Prigioni più pericolose al mondo: dove e quali sono

Le 5 prigioni più pericolose al mondo: dove e quali sono

La prigione o carcere, assolve da tempo immemore la sua funzione di rieducare, riformare ed inserire nuovamente nella società quei soggetti un tempo ritenuti pericolosi o dannosi, attraverso un percorso educativo e di crescita personale. O almeno, questo dovrebbe essere il suo scopo.
Purtroppo, la realtà ci mostra uno scenario completamente diverso. Spesso le prigioni a causa di fattori quali gli scarsi servizi igienici, il sovraffollamento e la violenza tendono a divenire luoghi pericolosi e degradati.
Vediamo insieme quelle che sono, ad oggi, alcune tra le prigioni più pericolose al mondo.

Diyarbakir, Turchia

In testa alla classifica troviamo Diyarbakir, Turchia. Simbolo del colpo di stato avvenuto nel 1980, è il penitenziario con più violazioni dei diritti umani per carcerati. Questi ultimi sono costantemente esposti alle più svariate forme di tortura e sottoposti a terribili atti quotidiani di violenza. Privazione del sonno, sorveglianza costante, esercizio fisico a temperature estreme sono solo alcune tra le più blande forme di violazione dei diritti dei detenuti. Ciò che rende questo posto ancora più spaventoso è l’incarcerazione dei bambini, condannati spesso all’ergastolo. Il regista turco, Cayan Demirel, ha realizzato un documentario Prison No 5: 1980-1984 che raccoglie le testimonianze dei pochi sopravvissuti alle torture del carcere di Diyarbakir.

Gitarama central prison, Rwanda

Al secondo posto, tra le prigioni più pericolose, troviamo la Gitarama central prison, a sud-est di Kigali, capitale del Rwanda. La problematica principale della prigione? Il sovraffollamento. Nonostante possa ospitare circa 500 detenuti, ad oggi ne detiene quasi 7.000. Parliamo di veri e propri muri di persone, accatastate le une sulle altre, costrette a stare in piedi per ore, sviluppando spesso infezioni e malattie mortali. Il tasso di mortalità, particolarmente elevato, si aggira tra i 5-10 morti al giorno. Anche qui, due giornalisti Rai, Marcella De Palma e Beppe Vitale, hanno realizzato nel 1995 un reportage volto a testimoniare le terribili condizioni di vita nel carcere.

Rikers Island, New York

Terza in classifica, tra le prigioni più pericolose, è Rikers Island, New York. Ospita circa 15.000 detenuti, ed è nota soprattutto per quella che viene ormai definita una «cultura dell’abuso». Ci sono state numerose indagini che hanno testimoniato le terribili pratiche in vigore nella prigione di Rikers Island. Le guardie carcerarie spesso incitano i detenuti a risse, oltre a praticare ordinari atti di violenza nei loro confronti. L’uso eccessivo della pratica dell’isolamento, della durata di circa 43 giorni, ha comportato la reclusione dei detenuti per settimane, compromettendo in maniera irreversibile le loro facoltà mentali. Oltre il 48% degli adolescenti qui rinchiusi ha diagnosticato disturbi mentali. Grazie alle innumerevoli indagini svolte il consiglio della città di New York ne ha ordinato la chiusura entro il 2026. 

Petak Island, Russia

È una prigione di massima sicurezza nota anche con il nome di Black Dolphin. Situata sul Lago Bianco, i detenuti passano 22 ore al giorno chiusi nelle proprie celle senza servizi igienici né docce. Hanno a disposizione solo 90 minuti di aria e possono ricevere solo 2 visitatori l’anno. A differenza delle altre menzionate in precedenza, non è sovraffollata poiché ospita solo 500 detenuti, i quali però si sono macchiati dei crimini più efferati.

Bang Kwang, Tailandia

Ultima tra le prigioni più pericolose, è nota in Tailandia con il nome di «Big Tiger». È stata costruita nel 1930 per ospitare i detenuti con una condanna uguale o superiore ai venticinque anni. Ne contiene ad oggi 8.000, nonostante la sua capienza sia di 3.500 persone. È, senza ombra di dubbio, il carcere più temuto del paese. Tutti i detenuti per i primi tre mesi dal loro ingresso in prigione sono obbligati a portare delle catene alle gambe. Il problema più evidente, oltre a quello del sovraffollamento, è la scarsità di servizi igienici e del cibo. Ai detenuti spetta una sola ciotola di riso e verdure, mentre il resto può essere acquistato alla mensa. Esiste al suo interno una vera e propria gerarchia di potere per cui i prigionieri più poveri svolgono lavori per quelli più ricchi. Ai detenuti viene comunicata la condanna alla pena di morte due ore prima dell’esecuzione.

Come emerge dalla classifica, lo scopo ultimo dei penitenziari menzionati sembra non essere la rieducazione dei detenuti, quanto piuttosto la loro totale disumanizzazione, che nel migliore dei casi può portare a danni fisici e psicologici.

Fonte immagine: Pixabay

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