I miti e le leggende che appartengono all’induismo solitamente riguardano la vita delle divinità creatrici del cosmo e di altri personaggi leggendari, con l’aggiunta di discorsi filosofici e morali. I testi mitologici indiani più antichi sono i quattro Veda, che probabilmente risalgono al II millennio a.C quando venivano ancora trasmessi oralmente. Coloro che non avevano accesso ai Veda, come le donne e gli shudra (quarta casta indiana), avevano accesso ad un altro testo importantissimo, intitolato Purāna, dal carattere religioso, mitico e culturale.
Fondamentali sono anche i poemi epici come il Mahabharata e il Ramayana, dai quali derivano un gran numero di miti e leggende induiste.
Ecco alcune di queste curiose storie che affascinano e spaventano, al tempo stesso, i lettori da secoli.
Le fonti della mitologia induista: Veda, Purana e poemi epici
I Veda: i testi sacri più antichi dell’induismo
I Veda (termine che in sanscrito significa “sapienza” o “conoscenza”) sono un’ampia raccolta di inni, formule rituali, preghiere e speculazioni filosofiche composti in un arco di tempo che va dal XX al V secolo a.C. circa. I quattro Veda principali sono il Rigveda (il più antico, composto da inni agli dei), lo Yajurveda (che contiene formule sacrificali), il Samaveda (che raccoglie i canti rituali) e l’Atharvaveda (che include formule magiche e inni di argomento vario). I Veda sono considerati dai fedeli induisti come testi rivelati, di origine divina, e costituiscono la base della religione e della filosofia induista.
I Purana: storie di dei, eroi e re dell’induismo
I Purana (termine che in sanscrito significa “antico”) sono una vasta raccolta di testi composti tra il IV e il XVI secolo d.C., che narrano le storie degli dei, degli eroi e dei re dell’India antica. I Purana hanno un carattere più popolare e narrativo rispetto ai Veda, e sono accessibili anche a coloro che non appartengono alle caste superiori, come le donne e gli shudra. Tra i Purana più importanti, si ricordano il Bhagavata Purana (dedicato a Krishna), il Vishnu Purana (dedicato a Vishnu) e il Markandeya Purana (che contiene il Devi Mahatmya, un inno alla dea Durga).
Mahabharata e Ramayana: i grandi poemi epici
Il Mahabharata e il Ramayana sono i due grandi poemi epici dell’India, composti tra il IV secolo a.C. e il IV secolo d.C. Il Mahabharata, attribuito al saggio Vyasa, è un’opera immensa che narra la guerra tra due rami della famiglia reale dei Bharata, i Pandava e i Kaurava, e contiene al suo interno la Bhagavad Gita, un testo filosofico e spirituale di fondamentale importanza per l’induismo. Il Ramayana, attribuito a Valmiki, racconta invece la storia di Rama, un principe esiliato ingiustamente dal suo regno, e del suo viaggio per salvare la moglie Sita, rapita dal demone Ravana. Entrambi i poemi sono ricchissimi di episodi mitologici, insegnamenti morali e riflessioni filosofiche, e hanno avuto un’enorme influenza sulla cultura e sulla religione indiana.
La maledizione di Valmiki e la nascita del Ramayana
Valmiki è l’autore del Ramayana; noto anche come Adi Kavi o il “primo poeta”, a lui è legata una vera e propria leggenda che riguarda proprio la composizione di questo distico (indianoshloka). Si narra che un un giorno, Valmiki vide un cacciatore colpire con una freccia un uccello maschio e l’uccello femmina, disperato, muore di dolore. Valmiki, preso dalla rabbia, pronunciò dei versi poetici maledicendo inconsciamente il cacciatore. Brahmā ascoltò questa composizione e commosso apparve a Valmiki chiedendogli di comporre una canzone sulla vita di Srī Rāma: fu così che nacque, secondo la leggenda, il Ramayana., uno dei poemi epici più importanti dell’induismo.
