L’architettura fascista a Napoli: rigore e razionalismo

architettura fascista a Napoli

Durante il Ventennio fascista, dal 1922 al 1943, il governo promosse opere architettoniche che ancora oggi caratterizzano molte città italiane. Questo stile, più che un’esaltazione diretta del fascismo, ne rispecchiava l’ideologia attraverso l’ordine, il rigore e un monumentalismo che guardava alla classicità romana, tanto che si preferisce definirla “architettura del periodo fascista”. In linea con altri totalitarismi europei, si cercò di creare un’architettura con radici culturali nazionali per tutelare il territorio da linguaggi moderni considerati “stranieri“. A partire dal 1925, Mussolini avviò un piano di rinnovamento per Roma la cui parola d’ordine fu: razionalismo. Questo stile prevedeva linee rette, materiali moderni come il calcestruzzo armato e un’urbanistica che collegasse idealmente i monumenti antichi a quelli del regime. Anche a Napoli, avanguardie come il Gruppo 7 sperimentarono nuove forme, realizzando edifici simbolo della “rinascita della romanità”. Furono innalzate strutture gigantesche, realizzate con materiali solidi e decorate con nicchie, statue e fasci, come nel nuovo Rione Carità, che assunse l’identità di centro direzionale della città.

Edifici simbolo dell’architettura del ventennio a Napoli

Il Rione Carità, oggi corrispondente all’area di Piazza Matteotti e Via Diaz, fu il cuore della trasformazione urbanistica. Qui vennero collocati importanti uffici pubblici, noti per la loro imponenza. La tabella seguente riassume alcuni dei principali interventi.

Edificio razionalista Caratteristica principale e anno di costruzione
Casa del mutilato Monumento celebrativo della guerra (1938-1940)
Palazzo delle poste Esempio di monumentalità e uso di marmi pregiati (1933-1936)
Palazzo della questura Struttura imponente che trasmette un senso di severità (1935-1938)
Palazzo matteotti Sede della provincia, oggi Città metropolitana di Napoli (1936)
Mostra d’oltremare Parco espositivo monumentale per celebrare l’espansione coloniale (1937-1940)

Casa del Mutilato

Il progetto per la Casa del Mutilato fu affidato a Camillo Guerra. Inizialmente il disegno prevedeva un ingresso angolare, ma Guerra optò per una soluzione più monumentale, posizionando l’ingresso in modo decentrato per fronteggiare il Palazzo delle Poste. Gli interni, in particolare l’atrio e il salone per le assemblee, presentano una decorazione che celebra l’ideologia del tempo, con temi come il lavoro, la vittoria e la conquista della Libia. La struttura, come confermato dalla scheda del Ministero della Cultura, è un monumento al mito della guerra, destinato a commemorare i soldati caduti in onore della patria.

Facciata della Casa del Mutilato a Napoli

Palazzo delle Poste

La progettazione dell’edificio, voluta dal ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano, fu completata tra il 1933 e il 1936 dagli architetti Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi. L’edificio si distingue per il contrasto cromatico tra la diorite scura e il marmo chiaro. All’interno, l’atrio a tutt’altezza conduce ai saloni, dove si trova la celebre scultura di Arturo Martini, La Vittoria, dedicata alla Prima Guerra Mondiale. L’opera in bronzo, alta cinque metri, rappresenta una figura femminile con le braccia alzate. L’edificio fu gravemente danneggiato da esplosioni il 7 ottobre 1943, pochi giorni dopo le Quattro Giornate di Napoli, che causarono 30 morti e 84 feriti.

Interno del Palazzo delle Poste di Napoli

Palazzo della Questura

Edificato tra il 1935 e il 1938 per ospitare la nuova sede della questura, il palazzo fu presentato nel 1940. Pur non avendo lo stesso rigore stilistico degli edifici di piazza Matteotti, si distingue per la sua monumentalità, trasmettendo un senso di severità. La facciata principale su via Diaz presenta la scritta “QVESTVRA” in caratteri latini. Ai lati si trovavano due rilievi in marmo raffiguranti i fasci littori, che dopo la caduta del regime furono sostituiti dalla ruota dentata, simbolo della Repubblica Italiana.

Palazzo Matteotti

Realizzato da Marcello Canino e Ferdinando Chiaromonte, è conosciuto anche come Palazzo della Provincia. Fu inaugurato nel 1936 per ospitare la sede istituzionale dell’allora provincia di Napoli. Nel luglio 1944, dopo la liberazione della città, sia la piazza che il palazzo furono dedicati alla memoria dell’onorevole Giacomo Matteotti, assassinato nel 1924 da una squadra fascista. Oggi l’edificio, sede della Città metropolitana di Napoli, ospita anche eventi culturali come mostre e convegni.

Palazzo Matteotti, sede della Provincia di Napoli

La Mostra d’Oltremare: un’intera città razionalista

Nessun discorso sull’architettura di questo periodo a Napoli sarebbe completo senza menzionare la Mostra d’Oltremare nel quartiere di Fuorigrotta. Inaugurata nel 1940, fu progettata come un grande parco espositivo per celebrare l’espansione coloniale italiana in Africa. Il complesso rappresenta un eccezionale esempio di urbanistica e architettura razionalista, con padiglioni, arene, fontane e giardini che coprono una vasta area. Elementi iconici sono la Fontana dell’Esedra, il Padiglione dell’Albania e l’Arena Flegrea. L’intero progetto doveva mostrare la modernità e l’efficienza del regime applicate a un’area urbana completamente nuova.

Fonte immagini “L’architettura fascista a Napoli” : Wikipedia

Articolo aggiornato il: 18/09/2025

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