Linguistica e giornalismo: scrivere in modo efficace

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Linguistica e giornalismo sono due ambiti fortemente connessi tra loro, che possono essere analizzati secondo diversi punti di vista, molto differenti tra loro.
Oggigiorno è molto frequente quella che viene considerata una vera e propria ibridazione dei mezzi di comunicazione, pur valendo l’ovvia distinzione tra lingua scritta, palata e trasmessa.

Conoscere gli aspetti propri della lingua, non esclusivamente dal punto di vista grammaticale, ma anche sintattico e morfologico è di fondamentale importanza; tutto ciò assume ulteriore valore in ambito giornalistico, dove serve un linguaggio chiaro, ovviamente corretto e quindi che faccia riferimento al cosiddetto codice (inteso come l’insieme delle regole utilizzate per palare e scrivere), e coinciso.
Quando si comunica, solo una parte del contenuto informativo è espresso esplicitamente, il resto è implicito e la sua attivazione è lasciata ad un processo di interpretazione partecipativa del ricevente. Quest’ultimo riesce a interpretare correttamente il testo mettendo in opera opportuni ragionamenti e facendo ricorso a una serie di conoscenze linguistiche ed extralinguistiche condivise con l’emittente.
È possibile tracciare un identikit del linguaggio giornalistico, che tenga conto degli aspetti della linguistica.
Come detto inizialmente linguistica e giornalismo coesistono, in un rapporto che li vede sullo stesso piano e che non sovrappone mai gli elementi dell’uno, agli elementi dell’altro.
Questi elementi si uniscono e quindi si crea una vera e propria lingua – giornalistica – che possiede determinate caratteristiche, ben conosciute dai giornalisti. Si tratta di una commistioni di varietà e registri esistenti, che variano in base agli argomenti di cui si scrive. Un giornalista scrive di qualsiasi tema, a meno che non si specializzi in un particolare ambito. Proprio questa varietà fa sì che il rapporto tra linguistica e giornalismo si arricchisca di costrutti, formule predefinite e ricorrenti, strutture dislocate, costrutti sintetici, peculiarità linguistiche.

Quando si parla di linguistica e giornalismo è giusto parlare di linguaggio giornalistico in senso stretto? In realtà è corretto parlare di linguaggio dell’informazione, ossia un certo lessico non limitato ad una serie di vocaboli, concentrato sulle caratteristiche e soprattutto sulle competenze di chi ascolta o legge.
Ovviamente il registro linguistico attuale è cambiato rispetto a quello del passato, sia che si parli del cartaceo, sia che si faccia riferimento a telegiornali o programmi di informazione politica, culturale, sociale.

Linguistica e giornalismo: elementi a confronto

Linguisticamente molti elementi sono stati “svecchiati”, altri addirittura eliminati, per rendere i testi scorrevoli e di facile comprensione, ma soprattutto diretti. Sono state introdotte una molteplicità di forme sintattiche nuove, tra queste:

  • Le “implicature conversazionali” introdotte dal filosofo e studioso Grice, molto noto in ambito linguistico. Secondo Grice esiste uno scarto tra dire e significare, ossia tra il significato letterale di un parlante e ciò che egli intendeva dire. Ciò avviene anche in ambito giornalistico e la dicotomia riguarda la distanza tra chi scrive, il giornalista, e chi legge. Per superare il divario tra i due livelli, le persone comprendono il significato sotteso attraverso l’utilizzo di processi inferenziali che Grice definisce conversazionali e che dunque aiutano la comprensione del testo, in questo caso giornalistico.
    E per il giornalista diventa “semplice” trattare determinati argomenti in modo compiuto, senza interferenze di tipo personale e quindi soggettivo, comunicando efficacemente.
  • Acronimi.
  • Prefissi e Suffissi.
  • Neologismi e prestiti.
  • Metafore.
  • Eufemismi.

Tutto ciò permette al giornalista di essere coinciso, informando nel modo giusto, senza confondere il lettore. I giornalisti, consapevoli della correlazione esistente tra linguistica e giornalismo e preso atto delle nuove disposizioni sintattiche e morfologiche alle quali è necessario adattarsi per scrivere, hanno attuato delle vere e proprie strategie comunicative, consapevoli dell’attenzione che il lettore tendenzialmente gli riserva.
Dal punto di vista prettamente lessicale, quello dei giornali è diventato nel corso del tempo, di tipo colloquiale, con la conseguente riduzione dell’apporto della componente letteraria e burocratica, per avvicinare la scrittura giornalistica al lettore.

In quest’ottica rientra la componente strettamente comunicativa, che condiziona fortemente il linguaggio di qualsiasi genere esso sia. 

Linguistica e giornalismo rappresentano un ambito di studio particolarmente importante ed interessante, caratterizzato da una struttura polistratificata del linguaggio che trova applicazioni prestabilite, basate su una molteplicità di elementi già esistenti. Conoscere i parametri linguistici propri della scrittura, permette di adempiere ad un “compito” importantissimo per i giornalisti: consente infatti di catturare emotivamente il lettore, con le giuste parole e senza artefatti.

Sicuramente la linguistica permette di capire quanto l’italiano sia una lingua particolarmente sfaccettata, che esprime concetti diversi con accezioni specifiche e in ambito giornalistico è fondamentale per usare il termine giusto e proporzionale, comunicando qualcosa. 

Immagine in evidenza: Pixabay 

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