Ascoltare un vinile, nell’era dello streaming digitale, è un gesto che sa di riscoperta, un ritorno alle radici dell’intrattenimento musicale. Prima delle playlist e dei file mp3, il disco in vinile è stato il supporto che ha definito la storia della musica per quasi un secolo. La sua storia inizia con un’invenzione rivoluzionaria: il grammofono.
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L’invenzione del grammofono e la nascita del disco
Alla fine del XIX secolo, l’ingegnere tedesco-americano Emile Berliner inventò il grammofono, perfezionando il fonografo a cilindri di Edison. La sua grande intuizione fu quella di utilizzare un disco piatto, molto più facile da produrre in serie. La rotazione del disco a velocità costante permette a una puntina di leggere le vibrazioni incise in un solco a spirale, trasformandole in suono. I primi dischi erano in zinco, poi si passò alla gommalacca, una resina naturale.
I formati del disco in vinile a confronto
La storia del disco è segnata dall’evoluzione di diversi formati, ognuno con le sue caratteristiche.
Formato del disco | Caratteristiche (velocità, dimensione, uso tipico) |
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78 giri | Il primo formato standard, in gommalacca. Molto veloce e fragile, conteneva una sola canzone per lato. |
33 giri (LP – Long Playing) | Introdotto dalla Columbia Records nel 1948. Realizzato in vinile, più lento e capiente, divenne il formato standard per gli album (LP). |
45 giri | Introdotto dalla RCA Victor nel 1949. Più piccolo, conteneva una canzone per lato e divenne il formato per eccellenza dei singoli, alimentando il mercato dei juke-box. |
Fu la RCA Victor a promuovere l’uso del cloruro di polivinile (vinile), un materiale più resistente e leggero della gommalacca, che divenne lo standard per LP e 45 giri, come documentato da istituzioni come il Grammy Museum.
Dal declino alla rinascita: il “vinyl revival”
Il vinile ha dominato il mercato musicale fino agli anni ’80, quando l’avvento del suono digitale (prima con le cassette, poi con i CD) ne decretò un rapido declino. La musica divenne più portatile e “pulita”, priva di fruscii e imperfezioni. L’arrivo di piattaforme come Spotify sembrava aver dato il colpo di grazia.
Tuttavia, a partire dagli anni 2010, si è assistito a un sorprendente e costante “vinyl revival”. Gli appassionati e le nuove generazioni hanno riscoperto il fascino del suono analogico, il calore e la profondità che il digitale spesso non riesce a replicare. L’atto di estrarre un disco dalla copertina, posizionarlo sul piatto e abbassare la puntina è diventato un rituale che celebra l’ascolto attivo e l’oggetto fisico. Questo fenomeno è confermato dai dati di vendita: secondo la RIAA (Recording Industry Association of America), le vendite di vinili hanno superato quelle dei CD per la prima volta dopo decenni, dimostrando che il vinile non è solo un ricordo nostalgico, ma una parte vitale del presente musicale.
Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay.com
Articolo aggiornato il: 25/09/2025