Il mito di Matsya: il pesce che salvò l’umanità dal diluvio
Questo mito parla di Vaivasvata Manu che salvò un pesce di nome Matsya. Questo pesciolino gli aveva preannunciato l’arrivo di un diluvio universale che avrebbe sterminato tutte le creature e gli spiegò come affrontare questo disastro imminente; egli consigliò a Manu di costruire un’arca ponendo al suo interno dei semi delle piante, degli animali e dei testi sacri. Quando arrivò il giorno del diluvio, le terre furono sommerse dall’acqua e Matsya, che si rivelò essere un avatar del dio Vishnu, condusse l’arca verso le pendici di un monte che era riuscito a riemergere. Si dice anche che il durante questo diluvio, Hayagrīva si impossessò dei Veda che furono poi ritrovati da Matsya e Manu in fondo all’oceano.
La leggenda di Mahabalipuram: i sette templi sommersi
Mahabalipuram è una città a sud dell’India, nota per il gran numero di monumenti che conteneva. Tuttavia una leggenda dell’induismo narra che accanto al famosissimo tempio Shore fossero presenti altri sei templi; queste sette pagode erano di una bellezza straordinaria, tant’è che gli dei ne divennero molto gelosi e Lord Indra provocò una forte tempesta che sommerse l’intera città e i vari templi, di cui solo uno rimase intatto.
La dea Durga: forza creatrice e distruttrice
La dea Durga è una donna dal carattere ambivalente: possiede sia il potere della distruzione che quello della creazione. Questa donna che per l’induismo incarnava la forza e l’energia del mondo femminile, avrebbe dovuto distruggere il demone Mahishasura che tra l’altro, tentò di sposarla poiché molto bella oltre che potente.
Il mito di Durga e Mahishasura: la vittoria del bene sul male
Secondo il mito, il demone Mahishasura, grazie ai suoi poteri, aveva conquistato sia la Terra che il Cielo, sconfiggendo gli dei. Questi ultimi, disperati, si rivolsero a Brahma, Vishnu e Shiva, che unirono le loro energie per creare Durga, una dea guerriera dotata di dieci braccia, ognuna delle quali impugnava un’arma donatale da un dio diverso. Durga affrontò Mahishasura in una battaglia epica e, dopo nove giorni e nove notti di combattimento, riuscì a sconfiggerlo e a ucciderlo, liberando così l’universo dalla sua tirannia. La vittoria di Durga su Mahishasura è celebrata ogni anno nella festa di Durga Puja, una delle più importanti dell’induismo.
Altre divinità e i loro miti: un pantheon ricco e variegato
Oltre a Durga, l’induismo venera un vastissimo pantheon di divinità, ognuna con i propri miti, attributi e poteri. Tra le più importanti, possiamo ricordare: Ganesha, il dio dalla testa di elefante, simbolo di saggezza e prosperità; Shiva, il distruttore e rigeneratore, signore dello yoga e della danza cosmica; Vishnu, il preservatore, che si incarna in diversi avatar per ristabilire l’ordine nel mondo; Lakshmi, la dea della fortuna e della bellezza; Sarasvati, la dea della conoscenza e delle arti. Ognuna di queste divinità è protagonista di innumerevoli miti e leggende, che ne illustrano le caratteristiche e il ruolo nel cosmo.
Conclusione: l’importanza dei miti e delle leggende nella cultura induista
In conclusione, i miti e le leggende dell’induismo non sono solo storie fantastiche, ma strumenti per trasmettere insegnamenti morali, filosofici e spirituali. Attraverso la narrazione di imprese divine ed eroiche, l’induismo spiega l’origine del mondo, il rapporto tra l’uomo e il divino, il significato della vita e della morte, e offre modelli di comportamento e di devozione. Questi racconti, tramandati oralmente e per iscritto per millenni, continuano ad affascinare e a ispirare milioni di persone in tutto il mondo, rappresentando un patrimonio culturale di inestimabile valore.
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