Le Cronache di Narnia, una saga letteraria teologica e cristiana?

Le Cronache di Narnia

Le Cronache di Narnia è l’opera teologica più importante del Novecento? Il rapporto tra C. S. Lewis e la religione cristiana

Il genere letterario fantasy, come lo intendiamo oggigiorno, nacque all’inizio del Novecento. Sono tre gli scrittori britannici (uno scozzese, un inglese e un irlandese) ad essere ritenuti i padri del genere: George McDonald (autore di Le Fate nell’Ombra), J.R.R. Tolkien (glottologo, linguista e medievalista, autore de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit) e C.S. Lewis (teologo e studioso di letteratura classica e medievale, autore de Le Cronache di Narnia). 

Tolkien e Lewis erano accomunati da diverse caratteristiche: entrambi erano accademici e lavorarono come docenti presso l’Università di Oxford (seppur in campi diversi, il primo in quello linguistico e il secondo in quello letterario). Ambedue facevano parte degli Inklings,  un club letterario fondato dall’autore delle avventure di Frodo e di Bilbo Baggins. Come riportato da Riccardo Paradisi in un vecchio articolo di Panorama, gli Inklings si riuniva il martedì sera in pub di Oxford, The Egle and the Child. Oltre ad essi, era molto spesso presente anche un importante filosofo e “maestro” di Tolkien e Lewis (in qualità di ispiratore), ossia Owen Barfield

C.S. Lewis e la fede cristiana nelle sue opere dopo la conversione 

A differenza di Tolkien, il quale era cresciuto con un’istruzione cattolica, Lewis abbandonò la fede all’età di 15 anni a causa “dell’opprimente ambiente delle scuole inglesi”. Il ritorno alla fede avvenne in età matura (e in periodo accademico), Lewis scelse di convertirsi alla fede anglicana. Il racconto di questa fase della vita è presente nelle pagine di Sorpreso dalla gioia, pubblicato nel 1955. 

Tra le opere che meglio possono spiegare la sua poetica, abbiamo le Lettere di Berlicche, A viso scoperto e Le Cronache di Narnia. Il primo è un piccolo romanzo epistolare satirico, dove un anziano diavolo istruisce il suo giovane nipote su come ingannare e tentare l’umanità; invece, il secondo è una rivisitazione postmoderna della Favola di Amore e Psiche di Apuleio (contenuto nelle sue Metamorfosi o L’Asino d’Oro). Questa è l’occasione per presentare un dibattito sulla religione ai suoi lettori.  Come Tolkien aveva costruito un mondo antimoderno ed epico con tutte le opere ambientate ad Arda (cioè Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, Il Silmarillion, Le avventure di Tom Bombadill e i postumi I Racconti Incompiuti, I figli di Húrin, Beren e Lúthien e La caduta di Gondolin), anche Lewis si cimentò in una simile operazione: nacque così il magico mondo di Narnia. La saga è costituita da ben sette libri, ma soltanto il primo è stato esaminato dai critici letterari del Time e inserito nei 100 romanzi inglesi scritti dal 1923 al 2005 da leggere.

Le Cronache di Narnia, l’allegoria cristiana nella saga fantasy

In realtà, tutta la serie può essere letta come un’allegoria cristiana e un tentativo di spiegare la teologia (e anche il mondo classico) ai più giovani. Narnia prende il nome da quello latino di una piccola città umbra, ossia Narni. Tale toponimo era stato affibbiato dai Romani a causa della presenza del fiume Nera (in origine la città si chiamava Nequinum). L’altra connessione tra religione cristiana, l’Umbria e il mondo fantasy creato dallo scrittore irlandese è il nome di una delle protagoniste della sua saga: Lucy. Infatti, la bimba più piccola condivide  il nome con Lucia Broccadelli, una suora e successivamente beata originaria del borgo dell’Italia centrale.

Aslan, il leone sovrano di Narnia, è una figura cristologica. I bambini incontrati nel primo libro (Il leone, la strega e l’armadio) sono i suoi “discepoli” e si sacrifica per salvare Edmund dalle mani della Regina Bianca (quindi dal Male), consegnandosi ad essa.  Aslan viene umiliato dalla strega e dai suoi seguaci, si lascia rasare la criniera e poi muore dopo che la regina gli ha tagliato la gola. In seguito, la belva torna in vita grazie alla magia (l’Antica Legge di Narnia; ovvero se un innocente salva un traditore, allora egli evita la morte) e sconfigge la malvagia Jadis, rea di aver portato un inverno eterno a Narnia. Cosa ci rammenta? Si tratta dei passi dei Vangeli in merito alla Passione di Cristo. Nelle religioni antiche esistono anche altre figura che compiono dei sacrifici per poi resuscitare; è il caso di Adone nella mitologia greca, Osiride in quella egizia oppure Baldur in quella nordica

La studiosa Meredith Rice, in un articolo su Humanum (citando gli studi critici di Charlie W. Starr contenuti nel libro The Faun’s Bookshelf: CS Lewis on Why Myth Matters) afferma che Lewis si riavvicinò al cristianesimo (e ne comprese il significato) dopo aver discusso con i colleghi accademici J.R.R. Tolkien e Hugo Dyson.  Il “mito di Gesù” è simile a quello di altre divinità morte e  risorte (Osiride in quello egizio, Adone in quello greco e Baldur in quello nordico); ma, a differenza di quello degli altri,  il sacrificio di Cristo redime l’umanità dal peccato originale (concetto inesistente in quelle religioni antiche). Mentre i miti antichi sono “favole o bugie”, quello di Figlio di Dio è la rappresentazione di come Dio agisce nella nostra realtà:

Il mito “agisce sulla nostra immaginazione come un’esperienza” […] e può avvicinarci alla realtà stessa [..]. [..] [Il mito] può lavorare sull’immaginazione e sui sentimenti in un modo che apre la comprensione umana al significato e alla trascendenza in un modo più diretto rispetto alla verità proposizionale..

(M. Rice in C.S. Lewis and The Myth in Humanum: Issue for Family, Culture and Science)

Aslan è la rappresentazione di Gesù nel mondo immaginario di Narnia, così come suo padre (l’Imperatore d’Oltremare) è in realtà Dio. Jadis la strega discende da Lilith, il demone femminile compagna di Adamo prima della venuta di Eva. Nel romanzo L’Ultima Battaglia vengono ripresi episodi importanti de l’Apocalisse di San Giovanni; la scimmia parlante Cambio convince l’asino Enigma ad indossare una pelle di leone, fingendo di essere Aslan ritornato per ordine di Tash (Lewis rappresenta il falso profeta, la Bestia del Mare e Satana). Alla fine del romanzo, il vero Aslan rassicura i protagonisti (i bambini oramai cresciuti) che, dopo la distruzione di Narnia, potranno rivedersi di nuovo, dal momento che è venerato  anche sulla Terra con un altro nome. In questo modo, il lettore intuisce che Aslan è la “rappresentazione narniana di Cristo”.

 

Fonte immagine di copertina: WallPaper Flare (no copyright) 

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A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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