Nel corso dei secoli, l’uomo ha cercato di rispondere a domande profonde sulla morte e sull’aldilà per razionalizzare eventi di cui teme l’imperscrutabilità. Il mito (dal greco mỳthos, “racconto”) è una delle prime forme con cui le civiltà antiche hanno affrontato questi dubbi. Nel decimo e ultimo libro del dialogo La Repubblica, scritto attorno al 370 a.C., il filosofo Platone affronta il mistero dell’aldilà e del libero arbitrio attraverso un racconto escatologico di fondamentale importanza: il mito di Er.
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Il racconto di Er: un viaggio nell’aldilà
Il mito narra la storia del soldato Er, originario della Panfilia, caduto in battaglia. Il suo corpo, ritrovato dopo dieci giorni, non mostra segni di decomposizione. Mentre si trova sulla pira funebre, pronto per essere cremato, Er ritorna in vita e racconta ciò che ha visto. La sua anima, giunta nell’aldilà, si è trovata di fronte a dei giudici il cui compito era valutare le anime. Essi indirizzavano i giusti verso il cielo, attraverso una voragine a destra, e gli ingiusti nelle profondità della terra, a sinistra. Dopo un viaggio di 1000 anni di beatitudine o di sofferenza – durante il quale ogni azione, giusta o ingiusta, veniva ripagata con una ricompensa o una pena dieci volte superiore – le anime si riunivano in un prato. Er osserva che solo le anime dei tiranni e degli peccatori incalliti, come Ardieo, non potevano risalire, condannate a pene eterne.
La scelta della vita e il ruolo delle Moire
Dopo sette giorni, le anime vengono condotte al cospetto di Ananke (la Necessità), che regge il fuso cosmico su cui girano le sfere celesti. Accanto a lei siedono le sue tre figlie, le Moire: Lachesi (il passato), Cloto (il presente) e Atropo (il futuro). Un araldo divino dispone le anime e proclama le parole di Lachesi: le anime stesse sono responsabili della scelta della loro prossima vita. Non sarà un dàimon (uno spirito guida) a essere assegnato a loro, ma saranno loro a scegliere il proprio dàimon e, con esso, il proprio destino. La celebre frase sancisce questo principio: “La responsabilità è di chi sceglie; il dio non è responsabile” (Repubblica, X 617e).
L’ordine di scelta è determinato dalla sorte, ma Platone sottolinea che il numero di “modelli di vita” disponibili è molto più grande del numero delle anime, garantendo anche all’ultimo la possibilità di una vita felice. La scelta, quindi, dipende dalla saggezza dell’anima. Er racconta che la prima anima a scegliere, reduce da una vita virtuosa vissuta solo per abitudine, sceglie accecata la vita di un tiranno, pentendosene amaramente subito dopo. Al contrario, le anime che hanno sofferto, come quella di Odisseo, scelgono con più ponderazione: stanco di avventure, egli sceglie per ultimo la vita modesta e tranquilla di un uomo comune.
Fase del viaggio | Descrizione dell’evento |
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1. Giudizio | Le anime vengono giudicate e inviate in cielo (giusti) o sottoterra (ingiusti). |
2. Viaggio millenario | Un periodo di 1000 anni di premi o punizioni proporzionati alla vita passata. |
3. La scelta | Le anime, guidate dalla loro esperienza, scelgono liberamente la loro prossima vita. |
4. Conferma del destino | Le moire Cloto e Atropo ratificano e rendono immutabile il destino scelto. |
5. Reincarnazione | Dopo aver bevuto l’acqua dell’oblio dal fiume Lete, le anime si reincarnano. |
Il fiume Lete e la reincarnazione
Dopo aver scelto, ogni anima viene assegnata a Lachesi, che le affida il dàimon prescelto. Successivamente, Cloto conferma il destino e Atropo lo rende immutabile. Le anime vengono poi condotte alla pianura del Lete, il fiume dell’oblio. Qui, tutte devono bere una certa quantità della sua acqua per dimenticare l’esperienza passata. Le anime più sagge bevono con moderazione, conservando una traccia della conoscenza acquisita, mentre le meno prudenti bevono smodatamente, dimenticando tutto. Infine, un terremoto a mezzanotte le lancia verso la loro nuova nascita. Solo a Er viene impedito di bere, affinché possa tornare tra i vivi e testimoniare ciò che ha visto, come un messaggero per l’umanità.
Spunti di riflessione: la morale del mito
Il mito di Er, che chiude un’opera dedicata alla giustizia, è un potente monito sulla responsabilità individuale. I temi principali sono l’immortalità dell’anima, che attraverso la metempsicosi (reincarnazione) affronta un ciclo di purificazione, e la stretta connessione tra caso e libero arbitrio. Sebbene il caso determini l’ordine della scelta, la qualità della vita futura dipende unicamente dalla conoscenza e dalla saggezza dell’anima. Platone, come attestato anche in fonti accademiche consultabili online (ad esempio una traduzione commentata della Repubblica a cura dell’Università di Pisa), afferma che la divinità è innocente rispetto al destino degli uomini. La vera libertà, per Platone, non risiede nell’assenza di costrizioni, ma nella capacità di scegliere il bene basandosi sulla conoscenza. La memoria (simboleggiata dalla moderazione nel bere al fiume Lete) è fondamentale: solo ricordando le conseguenze delle azioni passate si può compiere una scelta giusta e vivere una vita felice. L’obiettivo ultimo, come si legge nel testo integrale disponibile in archivi digitali come il Perseus Digital Library, è dimostrare che la giustizia è vantaggiosa sia in questa vita che nella prossima.
Photo Credit per l’articolo sul Mito di Er: Freepik
Articolo aggiornato il: 19/09/2025