Kafū Nagai, pseudonimo di Sōkichi Nagai, nacque nel 1879. Egli viene ricordato di solito come uno scrittore dedito alla rievocazione nostalgica del passato, che racconta episodi appartenenti alla Edo che si era trasformata in Tōkyō, riproducendo con amore quella parte di Edo che riusciva ancora a sopravvivere alla modernizzazione. Tuttavia, quest’immagine che ci viene data dello scrittore è stata eccessivamente accentuata, seppur non sia del tutto falsa. Il suo atteggiamento nei confronti della scrittura viene percepito come occasionale; egli non era uno scrittore impegnato come altri suoi contemporanei, ma dava di sé un’immagine più leggera.
Kafū Nagai nasce in una famiglia abbastanza benestante e di alto livello culturale. Il padre fu un funzionario governativo molto importante, anche se successivamente abbandonò questo ruolo per diventare un funzionario di una grande ditta di trasporti marittimi in Cina. La madre era figlia di un grande studioso confuciano di letteratura cinese e i due si conobbero perchè il padre di Kafū prendeva delle lezioni proprio da questo studioso. La famiglia Kafū era una di quelle maggiormente influenzate dagli stili di vita occidentali, infatti il padre era un personaggio molto internazionale e cosmopolita per l’epoca e la madre a volte riceveva ospiti stranieri a casa. Quest’immagine internazionale e cosmopolita del padre, tuttavia, coesisteva con un aspetto a prima vista contraddittorio, in quanto egli era molto fedele ai principi confuciani come la rettitudine e la disciplina. Perciò, come padre era abbastanza ingombrante per un figlio come Kafū, molto poco propenso a rispettare le regole.
Kafū Nagai era ribelle perché studiava poco a scuola nonostante fosse un grande amante della lettura. Iniziò a non frequentare più le lezioni all’università e, alla fine, venne espulso. Egli saltava le lezioni perché aveva altri interessi: aveva una passione sfrenata per la letteratura ma preferiva coltivarla per conto proprio. Prima ancora di essere espulso dall’università, aveva sviluppato l’interesse per la scrittura in maniera più professionale, ma i suoi primi scritti, che non sono stati conservati, li aveva buttati giù senza nemmeno pensare che potessero diventare qualcosa di più duraturo. Ad un certo punto scrisse un racconto chiamato Sudare no tsuki (La luna attraverso la cortina di bambù) che per la prima volta decide di voler mostrare a qualcuno e decide di recarsi a casa di uno scrittore molto in voga all’epoca, Hirotsu Ryūrō, il quale acconsentì a leggere il racconto e correggere eventuali errori. Da lì in poi, Kafū cominciò a frequentare la sua casa regolarmente e lo scrittore lesse i suoi racconti dandogli consigli.
Kafū Nagai continuò anche a fare una vita molto dedita al divertimento. Viene spesso identificato con la figura di un libertino, che ha molto amato la compagnia femminile dal punto di vista erotico. Uno dei suoi primi racconti che ci restano si chiama Oboroyō (La luna velata), un dialogo tra due geisha.
Kafū Nagai e l’influenza della letteratura francese
Subì l’influenza della letteratura francese anche naturalista, in particolare di Zola. Però è interessante il fatto che lui, non solo non diventò uno scrittore naturalista, ma addirittura fondò una rivista che si pose come la rivista anti-naturalista per eccellenza. Lesse anche scrittori russi come Gor’kij, scoprì Nietzsche e lesse i classici della letteratura europea, quindi la sua cultura fu molto ampia. Ma con l’interesse per la letteratura francese si sviluppò anche una passione per la Francia. Questo è un aspetto molto caratteristico di Kafū ma anche del Giappone, che sviluppava una sorta di フランスのあこがれ (Furansu no akogare) cioè una forma di adorazione verso la Francia. I primi racconti di un certo peso che scrisse risalgono al 1902 e sono molto influenzati dal naturalismo francese: Yashin e Jigoku no hana. I racconti sono ambientati in Giappone ma hanno una trama molto simile ai romanzi di Zola. Un’altra influenza che ebbe fu quella di Baudelaire e il titolo del secondo racconto richiama un po’ quello di Les fleurs du mal.
