Riletture di miti classici, le migliori 5

Riletture di miti classici, le migliori 5

“Raccontare storie è un’esigenza di base dell’essere umano e una precondizione umana universale” scrive in uno dei suoi libri l’etnologo Kurt Ranke, a cui viene spesso attribuito il merito di aver coniato il termine “homo narrans”. In nessun punto della storia dell’umanità è esistita una comunità che non avesse delle proprie storie (e con questo termine ci riferiamo ai miti, le eventuali riletture, alla prosa, alla poesia e ai racconti orali che vengono tramandati in tutte le civiltà a partire dagli albori della società); dopotutto le storie raccontano noi chi siamo, il nostro vivere e di quello che è stato il nostro vissuto.

La scrittrice danese Isak Dinesen credeva che qualsiasi dolore può essere sopportato se è possibile trasformarlo in storia; le storie possono, infatti, diventare uno strumento di sopravvivenza: che sia quella fittizia della Scheherazade delle “Mille e una notte”, che intreccia una complicata tela di racconti per rimandare la propria esecuzione e salvare le sue coetanee dall’ira contro il genere femminile di un re crudele, o quella spirituale e emotiva di un poeta come Gregory Orr, che grazie all’ispirazione proveniente dai miti classici, ad artisti come Keats o Dickinson, e, in particolar modo, alla vicenda biblica di Caino e Abele riesce a comprendere e accettare la morte del fratellino, avvenuta accidentalmente per mano sua, e a trasformare il dolore in poesia (tra queste vi sono varie riletture di miti, come quella di Orfeo e Euridice).

Non è un caso che per noi occidentali siano le storie, i miti e, più di ogni altra cosa, le idee provenienti dall’antica Grecia e dall’Impero Romano a trascendere il proprio tempo e adattarsi in varie riletture al nostro: tra i tanti possibili esempi di icone del mondo classico i cui ideali sono ancora attuali ricordiamo lAntigone di Sofocle che rimane un simbolo di coraggio per le donne e non solo nei confronti di atti di disumanità giustificati con la legge o la vicenda delle Supplici di Eschilo che tramanda a noi un ideale di ospitalità più che necessario in questo periodo storico.

Il patrimonio culturale del mondo classico rappresenta un filo che lega il passato al presente ed è un punto di partenza essenziale per il futuro. Ecco 5 delle migliori riletture di miti classici:

5. Averno (Louise Glück)

“Egli la prende tra le braccia.
Vorrebbe dire ti amo, niente può farti del male.
Ma pensa
questa è una bugia, quindi alla fine dice sei morta, niente può farti del male
che gli sembra un inizio più promettente, più vero.”

Averno è una raccolta di poesie scritta dal Premio Nobel per la letteratura Louise Glück che descrive la discesa negli inferi (l’Averno è infatti l’ingresso degli inferi nella mitologia latina) di una donna, ispirata al mito di Persefone. Le poesie dedicate a Persefone sono probabilmente le più belle:  tra i numerosi miti greci questo è uno dei più popolari ed stato oggetto di molte riletture moderne che cercano di restituire a Persefone potere rendendo il suo matrimonio al dio Ade una sua scelta della giovane piuttosto che il risultato di un rapimento; Glück, al riguardo, scrive “gli studiosi dibattono le sensazioni della vergine: ha collaborato al suo stupro, o è stata drogata, violata contro la sua volontà, come spesso avviene alle ragazze moderne” ma arriva alla conclusione che i personaggi del mito sono parti di un dilemma e non persone: “una contesa tra la madre e l’amante- la figlia è solo carne.”

4. A viso scoperto (C. S. Lewis)

“Lasciare la propria casa- perdere te, Maia- perdere la propria innocenza- portare in grembo un figlio- sono tutte morti. Non sono, dunque, convinta che questa morte verso la quale mi avvio non sia la migliore tra queste possibilità”.

