Salazar, il dittatore dimenticato

Salazar, il dittatore dimenticato

Hitler, Mussolini, Stalin, Francisco Franco, questi nomi hanno alcune caratteristiche in comune: sono tutti dittatori, sanguinolenti, feroci ma soprattutto famosi. L’Europa, tra gli anni ‘20 e gli anni ‘30, vede l’affermarsi di vari regimi autoritari ed è un paradosso che quello meno conosciuto sia anche quello più longevo. La dittatura di Salazar in Portogallo cominciò nel 1932 e si protrasse fino al 1968, ben 42 anni di violenza, censura, controllo ideologico e colonialismo, 42 anni di governo indisturbato.

L’ascesa al potere di Salazar

Antonio de Oliveira Salazar, nato in una famiglia di contadini umili e profondamente religiosi, frequenta l’università di giurisprudenza di Coimbra, il giovane si fa notare all’interno degli ambienti universitari per le sue critiche nei confronti del sistema governativo portoghese, da lui considerato come debole e precario. Le sue critiche erano difatti indirizzate verso la cosiddetta Prima Repubblica, inadatta per un paese che si stava avvicinando sempre più verso la modernità. La Prima Repubblica fu dunque un periodo di forte instabilità, scontri e violenze sociali che non sono altro che i segni evidenti dell’avanzamento della destra radicale, la cui volontà era quella di riportare pace e ordine attraverso l’autoritarismo. Nel caos della prima repubblica, precisamente nel 1926, il colpo di stato del generale Carmona, cambiò totalmente l’assetto politico portoghese, dando inizio a una nuova dittatura militare, ed è proprio in questa occasione che Antonio Salazar, che ormai era diventato professore di economia nell’università in cui si era laureato, fece la sua prima apparizione come Ministro delle Finanze.

Salazar acquisì gradualmente sempre più consenso e fama per le sue manovre economiche che rialzarono i bilanci del paese, tanto che durante la crisi di Wall Street del 1929, mentre Stati Uniti ed Europa si trovavano in ginocchio, il Portogallo era l’unico paese che riuscì a tenere la testa alta dal punto di vista economico. Questo consenso lo portò a essere nominato Presidente del Consiglio nel 1932 e in seguito, con questo nuovo potere acquisito, introdusse una nuova costituzione che gli conferì pieni poteri e il controllo assoluto dello stato. Nel 1933 viene istituito l’Estado Novo (Stato Nuovo), una forma di governo esplicitamente ispirata al fascismo di Benito Mussolini in Italia, ciò nonostante il governo di Salazar non fu un regime fascista nel senso tradizionale del termine ma fu un regime corporativista, supervisionato dalla Chiesa Cattolica. L’Estado Novo si allontanava tanto dal sistema sovietico, tanto dal sistema occidentale: Salazar voleva costituire una terza via. Dal 1932 Salazar mantenne il potere per oltre trent’anni, eliminando la libertà di parola e di stampa, sopprimendo i sindacati e tutti gli oppositori politici che minacciassero il regime. Per fare questo, fu indispensabile l’azione della polizia politica segreta, la PIDE (Polícia Internacional e de Defesa do Estado), nata nel 1933. Il suo governo fu ricco di problematiche: popolazione delle campagne in ginocchio per la rigidità nelle tassazioni, oppositori politici fatti sparire e deportati nei campi di concentramento oltremare, sindacalisti esiliati e soprattutto gente delle colonie lasciata nell’indifferenza e povertà. Nonostante ciò, fu capace di far trasparire all’esterno del paese un’immagine di dittatura pacata.

Hitler, Mussolini, Stalin, Francisco Franco, avevano molto in comune con Salazar, al quale forse, al contrario dei suoi colleghi, mancò un po’ di carisma.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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