Il desiderio di Kafū Nagai era quello di andare in Francia, però il padre si oppose perché credeva che lì avrebbe condotto una vita peccaminosa. Allora decise di mandarlo negli Stati Uniti a lavorare in banca, nella speranza che imparasse l’inglese e mettesse la testa a posto, così da tornare in Giappone convertito ai valori del progresso e del successo tipici del periodo Meiji. Nonostante questa scelta da parte del padre, Kafū condusse comunque una vita lussuriosa negli Stati Uniti.
Verso la fine del suo soggiorno negli Stati Uniti Kafū era riuscito, negoziando con il padre, a coronare il suo sogno di andare in Francia, accettando di andare a lavorare in una banca di Lione. L’esperienza in Francia, però, si era rivelata essere un insuccesso, condizionata dal fatto che per volere del padre doveva lavorare in banca, entrando in contatto con altri giapponesi che, a differenza sua, lavoravano sodo. Di conseguenza, non era riuscito a vivere appieno ciò che la Francia era disposta ad offrirgli. Così, quando si era trovato costretto a tornare in Giappone nel 1908, dopo aver lavorato sia a Lione che a Parigi, non era particolarmente triste nel lasciare la Francia.
Il fascino ritrovato della tradizione giapponese
Dopo esser tornato in Giappone, Kafū Nagai aveva cominciato una nuova fase nella sua vita, in cui aveva riscoperto progressivamente il fascino della tradizione giapponese, senza però perdere il suo amore per la Francia.
Già da piccolo aveva letto opere tradizionali che l’avevano avvicinato al Giappone in via d’estinzione, quello di epoca Edo, e sentiva sempre di più quanto quel mondo che sta scomparendo abbia ancora un qualcosa di affascinante e interessante. Kafū all’inizio pubblicava due raccolte di racconti:アメリカ物語 (Amerika monogatari) nel 1908 e ilフランス物語 (Furansu monogatari) nel 1909. Il primo era una raccolta di racconti che parlano degli Stati Uniti, mentre il secondo era un insieme di storie ambientate sia in Francia che nei luoghi incontrati lungo la via del ritorno in patria. Entrambi hanno molto successo ma il secondo viene quasi subito ritirato dalla vendita per censura. Lo stesso destino tocca anche a un altro suo racconto pubblicato nello stesso 1909, Kanraku (Piacere/Lussuria).
Da questo punto in poi ha scritto una serie di opere in cui celebra il fascino della Edo che sopravvive nella moderna Tōkyō. Tra queste c’è un racconto molto bello, pubblicato nel 1909 e contemporaneo al Furansu Monogatari che si intitola 隅田川 (Sumidagawa). Nonostante siano due opere contemporanee, a differenza della prima che si svolgeva all’estero, Sumidagawa era abbastanza diversa perché riportava il lettore al cuore della vecchia Tōkyō. Sumida è uno dei fiumi di Tōkyō che oggi ha un paesaggio attorno completamente urbanizzato, quindi diverso da come lo descriveva Kafū. Continuò a scrivere molte altre opere, tra cui Bokutō kitan (Una strana storia al di là del Sumida), un racconto molto meno preciso e denso rispetto a Sumidagawa.
Kafū Nagai era una figura più eccentrica, presa meno sul serio per i temi trattati e lo stile di vita che ha adottato. I suoi racconti, però, sono incantevoli perché riescono a portare il lettore nell’atmosfera della civiltà giapponese tradizionale che descrive, un mondo che stava pian piano scomparendo ma che proprio nella sua fase finale sembrava esprimere tutto il suo fascino. Inoltre il suo stile di scrittura è considerato dai critici molto raffinato e le sue opere ricche e complesse, nonostante lui stesso si sia sminuito definendosi uno scrittore del genere frivolo.
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