A viso scoperto è una delle più famose (sebbene fu in un primo momento ignorata) riletture del mito di Amore e Psiche. Il romanzo fu scritto da C. S. Lewis (che la considerava la sua opera migliore), raccontata dal punto di vista di una delle sorelle della giovane, Oural (o Maia), ed è un’invettiva che quest’ultima lancia contro gli dèi e il fato. Oural, al contrario della sorella maggiore del mito originale, non odia Psiche ma ha per lei un affetto profondo e prova, invece, risentimento verso il dio che la porta via, con il quale non può competere e non può affrontare in nessun modo. Sebbene sia Oural il personaggio principale (e meglio reso) Psiche è sicuramente centrale nella storia e la sua riflessione su come la morte e il matrimonio non siano così dissimili per una ragazza (richiamando vagamente il mito di Ifigenia) e anche la sua naturale propensione verso la morte sacrificale che non vede come un male da sopportare ma come parte del proprio destino, un portale verso una vita più autentica, la rende particolarmente interessante.

3. Cassandra (Christa Wolf)

“Faccio la prova del dolore. Come il medico punge un arto per verificare se è insensibile, così io pungo la memoria. Prima che moriamo, può darsi che muoia il dolore”.

Cassandra è una principessa troiana, figlia di Priamo ed Ecuba e sacerdotessa di Apollo, il quale, invaghitosi della giovane, le concede il dono della profezia ma la punisce quando lo respinge (o è incapace di concedersi a lui) facendo in modo che ogni suo vaticinio non venga mai creduto. Cassandra di Christa Wolf  è una delle più amate tra le riletture di miti classici, è un romanzo sotto forma di un lungo monologo della principessa, ora schiava di Agamennone, che, a poche ore dalla propria morte per mano di Clitemnestra, ripercorre tutta la propria vita e le proprie sventure. Cassandra è un libro che oltre a narrare in maniera personale e struggente la vicenda della sfortunata profetessa, funge da metafora della marginalizzazione subita dalle donne in una società patriarcale come lo è la mitica Troia ma anche la Germania in cui ha vissuto la Wolf.

2. Orestea (Robert Icke)

Oreste: non poteva che finire così. Lei era morta già dal principio.”

L’Oresteia di Eschilo è forse il più grande dramma familiare mai scritto ed ha, per questo motivo, subito innumerevoli riletture e adattamenti nel corso di millenni e, trai moderni, quello di Robert Icke è sicuramente tra i migliori. La casa di Atreo d è maledetta da un peccato ancestrale commesso dai suoi proprietari, un peccato che non risparmia nessuno dei suoi abitanti e che li spinge in un ciclo di odio e vendetta destinato a non terminare neppure con l’assoluzione divina. Icke fa un ottimo lavoro nella sua rappresentazione dei personaggi (Agamennone e Ifigenia più di tutti) e nel rendere evidente che la tragedia è una macchina perfetta: non lascia scampo e fa in modo che colui che uccide sia innocente tanto quanto la persona che viene uccisa, tutto dipende dal ruolo che ti viene assegnato.

1. Lavinia (Ursula K Le Guin)

“Non è la morte che ci permette di comprendere l’un l’altro ma la poesia”

La principessa Lavinia è la sposa di Enea e nel poema originale non parla né appare rilevante se non per il suo ruolo scatenante nella guerra come l’Elena omerica senza, purtroppo, che Virgilio le dia l’attenzione necessaria a renderla complessa. L’intento di Le Guin non è quello di raccontare “la vera storia” (come affermano tanti autori di riletture di miti) di Lavinia ma invece intende dare voce ad un personaggio secondario di un capolavoro, come aveva fatto lo stesso Virgilio con Enea, ed espandere, dunque, un’opera amata; Lavinia è una vera e propria lettera d’amore all’Eneide e un interessante studio sul rapporto tra autore, personaggi e lettori, destino e libertà personale. Le Guin sa bene che i personaggi dell’Eneide non sono persone ma strumenti e, di conseguenza, Lavinia sarà sempre nulla di più della personificazione della sua terra (che prenderà infatti il suo nome) conquistata da Enea, Turno sarà sempre il guerriero (con caratteristiche tipicamente omeriche) e il sacrificio attraverso il quale Enea abbandonerà il proprio ideale di pietà e Enea sarà intrappolato dal suo destino di fondatore di una dinastia che non vedrà neppure mai fiorire; ciò nonostante Virgilio conferisce a Enea, nelle parole dello studioso Adam Parry, “una voce privata di rimpianto” e allo stesso modo Le Guin riesce a dare a Lavinia una splendida voce resa ancora più vivida dalla consapevolezza che la principessa sente verso la propria strana esistenza da personaggio.

Fonte immagine:  Pixabay

A proposito di Alessia Robustelli

Vedi tutti gli articoli di Alessia Robustelli

Commenta