare la capacità di costruire appositi strumenti, nel tempo sempre più precisi e sofisticati, in grado di riprodurre quell’insieme di note, frequenze e armonie ascoltate in natura e in grado di quietare gli animi agitati, suscitare emozioni intense, infondere speranza e aiutare ad abbandonarsi a pensieri ed azioni catartici. Sì, perché i suoni, che siano sussurrati, cantati, suonati o ascoltati, hanno il magico potere di infondere benessere a mente e corpo, proprio e dei propri simili, di ristabilire equilibri alterati e curare dolori spirituali e fisici. La musica è ovunque, dentro e fuori, tutto suona in armonia con l’universo. Ma cos’è tecnicamente un suono?

Il suono delle cellule. Cos’è il suono

Il suono è essenzialmente energia vibrazionale, una vibrazione dunque, in quanto tutto ciò che vibra, gli oggetti e il nostro stesso corpo, emette un suono, percepibile o meno dall’orecchio umano. Tale energia si presenta in forma ondulatoria sinusoidale e le sue onde sono misurate in unità chiamate “hertz” (Hz). Tutto ciò che vibra ha una sua frequenza, ad esempio 100 Hz sono 100 onde al secondo. Ma la capacità uditiva dell’orecchio umano varia circa dai 16 ai 20.000 Hz, e tale range varia in base a diversi fattori, tra cui quello generazionale. Dunque le vibrazioni con frequenze al di sotto del range uditivo sono dette “infrasuoni”, mentre quelle al di sopra “ultrasuoni” (quelle udibili ad esempio da altre specie animali, come cani e pipistrelli). Tuttavia, il nostro range uditivo pur non coprendo l’intero range di frequenze, non implica il fatto che le stesse non abbiano incidenza sul nostro essere, in quanto fonte di calore e responsabili pertanto di variazioni e condizionamenti fisiologici. Ma esiste qualcosa di più sorprendente. Se i suoni che siamo abituati a percepire e riprodurre fossero insiti da sempre in noi? Ebbene, il meccanismo sonoro che sottende determinati fenomeni emotivi, naturali e fisici interessa non solo l’ambiente esterno e i suoi effetti su corpo e mente, bensì viene prodotto naturalmente e in maniera indotta anche all’interno delle particelle infinitesimali che costituiscono il nostro organismo. Vediamo come.

Il suono delle cellule. Struttura e produzione

Le nostre 37.200 miliardi di cellule si muovono e comunicano tra loro, e nel farlo vibrano, dunque emettono suoni. In più, le cellule non oscillano né suonano a caso, in quanto ciascuna vibrazione corrisponde a compiti precisi. È possibile per esempio distinguere le cellule che soffrono e muoiono.

Tutto ciò viene spiegato da Carlo Ventura, professore di Biologia molecolare all’Università di Bologna, affermando che «Non abbiamo inventato nulla. Questa ritmicità sonora è una caratteristica dell’universo». All’interno delle cellule sono presenti strutture chiamate “microtubuli”, che collegate tra loro formano delle strutture più grandi simili ad una rete, che oscilla e si muove. Da tale movimento deriva il suono. Quando una cellula poi sfiora le cellule con cui entra in interconnessione, queste vibrano all’unisono, generando così la comunicazione, che avviene in questo modo più rapidamente che attraverso i segnali chimici. I ricercatori dell’Università della California hanno scoperto che alcune cellule vibrano 1000 volte al secondo, emettendo un suono di due ottave superiore al Do, paragonabile a un grido acuto: il suono delle cellule, appunto. Ma non tutte le vibrazioni sono udibili e, per quelle passabili di riconoscimento, la differenza più evidente è tra cellule sane e cellule sofferenti. In riferimento alle cellule malate, quando si crea una condizione ostile, la cellula che cerca di opporre resistenza produce un rumore sgradevole. Dunque il tipo di vibrazione prodotto dalle cellule cambia a seconda del ruolo delle stesse.

