Le opere figurative di Paula Rego, un inno rivoluzionario femminile

Le opere figurative di Paula Rego, un inno rivoluzionario femminile

Artista rivoluzionaria, promotrice di illustrazioni, sculture, bambole di matrice favolistica, Paula Rego nasce a Lisbona nel 1935 e ritrae la virtù femminista mediante l’espressione del perturbante e dell’esorbitante parodia. Formatasi a Londra, prima alla Chelsea School of Art e poi alla Slade School of Art, le opere figurative di Paula Rego hanno assunto una promozione avanguardista nella storia della Biennale di Venezia. Bisogna munirsi di tenacia e prontezza per visionare una galleria dell’artista, riccamente adornata da soggetti femminili che obbligano l’osservatore a fare i conti con un mondo segnato da conflitti, sottomissioni, potere sociale e sessuale.

Scopriamo il lato oscuro delle opere figurative di Paula Rego

Le opere figurative di Paula Rego attingono alla tradizione popolare portoghese e alle fiabe che tutti abbiamo letto con passione, innocenza e sogni. Biancaneve e la Matrigna (1995) è un capolavoro indiscusso, riproducendo la complessa e disturbante immagine di una giovane fanciulla (vestita da Biancaneve) sottoposta ad un umiliante tentativo di indossare, o sfilare, un largo intimo bianco, testando la sua purezza ed adeguatezza al matrimonio. La figura semplice e grottesca della minore è contrastata dall’aspetto della donna che l’affianca: probabilmente la madre, presenta affascinanti lineamenti, tacchi a spillo e vestito succinto, inquietante fattezza che simboleggia il destino e le aspettative della società patriarcale sulla controparte femminile. I volti e le espressioni marcate caricano un valore sessuale, dove la violenza è percepibile nell’aria, ma nessuno riesce a comprendere cosa stia realmente accadendo. Le opere figurative di Paula Rego vanno così a creare un contenuto inquietante e disturbante da osservare.

Le opere figurative di Paula Rego, un inno rivoluzionario femminile
Fonte: archivio personale (Biennale di Venezia 2022)

 La cultura del silenzio

In Sette Peccati Capitali (2019), l’artista si cimenta nella realizzazione di bambole di stoffa, avvicinandosi alla forma tridimensionale di esse. Paula Rego presenta una scena commovente di miseria e ferocia introdotte nelle relazioni umane di una società oppressa, ispirata dalla cultura del silenzio e dittatura portoghese di Salazar (19321968), la quale ha brutalmente caratterizzato la sua infanzia. Le opere figurative di Paula Rego simboleggiano totalitarismo, violenza istituzionalizzata contro le donne, cattiveria delle madri, paura e sofferenza di bambini vittime di un sistema corrotto. Il soggetto è raffigurato con un viso deforme e precario, quasi come una creatura indomabile e sicuramente non accettata dalla società, poiché non conforme all’apparenza di una donna ideale. Per giunta, ritroviamo corpi di neonati mutilati e la loro madre intenta a mangiare (gola, peccato capitale) parti del piccolo organismo, manifestando una ribellione verso l’ideologia della “madre perfetta” o della donna costretta a desiderare di esserlo.

Le opere figurative di Paula Rego, un inno rivoluzionario femminile
Fonte: archivio personale (Biennale di Venezia 2022)

Con il suo talento, Paula desidera cogliere l’opportunità di dipingere quel determinato intermezzo che le fiabe non raffigurano: donne capaci di essere streghe e principesse, muovendosi in ambi mondi. Creature complesse, promotrici di emozioni, soprattutto rabbia e pronte a mostrare anche un aspetto crudele femminile, mal visto dal patriarcato. Non esistono limiti e confini per le opere figurative di Paula Rego: confondono i fatti con la finzione e la utilizzano per raccontare verità scomode, tabù  e barriere che la comunità preferisce non affrontare. L’artista è scomparsa nell’estate del 2022, lasciandoci un patrimonio sbalorditivo, pronto a testare psicologicamente ogni osservatore.

Fonte immagine in evidenza: profilo instagram ufficiale dell’artista: @paularegostudio

A proposito di Sara Ciaraffa

Vedi tutti gli articoli di Sara Ciaraffa

Commenta