La vera storia di Peter Pan: il finale originale e il lato oscuro del mito
«Tutti i bambini, tranne uno, crescono». Con questo incipit malinconico, James Matthew Barrie ci introduce a una delle storie più amate e fraintese di sempre. La versione Disney ha confezionato l’immagine di un Peter Pan scanzonato e divertente, l’eroe di avventure favolose contro Capitan Uncino. Eppure, la vera storia di Peter Pan nasconde ombre profonde e momenti tragici, radicati nella vita stessa del suo creatore.
James Barrie e la nascita di Peter Pan: l’ispirazione tra gioia e tragedia
L’ispirazione per Peter Pan colse Barrie su una panchina dei giardini di Kensington a Londra. Lì, lo scrittore strinse amicizia con i cinque figli della famiglia Llewelyn Davies, con cui era solito giocare ai pirati. Le loro avventure infantili contribuirono alla genesi del personaggio. Il suo esordio letterario avvenne con “L’uccellino bianco” (1902), ma fu con l’opera teatrale “Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere” che ottenne un successo travolgente, seguito dai romanzi “Peter Pan nei giardini di Kensington” (1906) e “Peter e Wendy” (1911), quest’ultimo diventato la versione più celebre e la base per l’adattamento Disney.
La vera storia di Peter Pan: il demone dei giardini di Kensington
Quando nel 1912 fu inaugurata la statua di Peter Pan a Kensington Gardens, Barrie sconcertò lo scultore George Frampton affermando: «In questa scultura non traspare il demone che è in Peter Pan». A dispetto della visione edulcorata, il Peter originale è una figura molto più oscura. La prima versione della storia, infatti, era pensata per un pubblico adulto.
L’isola degli uccelli e la condanna all’eterna infanzia
In “Peter Pan nei giardini di Kensington“, si narra di un'”isola degli uccelli” governata da Re Salomone. Qui, le anime dei bambini non ancora nati vivono come uccelli. Peter era uno di questi, ma dopo sette giorni dalla nascita volò via per tornare sull’isola. Questa fuga lo condannò a rimanere in un limbo eterno: né umano né uccello. Quando tentò di tornare da sua madre, trovò la finestra sbarrata e un altro bambino al suo posto. Rassegnato a una vita selvatica, divenne il custode dei giardini e dei bambini morti, che seppelliva in piccole tombe. Imparò a suonare il flauto di Pan per consolarsi dalla nostalgia, diventando così Peter Pan.
Peter Pan oltre la Disney: un personaggio crudele e malinconico
Lungi dall’essere un eroe spensierato, il Peter Pan di Barrie è un personaggio complesso e a tratti inquietante. A causa del suo abbandono, è insensibile, egoista e incapace di provare amore. Il suo legame con i Bambini Sperduti è utilitaristico; Barrie stesso scrive che, quando questi crescono, Peter “li sfoltisce“, una frase agghiacciante che lascia intendere che li uccida o li abbandoni al loro destino. La sua eterna giovinezza non è un dono, ma una maledizione che lo rende incapace di creare legami duraturi, poiché dimentica tutto e tutti. È un essere dionisiaco, una forza della natura che vive al di fuori della morale umana, un vero e proprio demone.
Come finisce davvero Peter Pan: l’eterna infanzia e la perdita
Molti si chiedono come finisce Peter Pan nella versione originale. Il finale di “Peter e Wendy” è profondamente malinconico e ben diverso da quello che si potrebbe immaginare.
Il finale originale del libro: Wendy cresce, Peter dimentica
Wendy e i suoi fratelli decidono di tornare a casa e crescere. Peter promette di tornare a prenderla ogni anno per le pulizie di primavera. Ma il tempo per lui non ha significato. A volte torna, a volte passano anni e lui dimentica. Un giorno, torna per l’ultima volta e trova una Wendy ormai adulta, sposata e con una figlia di nome Jane. Peter, vedendo che Wendy è cresciuta, non mostra tristezza ma un’indifferenza crudele. Il suo cuore di bambino non può comprendere il cambiamento. Senza esitazione, invita la piccola Jane a seguirlo sull’Isola che non c’è. E così il ciclo continua, generazione dopo generazione. Wendy può solo guardare dalla finestra, consapevole di aver perso per sempre il ragazzo che non sarebbe mai cresciuto. Questo finale sottolinea la vera tragedia di Peter: non la sua capacità di volare, ma la sua condanna a rimanere solo, dimenticando chiunque osi amarlo.
L’ombra di David: il legame tra Barrie e la sua creazione
È impossibile scindere Peter Pan dalla biografia del suo autore. Barrie fu segnato dalla morte prematura del fratello maggiore, David, in un incidente di pattinaggio. Per consolare la madre, devastata dal dolore, il piccolo James iniziò a vestire i panni del fratello defunto, cercando di emularne la voce e i modi. Sua madre trovava conforto nell’idea che David sarebbe rimasto un ragazzo per sempre. Questo trauma è il cuore pulsante dell’opera: Peter Pan è l’incarnazione di David, il fratello idealizzato e mai cresciuto. Così come Barrie sacrificò la propria identità, Peter Pan rinuncia alla crescita e all’umanità, condannandosi a un’eterna e solitaria infanzia. Il dolore lancinante dello scrittore si discosta enormemente dalle entusiasmanti avventure che siamo abituati a conoscere.
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