Lawrence d’Arabia e la rivolta del deserto

Lawrence d'Arabia

Il ‘900 si può considerare un mosaico di personaggi storici che, nel bene e nel male, hanno caratterizzato il mondo contemporaneo. Ma pochi riescono a incuriosire e a intrigare come Lawrence d’Arabia.

Reso immortale dall’omonimo film diretto da David Lean nel 1962 e interpretato da Peter O’Tolle, fu il protagonista assoluto di un episodio che è passato alla storia come la rivolta nel deserto.

Lawrence d’Arabia, biografia

Sir Thomas Edward Lawrence, questo era il suo nome completo, nacque a Tremacog, nel Galles, il 16 agosto del 1888. È il figlio illegittimo (il secondo) del baronetto Thomas Chapman e della governante Sarah Junner.

Appassionato sin da giovane di storia e archeologia si trasferisce a Oxford per studiare al Jesus College. Lì entra nelle grazie di David George Hogart, archeologo e orientalista che lo porta con sé in un lungo viaggio che attraversa la Giordania, il Libano l’Egitto e la Siria, tutti territori sotto il controllo dell’impero ottomano. Il futuro attore della rivolta del deserto ha così modo di respirare a pieni polmoni l’atmosfera dei paesi arabi assimilandone la lingua, la cultura, l’arte e la storia.

Nel 1910, un anno dopo aver conseguito la laurea in storia, partecipa agli scavi archeologici guidati dall’archeologo Sir Leonard Wooley che riportano alla luce la città mesopotamica di Karkemish. Nel 1914 scoppia la prima guerra mondiale e Lawrence si reca al Cario per conto dell’ Arab Bureau, un’agenzia dei servizi segreti inglesi dove ricoprì il ruolo di cartografo per poi divenire ufficiale dell’Intelligence britannica.

Le premesse alla rivolta araba

Prima di addentrarci nelle imprese di Lawrence d’Arabia è necessario tracciare un quadro della situazione dei paesi mediorentiali che, nello stesso arco di tempo, fronteggiavano la minaccia di un Impero ottomano prossimo al tramonto.

Il movimento nazionalista dei Giovani Turchi, al potere dal 1908, stava attuando una politica repressiva nei confronti delle popolazioni arabe facenti parte dell’impero le quali rifiutarono di adottare la lingua e la cultura turche e, soprattutto, non approvavano la costruzione di infrastrutture sui loro territori. Una su tutte la ferrovia dell’Hegiaz che collega la Siria, la Giordania e l’Arabia Saudita e che avrebbe permesso facilmente ai pellegrini musulmani di arrivare a La Mecca, danneggiando così gli interessi delle tribù che dal pellegrinaggio ci guadagnavano.

Con l’alleanza dell’Impero Ottomano con gli Imperi Centrali (Regno di Bulgaria, Impero Austro-Ungarico e Germania, quest’ultima in stretti rapporti con la Turchia), la Francia e l’Inghilterra ne approfittarono per soffiare sui popoli arabi il fuoco del nazionalismo. Le due nazioni della triplice intesa convinsero infatti Husayn ibn Alì, lo sceriffo della Mecca, a stipulare un’alleanza con la promessa, una volta sconfitti i turchi, della nascita di uno “Stato pan-arabo”  autonomo e indipendente. In realtà si trattava di una promessa futile dato che l’alleanza franco-inglese si era già spartita i territori dell’impero ottomano (trattato Sykes-Picot, maggio 1916).

Lawrence d’Arabia e la rivolta araba

Sir Lawrence fu uno dei sostenitori della rivolta araba e per ordine del commissario britannico in Egitto Henry McMahon, stabilì rapporti con lo sceriffo Husayn. È importante sottolineare il fatto che egli facesse parte della famiglia hashemita, discendente diretta del profeta Maometto, e le popolazioni arabe non ci misero molto ad accogliere il suo invito a combattere sotto la bandiera del nazionalismo e dell’unità contro il sultano ottomano.

