Un proverbio cinese per amico, ovvero insegnamenti pronti ad accompagnarci in ogni situazione della nostra vita. Il numero dei proverbi cinesi sembra essere molto consistente; ci facciamo spazio in questa distesa semisconosciuta e ne scegliamo alcuni tra i più filosofici.
Il proverbio è un detto popolare che con incisività e sintesi accoglie in sé una morale o una norma tratti dall’esperienza. Se pensiamo ad un proverbio, pensiamo alla saggezza (in un contesto che è proiettato nel passato e nella tradizione) ed ogni volta che ne pronunciamo uno è facile per noi ricondurlo all’immagine di un anziano signore, dal volto scavato o magari bello cicciottello, con i capelli e la barba bianca, una pipa in bocca e le rughe degli occhi che sorridono. Perché no, potremmo pensare all’archetipo junghiano del Vecchio Saggio dei sogni simbolo di sapienza, riflessione, risorsa di esperienze e qualità morali. Volendo dare un corpo al proverbio, potremmo dire che esso è il senex, il genitore dei nostri genitori: un ottimo consigliere e amico in momenti critici o dilemmatici.
Schiettezza, ilarità e popolarità dei proverbi italiani, spesso dialettali, sono noti a tutti. Può accadere, però, di ritrovarsi ad usare proverbi cinesi inconsapevolmente, senza riconoscerne la loro vera origine.
Proverbi cinesi: un viaggio nella saggezza orientale
Proverbi e “chengyu” cinesi: origini e differenze
Nella lingua cinese i proverbi – così come i segni zodiacali – occupano un ruolo molto importante e saper padroneggiare con abilità la lingua significa conoscere almeno parte di quei proverbi che appartengono alla sua tradizione e che sono testimonianza della saggezza delle sue più antiche generazioni. Uno straniero che li inserisce nella conversazione informale sarà apprezzatissimo dal suo interlocutore cinese. I proverbi che in primis costituiscono la più profonda espressione dell’Antica Cina sono i “chengyu” (成語/成语 Chéngyǔ), frasi idiomatiche formate da soli quattro caratteri. Un proverbio cinese può essere anche molto più lungo. I “chengyu” hanno spesso un’origine letteraria, e derivano da racconti o aneddoti tratti dai classici della letteratura cinese. I proverbi, invece, hanno un’origine più popolare e sono spesso tramandati oralmente.
Legati alla tradizione, i proverbi cinesi nascono in un contesto popolare e quindi basso: nelle aree rurali, presso i contadini essi sono perlopiù collegati a miti e leggende di cui ne sintetizzavano l’insegnamento, tuttavia molti traggono la loro origine dalla tradizione letteraria dei classici. Da una divulgazione unicamente orale, si passa per i “chengyu” a piccole raccolte scritte. Arricchendosi col tempo, la realizzazione di libri di “chengyu” richiedeva il contributo di burocrati che avessero studiato i classici: opere di maestri come Confucio o Mencio avevano un’importanza pari a quella che ha la Bibbia per i cristiani. Da letteratura popolare, presto quella dei proverbi diviene letteratura minore della grande tradizione: una sorta di seconda lingua nazionale (tali frasi idiomatiche non seguono la classica struttura grammaticale né la sintassi del cinese parlato attualmente) che viene inserita nello studio dei classici nei programmi scolastici cinesi. Essi sono oggi considerati parte fondamentale della cultura cinese.
Come si usano i proverbi cinesi nella lingua moderna?
I proverbi cinesi sono ancora oggi ampiamente utilizzati nella lingua parlata e scritta. Vengono usati per esprimere concetti complessi in modo semplice e diretto, per dare consigli, per esprimere un’opinione o per commentare una situazione. Sono spesso utilizzati nei discorsi, negli articoli di giornale, nei libri e nei film. Conoscere e utilizzare correttamente i proverbi cinesi è un segno di padronanza della lingua e di profonda comprensione della cultura cinese.
10 proverbi cinesi per riflettere sulla vita
Come già detto, i “chengyu” (proverbio cinese / detti cinesi) sono frasi idiomatiche formate da quattro caratteri. Sappiamo che la grafia cinese prevede per ogni carattere (nel linguaggio specifico logogramma) un significato, quindi è importante per comprendere il senso di ogni “chengyu” carpire l’associazione e quindi il messaggio profondo che vi è tra i quattro caratteri che spesso sono parole di uso comune capaci di sintetizzare intere storie. È inoltre importante conoscere il contesto storico-culturale in cui nascono i proverbi, soprattutto per i “chengyu”. Analizziamone alcuni.
La riva dell’est imita l’aggrottare le sopracciglia (东施效颦)
Questo “chengyu” trae la sua origine dalla storia di due donne vissute nello stato cinese dello Yue: una bellissima, chiamata Xīshī (西施, riva ovest) viveva sulla riva ovest del fiume. L’altra, chiamata Dōngshī (东施, riva est), era invece brutta. Rifiutata dalla gente, decide quindi di imitare l’altra donna in ogni suo gesto. Persino l’aggrottare delle sopracciglia, che se per la prima non aveva alcun effetto sul viso generoso, per Dōngshī era un aggravare la sua bruttezza. Al contrario di quanto la donna sperava di ottenere, il suo tentativo di emulare la più bella la rese ridicola agli occhi di tutti. Insegnamento: imitare gli altri per riceverne lo stesso consenso comporta conseguenze opposte. Prima di piacere agli altri, bisogna piacere a se stessi. Potremmo a questo proposito citare Confucio: “Non preoccuparti se gli altri non ti apprezzano. Preoccupati se tu non apprezzi te stesso.”
