I 9 errori grammaticali più comuni: quali sono e come evitarli

Errori grammaticali: quali sono i più comuni?

Gli errori grammaticali commessi dagli italiani sono tantissimi, alcuni dei quali rappresentano delle vere e proprie lacune. Sia nello scritto che nel parlato, alcune parole vengono storpiate: lettere sostituite, consonanti omesse, apostrofi aggiunti o tolti. La grammatica si studia tra i banchi di scuola e non tutti sono interessati alla materia.

Ricordiamo che la grammatica indica il complesso delle regole che insegnano a parlare e a scrivere; conoscere a memoria tutto è difficile. Proprio a tal proposito, sono sempre più gli italiani che sbagliano a scrivere alcune parole: secondo ricerche svolte in ambito linguistico, esistono lacune che conducono a commettere quelli che vengono definiti “orrori grammaticali“. Innanzitutto, è bene precisare che spesso, nei testi scritti, si tratta di errori di battitura che possono capitare a chiunque; in altre situazioni, invece, sono vere e proprie lacune.

Errori di ortografia: accenti e apostrofi

Gli errori grammaticali più comuni riguardano gli accenti e gli apostrofi, che sempre più persone sbagliano o confondono. Per non sbagliare, bisognerebbe semplicemente sapere che in italiano l’accento grafico può cadere solo sulle vocali. Ecco i dubbi più frequenti.

  • Qual è o qual’è? Uno degli errori grammaticali più comuni è utilizzare l’apostrofo. La forma corretta è sempre qual è, senza apostrofo, poiché si tratta di un troncamento (qual[e]) e non di un’elisione.
  • Dà o da? Si usa con l’accento quando si indica la terza persona singolare del presente del verbo dare («Marco ti dà un libro»). Si usa da senza accento quando è una preposizione semplice («Vengo da Roma»).
  • Lì o li? Si usa con l’accento per l’avverbio di luogo («Il libro è lì»). Si usa li senza accento per il pronome personale («Li ho visti ieri»).
  • Né o ne? L’accento dev’essere inserito solo quando si tratta di una congiunzione negativa («Non voglio né questo né quello»). Ne è una particella pronominale («Ne voglio un po’»).
  • Sè o se? Si scrive con l’accento quando è un pronome tonico («Pensa solo a sé»). Si scrive se senza accento quando è una congiunzione («Se piove, non esco») o un pronome atono («Se ne va»). Fa eccezione l’espressione “sé stesso”, dove l’accento è facoltativo e la forma “se stesso” è oggi preferita.
  • Sì o si? Si usa con l’accento per l’avverbio di affermazione («Sì, vengo»). Si usa si per la particella pronominale («Ci si vede dopo»).
  • Monosillabi: parole come sa, va, sto, fa, so, qui, qua non vogliono mai l’accento.

Errori di pronuncia (accento tonico)

Mentre l’accento grafico è visibile, quello tonico riguarda la pronuncia e non cade sempre sulla stessa vocale, quindi sbagliare è più facile. Per quanto riguarda la pronuncia, gli errori grammaticali più comuni sono:

  • Amaca: la pronuncia giusta è amàca, non àmaca.
  • Cuculo: si pronuncia cucùlo, non cùculo.
  • Edile: si dice edìle, non èdile.
  • Archetipo: la versione giusta è archètipo, non archetipo.
  • Utensile: in questo caso si distingue tra utènsile (aggettivo: “uno strumento utènsile”) e utensìle (sostantivo: “un utensìle da cucina”).

Leggi anche: Errori ortografici più comuni

Errori di morfologia: pronomi e congiuntivo

Scrivere bene sicuramente non è facile, così come ricordare a memoria tutte le regole. Tuttavia, conoscere alcune basi della morfologia è fondamentale.

Uso di “gli” e “le”

L’uso dei pronomi è qualcosa su cui gli italiani tendono a confondersi, nonostante la regola sia piuttosto semplice. “Le” si utilizza per riferirsi a soggetti femminili («Le ho riferito la notizia»), mentre “gli” per quelli maschili («Gli ho detto che non può farlo»). L’uso di “gli” come forma universale per entrambi i generi è un errore molto diffuso nel parlato, ma da evitare assolutamente nello scritto.

L’uso del congiuntivo

Un’amara considerazione riguarda l’uso dell’indicativo che sta prendendo il posto del congiuntivo, un errore inaccettabile secondo linguisti e intellettuali. Il congiuntivo si usa per esprimere dubbio, incertezza, desiderio o un’opinione personale, specialmente dopo verbi come “credere”, “pensare”, “sperare”, “sembrare”.

  • Forma errata: “Credo che Paolo è in ritardo”.
  • Forma corretta: “Credo che Paolo sia in ritardo”.

Dubbi lessicali comuni

Infine, ci sono parole la cui grafia genera spesso confusione. Vediamo alcuni degli errori grammaticali più comuni in una tabella riassuntiva.

Forma Errata Forma Corretta
daccordo d’accordo
pultroppo purtroppo
avvolte a volte
apposto (per “a posto”) a posto (“apposto” è il participio del verbo apporre)

Per quanto riguarda obiettivo o obbiettivo, l’Accademia della Crusca afferma che entrambe le soluzioni sono valide, ma la forma obiettivo è oggi considerata preferibile e più diffusa.

Consigli pratici per migliorare

Conoscere le regole è il primo passo, ma per consolidarle serve pratica. Ecco alcuni consigli:

  • Leggere di più: leggere libri, articoli e saggi di qualità aiuta a interiorizzare le forme corrette in modo naturale.
  • Usare un dizionario: quando hai un dubbio, consulta un dizionario online (come Treccani o Garzanti). È un gesto rapido che risolve ogni incertezza.
  • Rileggere sempre: prima di inviare un’email, un messaggio importante o pubblicare un testo, rileggilo attentamente. Molti errori di battitura emergono con una seconda lettura.
  • Scrivere a mano: ogni tanto, prova a scrivere a mano. Questo rallenta il processo e aumenta l’attenzione sulla forma delle parole.

Considerazioni finali: perché si sbaglia?

Gli errori grammaticali non riguardano solo i giovani, ma sono diffusi anche nelle conversazioni quotidiane, in televisione e sui quotidiani. Si tende a pensare che siano esclusivamente i ragazzi a sbagliare, ma non è così. Tale convinzione nasce perché si crede che una volta terminata la scuola, i ragazzi “abbandonino” anche le materie studiate; di conseguenza, il linguaggio, spesso dialettale, prende il sopravvento.

Per gli adulti, il discorso è diverso. Le persone più anziane, solitamente, non hanno avuto modo di studiare a lungo. In passato l’istruzione era considerata secondaria. In questo senso, gli errori grammaticali commessi sono giustificati. Stessa cosa per gli adulti per i quali è trascorso troppo tempo da quando hanno finito la scuola. L’italiano è una lingua complessa, ricca di periodi subordinati, per la quale la grammatica ha un ruolo molto importante.

«Chi parla male, pensa male e vive male», diceva Nanni Moretti. Ed è così, date le conseguenze negative che eventuali “orrori” grammaticali potrebbero avere. Se si pensa a una lettera d’amore (sperando che qualcuno ne scriva ancora), qualora fosse scritta male, potrebbe rappresentare una brutta figura per il mittente e creare interferenze comunicative. Ricordiamo che si tratta di veri e propri errori grammaticali, purtroppo comuni nella società odierna.

Fonte immagine in evidenza per l’articolo “errori grammaticali più comuni”: Pixabay

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