Rimbalzello: storia e origine del gioco

Le origini e la diffusione del rimbalzello

Amici, fratelli, cugini, genitori o la solitudine. È grande il numero di volte in cui da piccolo, almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha giocato a rimbalzello. E spesso ci si cimenta in questo divertimento che con la natura attorno, massaggia la mente, quasi come espressione di un isolamento infantile in cui le fantasie di onnipotenza hanno la meglio. Oppure, al contrario, lo si fa in compagnia per appartenenza al gruppo.

Ma da dove proviene il termine rimbalzello? A pensarci è una parola azzeccata. Rimbalzello: gioco infantile in cui si fanno saltellare sassolini piatti lungo un corso d’acqua. Chi è il genio che l’ha inventata? Come spesso accade, nessun genio inventa una parola al di fuori della società. Ma per spiegarlo, bisognerebbe tornare a due secoli fa.

Manzoni e il gioco del rimbalzello

Le origini e la diffusione del rimbalzelloManzoni, con la sua famosa risciacquatura dei panni in Arno, vuole rendere la letteratura un campo che accolga di buon grado parole usate quotidianamente da tutti, soprattutto dai fiorentini. È così quindi che parla di rimbalzello nei suoi Promessi sposi del 1842, per dare un nome a quel gioco che fa sempre il ragazzino Menico.

L’autore, però, ci pensa a lungo prima di inserirlo nel suo romanzo. La riflessione parte da lontano. La lingua italiana non è ancora matura e ciò renderebbe difficile la diffusione della sua opera letteraria, non comprensibile ovunque. Perché mai scrivere in una lingua che, fortemente dialettale e allo stesso tempo rara, non sarebbe capita dalla maggior parte degli italiani? Così, suppergiù, passano all’incirca quindici anni dalla prima faccia pubblica del romanzo (si chiama ‘edizione ventisettana’ perché pubblicata nel 1827). È solo quindi dall’edizione nuova, quella degli anni Quaranta del 1800, che Manzoni utilizza il termine rimbalzello. Il buon Manzoni poi, come nota lo studioso Marazzini, per rendere comprensibile la parola ai lettori che non sono toscani, richiede ad un disegnatore noto, Francesco Gonin, una illustrazione in cui un bambino si diverte a fare quel gioco. Ed è così che la parola si diffonde lungo tutta l’Italia.

Oggi la parola rimbalzello, usata per la prima volta per iscritto e in letteratura da Manzoni, è diventato il nome italiano ufficialmente accettato da tutti del gioco. Geniale.

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A proposito di Ciro Piccolo

Nato il 15 ottobre del ’97, fin da piccolo ho sempre mostrato una propensione a mettermi in mostra, in maniere diverse, molto spesso malsane; ad esempio, sparire – paradosso – è annoverato nel repertorio. Però ho sempre ritenuto ci fosse qualcosa di più interessante da scrivere che di me, me, me, me, me; oggi lo faccio spesso, per sembrare un monumento imponente e non il vero me impotente. Sarà anche per quella strana forma giovanile di orgoglio verso il dramma, che accumula in grumi di sangue detriti di finzione per l’accettazione di chi ti sta intorno, come se ti dicessi ‘devo dimostrare d’essere così come dice che non sono’, diventando ciò che appunto non sei, snaturandoti e facendo sì che scoppi il tuo egocentrismo nella forma più sbagliata. È per questo che parlo sempre di me, me, me, me, me. Che egocentrico avrà già detto chi è arrivato fin qui. E ben venga, perché voglio che sia così. Vorrei mi chiamassi Cristo Velato, leggendolo come declamazione. Così: ‘Cristo Vela-to’.

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