Vishnu nell’induismo: le sue 10 incarnazioni

Vishnu e le sue 10 incarnazioni

L’Induismo è una religione sfaccettata, multiforme. La dottrina, o, per meglio dire, le varie dottrine che rientrano sotto il nome di Induismo, non fanno capo ad un unico testo sacro, ma ad una serie di scritti e poemi, i quali veicolano le numerose credenze di questa religione caleidoscopica e in continua evoluzione. L’espressione più significativa di tale eterogeneità si rispecchia inevitabilmente nelle divinità che compongono il pantheon induista e nella loro natura intrinseca.
Quello che possiamo definire come il l’essere supremo della religione induista è conosciuto col nome di Ishvara, il quale, similmente al Dio cristiano, è visto come la sintesi di tre entità divine: Brahma (il creatore), Shiva (il distruttore) e Vishnu (il conservatore).

Chi è Vishnu e perché attira così efficacemente la nostra attenzione
Inevitabilmente, ricercando l’iconografia della religione induista, il dio Vishnu salta subito all’occhio. La sua pelle blu ci ricorda del mare e del cielo, elementi a cui questa divinità è associata; l’abbozzo di sorriso con cui è spesso ritratto ci restituisce un temperamento mite. Le sue mani, quattro in tutto, reggono oggetti simbolici (una ruota, una conchiglia, un fior di loro e un bastone). Ma questa è soltanto una delle tante descrizioni che il patrimonio religioso induista ci fornisce di questa divinità. La particolarità più grande risiede nella vastità delle sue incarnazioni, dieci le più significative, sia umane che bestiali.

Matsya, il pesce
Secondo il mito, Vishnu si trasforma in pesce al fine di recuperare dal ladro Skankasura i quattro testi sacri generati dal dio Brahma. Skankasura, ingoiati gli scritti, si nasconde in una grotta negli abissi, dove viene raggiunto da Vishnu che, trasformatosi nel pesce Matsya, recupera i testi e riporta l’armonia nel mondo.

Kurma, la tartaruga
Il mito che vede la trasformazione di Vishnu in tartaruga ci presenta un mondo che, a causa di una maledizione, si inabissa assieme a tutte le sue ricchezze sul fondo del Kṣīroda, ovvero l’Oceano di Latte. Gli dei si alleano ,dunque, coi Giganti, al solo scopo di ricavare dall’Oceano l’Amrita, sostanza preziosa che li avrebbe resi immortali e che avrebbe salvato il mondo divorato dagli abissi. Dunque, trasportano il monte Mandar sul mare, vi attorcigliano alle pendici il serpente Adissechen e cominciano a tirarlo da una parte all’altra, facendo ruotare la montagna e trasformandola, così, in un’enorme zangola, che separa dalle acque tutte le cose del mondo. Ma Adissechen, stremato, muore e a quel punto interviene proprio Vishnu per salvare la situazione.
Mille anni dopo, la montagna rischia nuovamente di sprofondare, ed è proprio a questo punto che il dio si trasforma nella tartaruga Kurma, che, posizionandosi sotto Mandar, ne diviene il sostegno.

Varaha, il cinghiale
Quando Paladas il gigante decide di arrotolare la terra su se stessa per seppellirla in fondo al mare, Vishnu viene evocato da Prithvi, dea della terra, per salvare il mondo. Il dio assume, allora, le sembianze di cinghiale e in questa forma recupera la terra ricollocandola al proprio posto.

Narasihma
Il mito racconta di Hyranya, un uomo comune che ottiene dal dio Brahma il dono dell’immortalità. L’uomo comincia ben presto a considerarsi al pari di una divinità, istituendo un culto della propria persona e punendo chiunque non voglia adorarlo, compreso il proprio figlio Pralhada, il quale, nonostante la tirannia del padre, resta fedele al dio Vishnu; ma Hyranya non demorde: come prima cosa tenta di avvelenare il figlio, e ,successivamente, lo condanna a morte gettandolo da una montagna; ma in tutte queste occasioni interviene sempre Vishnu: egli protegge costantemente il ragazzo e commosso dalla devozione che dimostra nei suoi confronti, decide di aiutarlo. Il dono dell’ immortalità ricevuto da Hyranya prevedeva che egli non potesse essere ucciso né di giorno né di notte, né per mezzo di un dio né per mezzo di un essere umano. Allora, Vishnu sceglie di attaccarlo al crepuscolo e nelle sembianze di Narasihma, ovvero una creatura ibrida, metà uomo e metà leone.

Vamana, il nano
Anche in questo mito, il dio Vishnu si presenta come unica possibilità per salvare le sorti del mondo dal tiranno Muni Maha Bahli, sovrano del cielo, al quale Brahama aveva elargito un potere illimitato. Nei panni del nano Vamana, il dio si reca alla dimora del sovrano, avanzando la richiesta di una piccola porzione di terra, lunga appena tre passi, per costruirvi una cappella. Esaudita la richiesta, Vamana comincia a crescere vertiginosamente, diventando abbastanza grande da coprire con soli tre passi la terra, il mare e il cielo nella loro interezza.

Parasurama
Ci troviamo in quella parte dell’India oggi nota come costa del Malabar, cui è legata la sesta incarnazione del dio Vishnu. Secondo il mito, Vishnu chiede ospitalità presso Varuna, dio dell’Oceano; i due stipulano un patto secondo cui Varuna ritirasse un po’ le acque per fornire a Vishnu una porzione di terra, per la stessa lunghezza descritta da una freccia che quest’ultimo avrebbe scagliato col suo arco. Ma Varuna, conscio della potenza di Parasurama, chiede aiuto al dio della Morte, Yama. Egli, nelle sembianze di una formica bianca, si reca presso Vishnu e comincia a rodere il suo arco. A causa di ciò, la freccia scoccata da Vishnu copre una distanza estremamente breve (la costa del Malabar appunto). Resosi conto dell’ingiustizia subita, Vishnu condannò chiunque morisse presso la costa a rinascere sotto forma di asino.

Rama
Settima incarnazione di Vishnu, Rama è un guerriero forte e valoroso. Le sue gesta sono narrate nel lungo e complesso poema epico indiano Ramayana, che indica questa ulteriore incarnazione del dio Vishnu come l’unica in grado di sconfiggere il demone Ravana. Rama è descritto come un uomo perfetto e dalla pelle blu, caratteristica propria di numerose raffigurazioni di Vishnu.

Krishna
Secondo il mito, l’ottava incarnazione di Vishnu si realizza allo scopo di sconfiggere Kansa, spietato principe dei giganti e liberare il regno di Mathura. Ma Kansa, avvertito del pericolo imminente costituito dalla nascita Krishna, ordina l’incarcerazione dei genitori, Devaki e Vasudeva, e dei loro sette figli. Ma Krishna, l’ottavo bambino nato da un capello nero di Vishnu, viene salvato dal padre e adottato da Nanda e Yashoda. Da questo momento comincia la vita del giovane guerriero, costellata di imprese eroiche, di numerose marachelle e di amori fugaci. Le rappresentazioni di Krishna lo vedono come un uomo dalla pelle blu, intento a suonare il flauto.

Siddharta
Il nono alter ego di Vishnu si manifesta proprio nel celebre principe Siddharta, figura associata al Buddha.

Kalki
A questa decima e ultima trasformazione è legata una profezia. Secondo il mito, Vishnu scenderà su una terra corrotta da crimini e malefatte nei panni di Kalki tra 960000 anni. Il suo ruolo sarà epurare la terra dai mali commessi dagli uomini, dando vita ad una nuova era di benessere.

Fonte immagine: Wikipedia

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