Nighthawks di Hopper. Analisi dell’opera

Nighthawks di Hopper

Analisi di Nighthawks di Hopper, uno dei dipinti più celebri e affascinanti del XX secolo.

È notte fonda, una strada buia e deserta dove l’unico edificio illuminato è un ristorante con poche sagome umane all’interno. Questo è quello che vediamo all’interno di Nighthawks di Hopper, uno dei dipinti che oltre a essere una vivida testimonianza dello slancio artistico degli Stati Uniti nel ‘900 è divenuto anche uno dei più iconici e riconoscibili del pittore.

Edward Hopper, biografia dell’autore

Prima di addentrarci nell’analisi del dipinto è tuttavia necessario conoscere il suo autore, Edward Hopper.

Nato il 22 luglio 1882 nella cittadina di Nyack, sulle rive del fiume Hudson, Hopper cresce all’interno di una famiglia borghese. Nel 1900 entra nella New York Art of School, un ambiente che lo stimola culturalmente e dove prende il diploma nel 1906, anno anche del suo viaggio in una Parigi viva e pulsante di avanguardie artistiche. Hopper, in particolare, subì il fascino dell’Impressionismo.

Tornato a New York, per mantenersi disegna locandine per un’agenzia pubblicitaria e nel 1923 conosce l’artista Josephine Nivision, con la quale si sposa l’anno seguente. Ella fa da modella ai soggetti femminili delle sue opere, anche se il rapporto tra i due è molto tormentato a causa della diversità dei loro caratteri: Hopper amava il silenzio e la tranquillità, mentre Josephine aveva un carattere più estroverso ed espansivo.

Nel 1924 Hopper espone le proprie opere alla Rehn Gallery, incontrando il favore di critica e pubblico. Le sue tele iniziano ad essere acquistate da musei ed accademie come il MoMA di New York, che nel 1930 acquista il dipinto House by the Railroad. Nel 1942 dipinge quello che è il suo dipinto più celebre, ovvero Nighthawks: un’opera che sintetizza lo stile del pittore, spinto dalla volontà di rappresentare piccole scene di vita quotidiana, trasformate in istantanee della solitudine e della malinconia.

A partire dagli anni ’50 Hopper inizia a capire che non c’è più spazio per lui sulla scena artistica. Negli Stati Uniti inizia ad affermarsi l’Espressionismo astratto, portando un nuovo modo di fare arte. Morirà nel 1967 e dieci mesi dopo l’amata/odiata moglie Josephine lo seguirà.

Nighthawks di Hopper. Analisi

Hopper dipinse questo olio su tela nel 1942 e fu acquistato per 3000 dollari dall’Art Institute di Chicago, dove è tuttora esposto.

Il titolo Night Hawks (scritto staccato) si traduce in italiano con “falchi notturni” e si ritrova in una pagina di un quadernino che Hopper portava sempre con sé, dove disegnava gli schizzi dei propri dipinti. Inoltre sembra che fu Josephine a suggerire al marito tale titolo, in riferimento a uno dei personaggi del dipinto: l’uomo seduto al tavolino del ristorante, il cui naso ricorda proprio il becco di un’aquila.

La scena è quella di un strada notturna e deserta. I palazzi e gli edifici vari sono spenti a eccezione di un ristorante, al cui bancone sono riunite quattro figure. Al centro c’è il barista e attorno tre figure: un uomo di spalle che sta bevendo e un uomo e una donna che non hanno il minimo contatto tra di loro. Sono seduti vicini, ma entrambi sono immersi nei propri pensieri: lui sta fumando, lei sta mangiando qualcosa. L’interazione tra i protagonisti sembra particolarmente assente e questo particolare ricorda moltissimo L’Assenzio di Degas, dove anche in quel caso troviamo due figure allineate e con lo sguardo perso (testimonianza del fascino suscitato dall’Impressionismo su Hopper).

Il tema del quadro di Hopper è quindi la solitudine, che  ha come sfondo gli Stati Uniti. Ma non gli Stati Uniti luccicanti, festaioli, contornati da musica jazz e dallo sfarzo dei grandi palazzi. Non sono nemmeno l’emblema di quella terra di libertà e di democrazia che a molti europei del ‘900 apparivano. Sono piuttosto un paese buio, eclissatosi nel proprio silenzio.

Non dimentichiamoci che Hopper dipinge l’opera nel 1942. I tamburi di morte della Seconda Guerra Mondiale risuonano e gli USA stanno facendo di tutto per divenire la potenza mondiale che tutti conoscono, attraverso reclutamenti nel corpo dei marines e una politica economica che serviva per finanziare gli armamenti. Tutto molto bello per dare “decoro alla facciata”, ma per i cittadini comuni era lo stesso? Ovviamente no.

Il bar presente in Nighthawks di Hopper diventa un piccolo microcosmo che descrive la tristezza, la solitudine e la malinconia di un intero popolo. Magari la giovane signora che vediamo addentare il panino starà pensando al proprio fidanzato che si è arruolato nell’esercito, l’uomo che fuma pensa e quelli che bevono avranno perso il loro lavoro e cercando di dimenticare questo dispiacere si abbandonano ai loro vizi.

Interessante diventa quindi la figura centrale del barista, che cerca di costruire un piccolo dialogo con i tre avventori. Gli starà chiedendo il perché del loro umore triste? O starà semplicemente prendendo un’ordinazione? O magari starà dicendo loro che il bar è in orario di chiusura e che quindi devono andarsene, ritornando così nel buio della città pronto a rimarcare il senso di abbandono?

Da qualunque angolazione si veda, Nighthawks di Hopper è uno dei quadri divenuti emblema dell’alienazione, del senso di solitudine, della tristezza e della malinconia che pervadono l’uomo disincantato.

Fonte immagine copertina:
https://artslife.com/2019/09/28/la-lunga-notte-di-edward-hopper-come-da-un-blackout-nacque-nighthawks/

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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