L’uso corretto dei tempi verbali: le regole da seguire

L'uso corretto dei tempi verbali: le regole da seguire

L’italiano, come la maggioranza delle lingue romanze (ovvero di eredità latina), gode di un complesso sistema per quanto riguarda i tempi verbali. In questo articolo andremo a spiegare quali sono le principali regole da seguire per quanto riguarda l’uso corretto dei tempi verbali in italiano.

L’uso corretto dei tempi verbali: le regole da seguire

Innanzitutto, cosa esprime il verbo? Il verbo ha come funzione primaria quella predicativa, cioè dire o affermare qualcosa a proposito di qualcos’altro. Un’altra funzione del verbo è quella copulativa, quando il compito di predicare è svolto da un altro elemento (un nome, un aggettivo, un avverbio). Per quanto riguarda i tempi, l’uso corretto dei tempi verbali in italiano non dipende esclusivamente dalle relazioni temporali, ma i tempi verbali in italiano servono a segnare valori aspettuali (quindi l’indicazione del come viene svolta un’azione, se in modo continuato o azione conclusa, ecc..), modi comunicativi (ovvero i registri stilistici).

Per mettere a fuoco le regole da seguire per quanto riguarda l’uso corretto dei tempi verbali in italiano, possiamo distinguere due categorie temporali: tempi deittici e tempi anaforici.
I tempi deittici indicano azioni che avvengono in contemporanea, prima o dopo il momento dell’enunciato (quindi, ci riferiamo ai tempi semplici, quelli senza ausiliare: presente, imperfetto, passato remoto, ecc…). I tempi anaforici invece esprimono una relazione temporale rispetto ad un’azione già espressa (quindi, ci riferiamo ai tempi composti, quelli con ausiliare: trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro anteriore, ecc…).

Una volta fatta questa distinzione, possiamo passare concretamente alle regole da seguire per l’uso corretto dei tempi verbali:

  • Il presente: il tempo forse più usato, serve ad esprimere un’azione che avviene in maniera usuale oppure per esprimere contemporaneità rispetto al momento in cui si parla. Un altro uso che si sta diffondendo del presente è quello che riguarda l’espressione del futuro del presente indicativo, ad esempio: “Ora gli telefono”; “Domani vado a scuola”.
  • L’imperfetto: questo tempo verbale serve ad esprimere un’azione abituale svolta nel passato, ad esempio: “Quando ero piccolo, andavo a scuola”. Abbiamo anche qui molti altri usi dell’imperfetto, come l’imperfetto narrativo “Mio padre, qualche ora dopo, ci accoglieva con allegria”; imperfetto di cortesia “Cosa voleva?”; imperfetto ludico “Io ero il capitano, tu il soldato”.
  • Il passato prossimo: l’uso corretto di questo tempo verbale, consiste nell’espressione di un’azione avvenuta non molto tempo prima rispetto al momento in cui si parla: “Prima ti ho chiamato.
  • Il trapassato prossimo: questo tempo verbale serve a definire la compiutezza oppure l’anteriorità temporale di un evento rispetto ad un momento passato: “Ieri sono andato nello stesso posto, in cui ero stato il giorno prima.
  • Il passato remoto: indica un’azione completamente conclusa nel passato: “Roma fu fondata nel 753 a.C.”.
  • Il trapassato remoto: con questo tempo si indicano fatti che si sono svolti immediatamente prima di un momento indicato dal passato remoto: “Dopo che ebbi mangiato, portai a spasso il cane”.
  • Il futuro semplice: indica situazioni ed eventi futuri o presenti che sono in qualche modo incerti: “L’anno prossimo farò un viaggio in Germania”. Abbiamo altri usi del futuro: deittico (futuro regressivo), iussivo, deontico, epistemico, concessivo, attenuativo, …
  • Il futuro anteriore: indica eventi, esperienze e fatti considerati come compiuti, ma che si trovano nell’ambito dell’avvenire oppure in quello dell’incertezza: “Io starò zitto, quando tu avrai smesso di parlare”.

Probabilmente non basterebbero venti articoli per andare ad analizzare ogni singola sfumatura che possono avere i tempi verbali, ma qui abbiamo provato a schematizzare l’uso corretto dei tempi verbali in italiano e le loro regole da seguire.

 

Fonte immagine di copertina: Pixabay

A proposito di Di Puorto Paolo

Appassionato di film (di quelli soporiferi, sia chiaro, non di quelli interessanti) ma anche studente di lingua tedesca e russa all'università di Napoli "L'Orientale".

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