Come anticipato, nell’universo del “corpo in musica”, ogni cellula comunica con le altre, e ciò è possibile grazie alla struttura intrinseca del corpo umano e grazie alla composizione per il 75% di acqua di cui lo stesso è costituito. Perché è importante ricordare questo ai fini dell’argomentazione trattata? Se si considera che nell’aria il suono viaggia a 343 m/s, nell’acqua il medesimo viaggia a 1484 m/s. È facile dunque comprendere come sia efficace la comunicazione intercellulare nel corpo costituito in gran percentuale d’acqua.

Un input meccanico/sonoro eccita la membrana cellulare (e i microtubuli che la costituiscono) attivando un sistema di apertura e chiusura di canali, che consentono appunto lo scambio d’informazioni con l’esterno e le altre cellule. Inoltre la membrana cellulare così eccitata inizia a vibrare ed emettere suono, trasmettendolo alle altre cellule.

Dunque ogni cellula emette suono e trasmette lo stesso alle cellule con cui entra in interconnessione e scambia informazioni. Inoltre il nostro sistema percepisce le vibrazioni derivanti dall’esterno, e come tale è chiamato “propriocezione”. Ciò è indispensabile per infondere benessere all’organismo, ma per realizzarlo è necessario che tutto il nostro sistema sia posto in armonia ed equilibrio, “accordato” appunto attraverso gli stimoli vibrazionali. Il nostro corpo è uno strumento sensibile alla risonanza, in grado di rispondere allo stimolo di precise frequenze.

Le cellule sono dunque sensibili alla musica che giunge dall’esterno, oltre a produrla naturalmente. Esperimenti in laboratorio mostrano come l’ascolto di musica classica o jazz allunghi la vita, mentre, al contrario, suoni forti e sgradevoli accelerano la malattia e i decessi.

Ma veniamo ad alcune note d’interesse e curiosità. Vari ricercatori, primo fra tutti Joel Sternheimer, fisico e musicista francese, hanno sperimentato la tecnica di scoprire la frequenza emessa da ogni cellula del corpo e da ogni aminoacido che compone le proteine, traducendole poi in un suono corrispondente ad una nota musicale. Da ciò la scoperta delle sequenze di note e melodie corrispondenti a varie catene di aminoacidi. È straordinario come molte di queste siano identiche a ritornelli famosi appartenenti al panorama musicale della musica classica per arrivare fino alle canzoni popolari.

Ma una curiosità ancor maggiore consiste nel considerare la musica nel DNA. Si tratta di sinfonie e melodie ottenute ricopiando le sequenze delle quattro basi (adenina, citosina, guanina e timina) che formano la molecola di DNA, così come spiega il biofisico dell’Università di Davis, David Deamer. Ogni base azotata di DNA rappresenterebbe un’aria musicale autonoma, così come aggiunge la compositrice e docente di musica alla California State University, Susan Alexander, proprio come nelle Quattro Stagioni di Vivaldi. Se si pensa che la molecola di DNA, che determina le caratteristiche genetiche di ciascun individuo, varia da persona a persona, si comprende facilmente come le sinfonie siano infinite, grazie alla configurazione delle quattro basi sempre diversa. Da ciò è possibile attribuire a ciascuno un diverso tipo di DNA musicale, noioso lento e ripetitivo, come ritiene Deamer, così come quello che suggerisce musiche serene e meravigliose simili al jazz o al blues. In questo modo sarà finalmente possibile conoscere il tipo di musica che ci caratterizza: basterà farsi determinare la struttura del proprio DNA e affidare i risultati a un compositore. Fantastico no?

Il suono delle cellule. La musicoterapia

Il corpo umano è testimone dei notevoli benefici apportati dalla musica. Che sia cantata, suonata o semplicemente ascoltata, è scientificamente provato che la musica sia un validissimo strumento educativo, riabilitativo e addirittura terapeutico, grazie all’impiego della “musicoterapia”. La musica insegna, affina mente e spirito, così come riesce ad agire sapientemente sulla mente, arricchendo magari i processi cognitivo-creativi. Si pensi al suo benefico riscontro in gravidanza, generando rilassamento nel feto e risposte positive nei bimbi nati prematuramente, attraverso l’ascolto di melodie atte a simulare il battito del cuore materno. La musica è fonte di piacere ed ispirazione artistica, in grado di stimolare il rilascio di dopamina nel cervello, condizionando positivamente l’umore e l’apertura ai segnali iperuranici dell’universo. Ma la musica va ancora oltre, capace di curare importanti patologie.