Anche Lawrence fu uno dei protagonisti della rivolta nel deserto. Divenne il consigliere del principe Faysal, figlio ed erede al trono dello sceriffo. Tra i due si instaurò subito una forte intesa: entrambi erano colti ed entrambi erano guidati dai nobili ideali veicolati dalla guerra d’indipendenza. E, come lo stesso Lawrence scrisse ne I sette pilastri della saggezza, il principe lo fece vestire con i tradizionali abiti arabi. Allo scopo di affrontare il moderno esercito turco, Lawrence procurò alle truppe beduine di Faysal un armamentario composto di armi moderne (come le mitragliatrici e i moschetti) in modo da tenere testa ai nemici.

Tuttavia la guerra non iniziò nel migliore dei modi: in principio gli attacchi erano diretti alla ferrovia dell’Hegiaz, divenuta un mezzo di trasporto per i soldati turchi, che veniva puntualmente ricostruita. Inoltre Lawrence doveva quasi sempre fare da paciere tra i capi delle varie tribù, che non avevano messo da parte asti e dissapori nemmeno in un’occasione di unità come quella.

Il 6 luglio del 1917 arrivò la svolta. Il comandante gallese e le sue truppe attraversarono 600 miglia di deserto, sfidando il caldo soffocante, con direzione la città portuale di Aqaba. Questa era protetta frontalmente da delle piazzeforti che rendevano impossibile un attacco proveniente dal mare, giacché erano circondate da cannoni pronti a sparare. Lawrence dapprima aveva ingannato i Turchi facendogli credere che avrebbe sferrato l’attacco a Damasco e invece invase la città da dietro, scendendo dalle montagne della Giordania. La città fu espugnata e cadde in mano agli arabi presso i quali Lawrence venne conosciuto con il nome destinato a restare impresso nella storia: Lawrence d’Arabia.

Forte del successo e della stima delle tribù arabe, Lawrence le guidò il 1 ottobre del 1918 alla conquista di Damasco, permettendo al principe Faysal di instaurare il proprio regno. Del resto lo stesso Lawrence d’Arabia era estraneo ai giochi di potere dell’alleanza franco-inglese. Se quest’ultima adoperava false promesse di libertà con la scusa di nuove terre da accaparrarsi, quel colonnello credeva davvero nella nascita e prosperità di un regno arabo libero da mire espansionistiche e rivendicazioni di conquista. Ma la storia aveva in serbo un brutto colpo.

La fine del mito

La corona inglese non aveva intenzione di riconoscere l’indipendenza di quei popoli che, tra l’altro, non ci misero molto a riaccendere le ostilità che li dividevano. Il regno di Faysal finì nel 1920 e il principe fu costretto all’esilio.

La mitica aura di Lawrence d’Arabia, di quel semplice comandante inglese trasformatosi in un principe d’oriente che sposò la causa di libertà e di indipendenza del mondo arabo, lentamente si stava spegnendo. Il suo posto era stato preso da un uomo stanco, deluso e anche frustrato nel sapere che i suoi immani sforzi non costituivano altro che un fuoco di paglia. Una motivazione che fu sufficiente affinché, durante la conferenza di Parigi del 1919, rifiutasse cariche importanti presso la corona inglese e si ritirasse a vita privata per dedicarsi all’attività di scrittore. A Lawrence restavano soltanto i ricordi di quell’impresa che trascrisse ne I sette pilastri della saggezza, libro di memorie pubblicato postumo nel 1936. Un anno prima era morto in seguito alle conseguenze di un incidente motociclistico mentre percorreva una strada di campagna.

Così usciva di scena una delle figure più affascinanti della storia del XX secolo, su cui gli storici si sono divisi. C’è chi lo ha considerato nient’altro che un mitomane e un esaltato, chi invece ne riconosce i meriti. Un uomo che ancora oggi, considerando l’epoca in cui è vissuto, non lascia indifferente nessuno.

 

 

Immagine copertina: ufficio stampa

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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