Kawabata Yasunari è stato il primo scrittore giapponese a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1968. In un’epoca in cui il Giappone era ancora culturalmente isolato dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, questo riconoscimento rappresentò un momento cruciale. Insieme alle Olimpiadi di Tokyo del ’64, il Nobel a Kawabata contribuì a ricostruire l’immagine del paese nel mondo, mostrandone la profonda ricchezza culturale e letteraria.
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La vita di Kawabata: “il maestro dei funerali”
Dietro la grande creatività di molti scrittori si cela spesso un’infanzia difficile, e Kawabata (1899-1972) non fa eccezione. Nato a Osaka, rimase orfano in tenera età e perse tutti i parenti stretti prima di compiere sedici anni. Questa costante familiarità con la morte lo portò ad autodefinirsi “il maestro dei funerali” e infuse nelle sue opere una profonda malinconia e una sensibilità per la transitorietà delle cose, concetto chiave dell’estetica giapponese noto come mono no aware. Negli anni ’20, fu tra i fondatori della corrente d’avanguardia Shinkankakuha (“Scuola delle nuove sensazioni”), dimostrando una fase iniziale molto sperimentale e lontana dalla tradizione a cui sarebbe stato associato in seguito.
Il premio nobel del 1968: “la bellezza del giappone e io”
Quando nel 1968 Kawabata si presentò all’Accademia di Svezia, indossava abiti tradizionali giapponesi, presentandosi come un ambasciatore della sua cultura. Il suo discorso di accettazione, intitolato Utsukushii Nihon no watakushi (tradotto come La bellezza del Giappone e io), fu un omaggio all’estetica tradizionale giapponese: la poesia, la calligrafia, lo zen. La motivazione ufficiale del premio, come riportato dalla Fondazione Nobel, lodò “la sua maestria narrativa, che con grande sensibilità esprime l’essenza dell’animo giapponese”. Anni dopo, nel 1994, il secondo Nobel giapponese Kenzaburō Ōe intitolò polemicamente il suo discorso L’ambiguità del Giappone e io, contrapponendo alla bellezza estetica di Kawabata le complesse contraddizioni del Giappone moderno.
Le opere principali di Kawabata Yasunari
La produzione di Kawabata è vastissima, ma alcune opere spiccano per la loro importanza e bellezza, esplorando temi come l’amore irraggiungibile, la memoria e la solitudine.
| Opera | Trama e temi principali |
|---|---|
| La danzatrice di Izu (1926) | Racconto semi-autobiografico sull’incontro tra uno studente solitario e una giovane danzatrice girovaga. Esplora l’innocenza e la purezza di un amore platonico e fugace. |
| Il paese delle nevi (1935-1947) | La malinconica relazione tra un esteta di tokyo e una geisha di una remota località termale. Un capolavoro sull’amore impossibile e la bellezza effimera. |
| Mille gru (1949-1952) | Attraverso la cerimonia del tè, il protagonista si trova invischiato nelle complesse relazioni con l’ex amante del padre e la figlia di lei. Esplora i temi della colpa, del destino e della memoria. |
| Il suono della montagna (1949-1954) | Un anziano uomo d’affari riflette sulla fine della sua vita, sulla decadenza della sua famiglia e sviluppa un profondo legame affettivo con la nuora. |
Il legame con Mishima e la morte misteriosa
Kawabata era mentore e amico intimo di Yukio Mishima. Il suicidio rituale di quest’ultimo nel 1970 lo scosse profondamente. Due anni dopo, nel 1972, anche Kawabata si tolse la vita, inalando gas. A differenza di Mishima, non lasciò alcun biglietto, e le ragioni del suo gesto rimangono avvolte nel mistero. Alcuni ipotizzano che la morte dell’amico, unita a problemi di salute e all’uso di sonniferi che potevano causargli allucinazioni, lo abbiano spinto a compiere l’atto finale. L’autorevole Enciclopedia Britannica lo ricorda come uno degli scrittori più profondi e sottili del XX secolo.
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Articolo aggiornato il: 18/09/2025