Da sempre l’uomo utilizza la musicoterapia più o meno consciamente: si pensi all’uso dei suoni nello sciamanismo, che ricorre spesso a vocalizzi particolari e a strumenti ritmici per favorire la guarigione. Il primo ad utilizzare la musica a scopi terapeutici fu Pitagora nel 500 a.C., usando strumenti in voga all’epoca quali flauto e lira.

Le maggiori culture del passato adoperavano suoni e musica a scopi terapeutici. Dall’antico Egitto, in cui i sacerdoti usavano la voce per l’attivazione dei centri energetici del corpo, all’India con la recitazione dei mantra, fino al Tibet, dove utilizzatissime sono le “campane tibetane”, il cui suono infonde rilassamento e funge da toccasana dal punto di vista energetico. Effetti simili sono prodotti dai “bagni di gong”, autentici bagni vibrazionali che, attraverso il suono originale dell’universo, riescono a favorire la pace interiore, risvegliare sogni e sciogliere eventuali energie bloccate. Si passa poi per la Grecia antica, con le dissertazioni filosofiche di Platone e Pitagora, fino alle tradizioni rurali europee, con strumenti particolari come scaccia pensieri e canti tradizionali. Tali culture antiche hanno in comune l’uso della musica per sollecitare il risveglio e il riequilibrio spirituale, mentale e fisico.

Si giunge così a conoscenze via via più approfondite in Occidente, grazie a varie scoperte in campo medico, promuovendo così diverse ricerche in ambito scientifico sulle possibili applicazioni dei suoni per la cura di patologie gravi come i tumori.

Pensare dunque al nostro corpo come fonte e cassa di risonanza di suoni è utile per aggiungere tasselli importanti in medicina, potendo contare su sistemi terapeutici non così invasivi come le chemioterapie.

Sapendo che le cellule producono suono, e magari quale suono producono in uno stato di funzionamento corretto, è possibile prevedere un malfunzionamento delle stesse nel caso in cui il suono prodotto si presenti come atipico. Un po’ come essere in auto e avvertire qualche rumore o suono diverso dal solito: ecco scattare un campanello d’allarme che ci spinge a considerare la presenza di qualche errato funzionamento in atto. E ciò non dovrebbe essere possibile anche per la percezione del funzionamento cellulare? Ebbene sì.

Le cellule tumorali producono un suono diverso da quello delle cellule sane. Ora, se paragoniamo le cellule sane e quelle tumorali a due orchestre che suonano contemporaneamente, in quanto appartenenti al medesimo organismo, le cellule dovrebbero produrre lo stesso suono, così come le due orchestre, dovrebbero cioè suonare in sincronia, avendo a disposizione lo stesso spartito. Ma in una delle due orchestre, quella delle cellule tumorali, c’è una cellula/strumento che stona. Interviene qui dunque la possibilità di comprendere tempestivamente che qualcosa non funziona come dovrebbe e conseguentemente intervenire prima che anche altre cellule/strumenti comincino a stonare. Da qui la possibilità di impiegare la musicoterapia per risolvere problemi dal punto di vista fisiologico. Appurato che le cellule producono suoni durante i processi metabolici e scambi d’informazione, rifacendoci al principio di “risonanza” è possibile ipotizzare che, attraverso la sottoposizione a suoni imposti dall’esterno, le cellule che emettono suoni anomali possono tornare sane. Inoltre si ipotizza che, sempre attraverso l’uso del suono imposto, sia possibile distruggere le cellule tumorali, trovando come anticipato un valido compromesso alla terapia, sostituendo la musica alle radiazioni e alla chemioterapia. Lo scopo è dunque quello di prendere in considerazione strumenti naturali e sfruttare ciò che abbiamo: un po’ come il ricorrere allo Yoga per combattere l’ansia o tenersi in forma praticando della sana attività fisica!