Estrarre i germogli per aiutarli a crescere (揠苗助长 – yamiao zhuzhang)
È una possibile traduzione di uno “chengyu” che deriva da una storia contenuta nel “Mencio”, una raccolta di dialoghi di cui è, probabilmente, autore il filosofo stesso. La storia narra di un contadino che, impaziente per la troppo lenta crescita dei germogli di riso, decide di estrarli di qualche centimetro dal terreno. Convinto di aver accelerato la loro crescita, ne provoca in realtà l’avvizzimento. Questa espressione viene usata per criticare chi non rispetta l’andamento naturale delle cose per ambizione o impazienza. Una sorta di “chi va piano, va sano e va lontano, chi va forte va incontro alla morte.”
Gli uomini non possono vivere senza faccia così come gli alberi non possono vivere senza corteccia (ren hou lian, shu hou pi — 人后脸,树后皮)
Questo proverbio è molto interessante per scoprire uno degli aspetti fondamentali della cultura cinese. Esso fa riferimento al concetto di mianzi (“la faccia dei cinesi”) molto caro alla popolazione: il concetto di faccia è quello su cui i cinesi basano la loro vita sociale. Comportarsi in modo corretto o “armonioso” (come affermava Confucio) è fondamentale per ogni cinese che voglia “salvare la faccia” o meglio mantenere una reputazione dignitosa. “Diu manzi” (perdere la faccia) significa perdere valore, dignità e prestigio.
Colui che chiede è uno stupido per cinque minuti. Colui che non chiede è uno stolto per sempre
Tra le più belle frasi di saggezza. L’autore è Confucio, il proverbio parla da sé e ci aiuta a sconfiggere quel velo di insicurezza che spesso ci divide dal porre domande. La curiosità e il sapere sono la strada verso la libertà.
Le grandi anime hanno volontà, quelle deboli solo desideri
Al desiderio segue l’azione affinché esso si avveri. L’azione dipende esclusivamente dalla nostra volontà. Ognuno è artefice del proprio destino.
Un viaggio di mille miglia comincia con un singolo passo (千里之行,始于足下 – qiānlǐ zhī xíng, shǐ yú zú xià)
Questo proverbio, attribuito a Lao Tzu, fondatore del Taoismo, ci ricorda che anche le imprese più grandi e difficili iniziano con un piccolo passo. Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalla lunghezza del cammino, ma concentrarsi sul presente e compiere un passo alla volta. La perseveranza e la costanza sono fondamentali per raggiungere i propri obiettivi.
Non temere di procedere lentamente, temi soltanto l’immobilismo (不怕慢, 就怕站 – bùpà màn, jiù pà zhàn)
Questo proverbio ci esorta a non temere la lentezza, purché ci sia un progresso costante. L’importante è non fermarsi e continuare ad andare avanti, anche a piccoli passi. L’immobilismo è il vero nemico del successo e della realizzazione personale.
Un libro è come un giardino che si può custodire in tasca (书本如一座可以放在口袋里的花园 – shūběn rú yīzuò kěyǐ fàng zài kǒudài lǐ de huāyuán)
Questo proverbio paragona i libri a un giardino portatile, ricco di bellezza, conoscenza e nutrimento per la mente. I libri sono una fonte inesauribile di sapere e di crescita personale, e ci permettono di viaggiare con la fantasia e di scoprire nuovi mondi.
Se hai un problema che può essere risolto, non c’è bisogno di preoccuparsi. Se hai un problema che non può essere risolto, non serve a niente preoccuparsi (有可以解决的问题,不用担心。有无法解决的问题,担心也没用 – yǒu kěyǐ jiějué de wèntí, bùyòng dānxīn. yǒu wúfǎ jiějué de wèntí, dānxīn yě méi yòng)
Questo proverbio ci invita a un approccio pragmatico e razionale ai problemi. Se un problema può essere risolto, bisogna agire per risolverlo. Se un problema non può essere risolto, è inutile preoccuparsi, perché non possiamo farci niente. Bisogna accettare la situazione e concentrarsi su ciò che possiamo controllare.
Il miglior momento per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo miglior momento è ora (种一棵树最好的时间是二十年前。其次是现在 – zhǒng yī kē shù zuì hǎo de shíjiān shì èrshí nián qián. qícì shì xiànzài)
Questo proverbio ci ricorda che non è mai troppo tardi per iniziare qualcosa di nuovo e per investire nel nostro futuro. Anche se non abbiamo agito in passato, possiamo sempre iniziare oggi. Ogni momento è buono per piantare i semi del nostro domani.
Conclusioni: l’eredità dei proverbi cinesi
I proverbi e i “chengyu” che appartengono all’affascinante cultura cinese sono ancora tantissimi. Consultabili online, ma non solo, rappresentano un patrimonio di saggezza millenaria che continua a essere attuale e rilevante anche ai giorni nostri. Ci offrono spunti di riflessione, consigli preziosi e una prospettiva unica sul mondo e sulla vita. Approfondire la conoscenza dei proverbi cinesi significa arricchire la propria cultura e aprire la mente a nuovi orizzonti di pensiero.
Fonte immagine dell’articolo “Un proverbio cinese per amico, i 5 più filosofici”, qui.