Con il termine maudit si intende una serie di poeti, amici del poeta francese Paul Verlaine, che li identificò con l’appellativo “maledetti“ in una sua opera datata 1884, intitolata appunto “I poeti maledetti”. Ad accomunarli, lo spirito di ribellione nei confronti di una società, quella di fine ‘800, nei cui ideali questi ultimi non si riconoscono più, sentendosi estranei e incompresi. Si tratta di una vera e propria rottura con la tradizione e con i valori borghesi dominanti all’epoca.
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Il poeta, in tale società, perde il ruolo di “vate”, per diventare un uomo qualunque, anzi un isolato, un incompreso. L’atteggiamento assunto dai maudit è provocatorio e sregolato, come forma di protesta. L’angoscia che provano li porta a ricercare forme sovrannaturali, anche con l’aiuto di sostante stupefacenti, come l’assenzio o l’oppio. La poesia diviene dunque il terreno di queste nuove sperimentazioni, una sorta di fuga da un mondo cupo e soffocante. È solo nella rottura col mondo circostante che il poeta ritrova il contatto con l'”assoluto”, attraverso una poesia densa di simboli e significati nascosti.
I poeti maledetti secondo Verlaine
Nell’opera Les Poètes maudits, Verlaine consacra un gruppo di poeti che, come lui, sentivano di non appartenere al proprio tempo. Anche se Baudelaire non è incluso nel libro, è universalmente riconosciuto come il loro padre spirituale.
Poeta | Tratto distintivo |
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Charles Baudelaire (precursore) | Il capostipite: ha definito i temi della modernità, dello spleen e dei “paradisi artificiali”. |
Arthur Rimbaud | Il veggente: la poesia come strumento per esplorare l’ignoto attraverso lo sregolamento dei sensi. |
Stéphane Mallarmé | Il simbolista: ricerca della musicalità e di una poesia pura, quasi astratta ed ermetica. |
Tristan Corbière | L’ironico: uso di un linguaggio anticonformista, colloquiale e spesso sarcastico. |
Paul Verlaine (“Pauvre Lelian”) | Il musicale: ricerca di una poesia melodica, malinconica e crepuscolare. |
Charles Baudelaire: il maudit per eccellenza e precursore della modernità
A modello del poeta maudit vi è sicuramente il francese Charles Baudelaire. Egli è considerato il capostipite dei poeti maledetti che seguiranno, nonché precursore della modernità. La sua opera “Les Fleurs du mal” (I Fiori del male) subì un processo per oltraggio alla morale e fu censurata, per assumere solo molto tempo dopo il valore di capolavoro. Il titolo emblematico congiunge in un ossimoro il male a qualcosa di seducente, affermando il valore del negativo come qualcosa da scrutare, che attrae. Le sue poesie, come descritto nelle collezioni del Musée d’Orsay, propongono un viaggio che, attraverso i “paradisi artificiali”, conduce il poeta verso una realtà altra. La vacuità della fuga fa si che il poeta possa confidare infine solo nell’ignoto.
Verlaine e il suo tributo ai poeti maledetti: un’opera di giustizia poetica
Sulla scia della poetica proposta da Baudelaire, Paul Verlaine, nella sua opera Les Poètes maudits, si propose l’intendo di rendere loro giustizia. Verlaine attribuisce l’appellativo di maudit a Tristan Corbière, Marcelline Desbordes-Valmore (unica donna del gruppo), Villiers de l’Isle-Adam, a se stesso con lo pseudonimo di Pauvre Lelian, nonché ai più famosi Arthur Rimbaud e Stéphan Mallarmé. L’opera di Verlaine si configura quindi come un manifesto della poesia maledetta.
Tali poeti, non riconoscendosi nella realtà, tentano metodi talvolta autodistruttivi per indagarne di nuove, attraverso forme provocatorie e di ribellione. In una società decadente, la poesia è l’unica realtà superiore nella quale il poeta può rifugiarsi. Le parole utilizzate sono dunque scudi, e il poeta, avendo la capacità di scrutare queste realtà è “veggente”, perché in grado di rivelare realtà altrimenti sconosciute; non più vate, ma ancora detentore di una conoscenza superiore. La poesia è l’unico strumento ancora capace di illuminare l’ignoto e quelle zone dell’animo umano che restano in ombra.
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Articolo aggiornato il: 07/09/2025