Il ricercatore, compositore e musicoterapeuta Fabien Maman, insieme al suo team di collaboratori, ha dimostrato che il suono, e la musica nella sua forma più compiuta, è in grado di modificare la struttura fisica dell’organismo agendo e influendo sulle cellule, incluse quelle tumorali. Nel suo libro Quando la musica guarisce mostra una serie di foto scattate al microscopio e con la camera Kirlian in laboratorio, dove furono eseguiti esperimenti con suoni e voce su varie cellule, tra cui quelle cancerose. A queste venivano applicati vari suoni da una distanza di circa 30 centimetri e un’ampiezza dai 30 ai 40 decibel per una durata di circa 21 minuti, scattando una foto ogni minuto. Il suono provocava sempre un cambiamento nelle cellule. Tra quelli più interessanti, l’esplosione delle cellule cancerose. Tale era causata dalla progressione del suono nella scala musicale: l’esplosione era dovuta all’espansione del suono che spingeva verso l’esterno la membrana cellulare con un movimento dal centro alla periferia. Maman asserisce che: «l’esplosione è il risultato della risonanza tra i suoni che inviamo e le particelle elementari contenute nella struttura interna della cellula. L’accumularsi del suono crea quindi all’interno della cellula una dissonanza intollerabile». Questo perché, come ha notato Maman, mentre le cellule sane tendono a sincronizzarsi con il suono, per effetto della risonanza, assorbendone l’energia e restituendola all’esterno, quelle cancerose trattengono quell’energia della frequenza sonora, rivelandosi dunque rigide a livello strutturale. La parola chiave è la “risonanza”. Ma cos’è esattamente? Se immaginiamo di accendere un potente impianto stereo in una stanza contenente bicchieri di cristallo, ascoltando con attenzione sarà possibile percepire oltre alla musica ulteriori suoni più acuti: i bicchieri appunto che, stimolati dalla vibrazione sonora prodotta dall’impianto stereo, iniziano a vibrare con essa. Tale è il principio di risonanza. Inoltre, variando genere musicale, varia anche il suo effetto sui bicchieri, che rivelano pertanto una maggiore affinità con alcuni generi musicali piuttosto che con altri. Il medesimo principio è applicabile al corpo umano, quando viene immerso in un campo di vibrazione sonora, ad esempio nel bel mezzo di un concerto di musica classica o rock. Ma alcune sorgenti sonore risultano addirittura dannose per la salute umana, come ad esempio i rumori dei clacson delle auto nel traffico o il fastidioso ronzio reiterato degli elettrodomestici in funzione. Tali creano l’effetto nocivo inverso di de-armonizzazione e disequilibrio sull’organismo. In definitiva le cellule sane ricevono la risonanza del suono, venendone amplificate e rivitalizzate, soprattutto se la frequenza sonora indotta corrisponde al bisogno delle stesse. Le cellule sane risultano dunque flessibili, mentre quelle tumorali rigide.

Durante un esperimento con il suono di uno xilofono su una cellula cancerosa Hela è stata eseguita una scala ionica (toccando tutte le note da un Do all’altro), usando nove frequenze diverse. In quattordici minuti la cellula è esplosa. Durante il medesimo esperimento, utilizzando però la voce in luogo dello xilofono, è stata cantata la stessa scala, e dopo soli nove minuti la cellula è esplosa. Questo perché la voce umana ha nella sua vibrazione qualcosa che la rende più potente di qualsiasi altro strumento musicale: la coscienza. Qualcosa che deriva dalla volontà, cosciente o meno, di chi canta. La voce umana reca con sé una “risonanza spirituale”, rivelandosi arma infallibile contro il male.

La musica è la cura, sotto ogni profilo e aspetto. Le cellule suonano, e con esse l’universo, generando la musica della vita.

«Siamo esseri musicali perché la sostanza stessa che forma l’universo è musica, una musica già a disposizione per ispirare e servire attraverso la sua vibrazione… siamo musica nel profondo, nella più piccola particella del nostro essere, siamo musica nel nucleo del DNA e nella struttura molecolare»

(Quando la musica guarisce di Fabien Maman)

 

Foto di: Pixabay

fonte: https://pixabay.com/it/illustrations/neuroni-cellule-cerebrali-1773922/

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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