In questo articolo approfondiremo i riti funebri nell’antico Egitto, pratiche molto lontane dalla nostra epoca ma molto attuali e moderne rispetto ai tempi in cui venivano praticate in termini di medicina e scienza, buona lettura!
Anubi, il dio della morte
I riti funebri e il culto dei morti erano elementi fortemente insiti nella cultura egizia, in quanto essi credevano fortemente in una vita dopo la morte e in un aldilà. La loro religione politeista prevedeva infatti la presenza di un Dio della morte, Anubi, con la testa di sciacallo e il corpo di uomo. Egli è il corrispettivo egizio di Caronte: si occupa infatti non solo di proteggere il culto funebre e la mummificazione, ma anche di condurre le anime all’altro mondo, pesarne il cuore per giudicare i loro eventuali peccati e condurre le anime ad Osiride. La sua presenza durante la mummificazione era così importante che durante l’operazione uno dei medici che si occupava della salma doveva necessariamente indossare la maschera di Anubi, quasi a reincarnarne la presenza durante quel delicato momento.
Riti funebri: la preparazione alla vita ultraterrena
Gli egizi erano convinti che per poter condurre una vita dignitosa nell’aldilà era necessario che la salma del defunto venisse trattata con estrema cura ed attenzione durante i riti funebri, e soprattutto che venisse imbalsamata, in quanto l’anima avrebbe continuato ad abitarne il corpo. Oltre alla conservazione del corpo, al defunto veniva donato anche l’occorrente per poter sopravvivere e sfamarsi durante il viaggio: cibo, acqua, gioielli preziosi e tanti altri oggetti accompagnavano la salma in questo percorso, come ad esempio la maschera che ne copriva il volto, che aveva il compito di aiutare l’anima a riconoscere il proprio corpo nonostante le usure del tempo. Vi erano due modi di prendersi cura delle salme e di svolgere i riti funebri: la mummificazione e l’imbalsamazione.
- La mummificazione: essa era uno dei riti funebri che poteva sia essere indotto da mano umana sia avvenire per cause naturali: ad esempio alcune di queste salme venivano tumulate in tombe sabbiose, in quanto la presenza di quest’ultima prosciugava i liquidi corporei dei cadaveri e ne favoriva la mummificazione e la preservazione di pelle, capelli e unghie, che restavano intatti. Successivamente, con il progresso della civiltà e l’introduzione dei sarcofagi, fu necessario rivoluzionare il processo. Vennero dunque create diverse tipologie di mummie: esse differivano per prezzo e trattamento, maggiore era il prezzo, maggiore era la resa del processo; alla prima categoria venivano estratti il cervello dal naso e il resto degli organi, per poi essere riempita di oli essenziali e trattata per circa 60 giorni. La seconda categoria invece prevedeva l’introduzione di unguenti e oli all’interno della salma senza però estrarre gli organi, in quanto questi per reazione chimica si sarebbero poi sciolti e sarebbero stati cacciati in un secondo momento; la terza pratica, la più economica, prevedeva il bagno della salma in acque bollenti e la naturale essiccazione all’aria aperta. Al termine di tutte queste pratiche le salme venivano poi ricoperte di bende e chiuse all’interno dei sarcofagi.
- Imbalsamazione: uno dei riti funebri molto più recenti rispetto a quella della mummificazione, era inizialmente riservata esclusivamente ai più ricchi o ai funzionari di corte, ed era proprio Anubi ad essere il patrono degli imbalsamatori. I corpi sottoposti a questo processo venivano privati del cervello tramite l’estrazione dalle cavità nasali e di tutti quanti gli organi, tranne il cuore (sede della coscienza secondo la loro credenza) ed i reni a causa della loro impervia posizione. La loro estrazione avveniva invece tramite una normale incisione sull’addome e una volta fuori venivano disposti all’interno di 4 vasi che venivano posizionati sull’altare vicino al sarcofago; il corpo veniva poi prosciugato dei liquidi tramite l’immersione nel sale e coperto da bende di lino, al termine di questi trattamenti era poi possibile celebrare il funerale
Riti funebri: il funerale
L’ultima parte dei riti funebri era il funerale, che sanciva la partenza definitiva del defunto verso la nuova vita. I vivi si occupavano di celebrare il defunto tramite banchetti e letture e canti di testi sacri, che avrebbero aiutato l’anima a trovare la via. Inoltre prima della sepoltura veniva aperta la bocca della mummia, per aiutarla a respirare l’aria della nuova vita che si accingeva a vivere; il processo terminava poi con la pesatura del cuore, che come accennato prima spettava ad Anubi e gli altri dei egizi assistevano: se il cuore era perfettamente equilibrato allora si aprivano le porte della vita eterna, mentre se appariva troppo leggero o troppo pesante non vi era via di scampo e il percorso (e la vita) finivano lì.
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