La scoperta dell’America ha segnato, secondo la cronologia storica, la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna. Un evento epocale, avvenuto nel 1492 grazie a Cristoforo Colombo, che ha cambiato per sempre la storia del mondo. «Chissà cosa avrebbe scoperto Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada». Con queste parole lo scrittore Jonathan Swift spiegava il carattere casuale della scoperta. Colombo, navigatore genovese, stava infatti cercando una nuova via per le Indie. Il suo arrivo nelle Americhe è un evento le cui conseguenze sono ancora oggi oggetto di studio e dibattito.
Indice dei contenuti: Scoperta dell’America
- 1. Il progetto: “Buscar el Levante por el Ponente”
- 2. La cronaca del viaggio e la scoperta
- 3. Un errore di calcolo che cambiò la storia
- 4. Perché si chiama America? Il ruolo di Vespucci
- 5. Lo scambio colombiano: nuovi alimenti in Europa
- 6. I predecessori di Colombo: i Vichinghi
- 7. L’eredità controversa e l’impatto sui nativi
1. Il progetto: “Buscar el Levante por el Ponente”
Nell’aprile del 1492 Colombo, dopo aver incassato un rifiuto dai Portoghesi, ottenne dai Re Cattolici di Spagna, la regina Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, l’autorizzazione a mettere in atto il suo progetto di «buscar el Levante por el Ponente». L’obiettivo era raggiungere le Indie navigando verso Occidente, aprendo una nuova rotta atlantica. L’idea audace di Colombo maturò dopo la lettura de Il Milione di Marco Polo e si basava sulla convinzione della sfericità della Terra, un concetto già noto agli studiosi del tempo.
2. La cronaca del viaggio e la casuale scoperta dell’America
La partenza avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera, con tre navi e un equipaggio di circa 90 uomini. Il 6 agosto si ruppe il timone della Pinta, costringendo la flotta a uno scalo di un mese a La Gomera, nelle Canarie. Le tre navi ripresero il largo il 6 settembre, spinte dai venti alisei. La navigazione proseguì per oltre un mese senza avvistare terra, causando un crescente nervosismo tra i marinai.
La tensione crebbe a causa di fenomeni sconosciuti come la declinazione magnetica dell’ago della bussola. Il 10 ottobre vi fu un principio di ammutinamento, ma Colombo riuscì a ottenere un accordo: se non avessero avvistato terra entro tre giorni, sarebbero tornati indietro. L’11 ottobre, il ritrovamento di un giunco, un bastone e un fiore fresco riaccese la speranza. Alle due di notte del 12 ottobre 1492, il marinaio Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, gridò “¡Tierra!”. Gli equipaggi sbarcarono su un’isola che i nativi chiamavano Guanahani, battezzata da Colombo con il nome di San Salvador, oggi parte dell’arcipelago delle Bahamas. Tutti i dettagli del viaggio sono conservati nel suo diario di bordo, il cui manoscritto originale è custodito presso l’Archivo General de Indias di Siviglia.
Le tre navi | Caratteristiche |
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Santa María | Una caracca, la più grande delle tre e la nave ammiraglia. Naufragò ad Haiti il 25 dicembre 1492. |
Pinta | Una caravella veloce, da cui avvenne il primo avvistamento della terra. |
Niña | La più piccola delle caravelle, divenne la nave di Colombo per il viaggio di ritorno dopo il naufragio della Santa María. |
3. Un errore di calcolo che cambiò la storia
Cristoforo Colombo arrivò nel Nuovo Mondo per “errore”. Egli sosteneva infatti che la Terra avesse un diametro più piccolo di quello effettivo, basandosi sui calcoli del geografo Toscanelli e sottostimando la circonferenza terrestre. I suoi calcoli erano sbagliati: stimava in appena 4.400 km la distanza dalle Canarie alla costa asiatica, un valore cinque volte inferiore a quello reale. La grande fortuna di Colombo fu che sulla sua rotta trovò un continente intermedio, altrimenti la spedizione sarebbe sicuramente perita per mancanza di provviste.
4. Perché si chiama America? Il ruolo di Vespucci
Se Colombo ha “scoperto” l’America, perché non la chiamiamo “Colombia”? La ragione è che Colombo morì convinto di aver raggiunto le Indie, che chiamò Indie Occidentali. Pensando di essere in Asia, toccò Cuba e Haiti (che chiamò Hispaniola) e credette di essere arrivato in Giappone (Cipango). Fu un altro italiano, il navigatore e cartografo fiorentino Amerigo Vespucci, a capire per primo, durante i suoi viaggi tra il 1499 e il 1502, che quelle terre non erano l’Asia ma un “Mundus Novus”, un Nuovo Mondo. In suo onore, il geografo tedesco Martin Waldseemüller, nel 1507, disegnò una mappa in cui per la prima volta appariva il nome “America”.
5. Lo scambio colombiano: nuovi alimenti in Europa
Dal nuovo continente iniziarono ad arrivare oro e alimenti sconosciuti, che rivoluzionarono l’alimentazione europea. Questo processo è noto come scambio colombiano: il trasferimento di piante, animali, metalli preziosi e persone tra il Vecchio e il Nuovo Mondo, con un impatto enorme su entrambi i continenti.
Dal Nuovo Mondo al Vecchio Mondo | Dal Vecchio Mondo al Nuovo Mondo |
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Mais, patata, pomodoro, cacao, tabacco, fagioli, tacchino, ananas, zucca. | Cavallo, bovini, maiali, grano, canna da zucchero, caffè, vite, vaiolo, morbillo. |
Il pomodoro fu inizialmente ritenuto velenoso e usato solo a scopo ornamentale. La patata fu destinata al bestiame prima di diventare un alimento base. Il mais, invece, ebbe un successo immediato, così come i fagioli, che soppiantarono le varietà europee preesistenti.
6. I predecessori di Colombo: i Vichinghi
Prima di Colombo, altri popoli avevano già raggiunto le Americhe. I più noti sono i vichinghi norreni. Intorno all’anno 1000, l’esploratore Leif Erikson guidò una spedizione che dalla Groenlandia arrivò sulle coste del Nord America, in un luogo che chiamarono Vinland, corrispondente all’odierna Terranova, in Canada. Le prove archeologiche, come l’insediamento di L’Anse aux Meadows, confermano la loro presenza. Tuttavia, i loro insediamenti non furono permanenti e la loro scoperta non ebbe conseguenze globali.
7. L’eredità controversa e l’impatto sui nativi
Quando Colombo arrivò, le Americhe non erano disabitate. Chiamò Indios i popoli che incontrò. L’incontro segnò l’inizio di un rapporto complesso e drammatico, che portò alla decimazione delle popolazioni native. Le cause furono molteplici: le guerre di conquista, lo sfruttamento brutale nelle miniere e nelle piantagioni, e soprattutto lo shock microbico. Malattie come il vaiolo e il morbillo, importate dagli europei e per le quali i nativi non avevano difese immunitarie, causarono un crollo demografico catastrofico, considerato da molti storici un vero e proprio genocidio. La scoperta dell’America, pur essendo un evento di straordinaria portata storica, ebbe dunque conseguenze devastanti per le culture e le popolazioni indigene.
Nunzia Serino