Storia di Piramo e Tisbe: gli antenati di Romeo e Giulietta

Storia di Piramo e Tisbe: gli antenati di Romeo e Giulietta

Piramo e Tisbe possono essere considerati gli antenati di Romeo e Giulietta. Ma cosa hanno a che fare i due personaggi ovidiani con Shakespeare? Scopriamo insieme la storia di Piramo e Tisbe. 

Quella di Piramo e Tisbe è la storia di due giovani amanti ambientata nella città mesopotamica di Babilonia. La loro vicenda è raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi e presenta diversi elementi che ritroviamo nel capolavoro shakespeariano. Se le tappe dell’amore di Romeo e Giulietta sono note praticamente a tutti, non si può dire lo stesso per questi altri due giovani sventurati.

Le Metamorfosi di Ovidio

Grande classico della letteratura latina, ultimato poco prima dell’esilio (avvenuto nell’8 d.C.) dell’autore Publio Ovidio Nasone (43 a.C. – 17 d.C.), Le Metamorfosi ci regalano una sintesi della storia della mitologia greca attraverso il filo conduttore del fenomeno della metamorfosi. L’opera, composta da quindici libri, è divisa in quattro parti. Ciascuna di esse contiene una precisa tipologia di mito: l’attrazione di un dio o un uomo nei confronti di una donna o di una dea; l’attrazione di una donna verso un uomo; la sfida di alcuni uomini rivolta agli dei; il duello. Se nei primi dieci libri i miti non seguono un ordine cronologico e sono collegati tra loro da rimandi di vario genere, la situazione cambia dal libro XI: la trattazione della guerra di Troia inaugura una serie di racconti dalla scansione temporale precisa. La storia di Piramo e Tisbe è contenuta nei primi versi del libro IV.

Piramo e Tisbe: trama

I protagonisti della storia, Piramo e Tisbe, abitano in case contigue. Grazie alla vicinanza si conoscono e, poco dopo, si innamorano. Tuttavia, il loro amore è ostacolato dalla rivalità tra le rispettive famiglie che impedisce ai due giovani di sposarsi. Non si possono però porre vincoli ai sentimenti: Piramo e Tisbe scorgono una fessura che solca il muro comune alle due case e la usano come via per i loro sussurri d’amore. Un giorno i due decidono di vedersi e fuggire, in modo da poter vivere felicemente insieme, dandosi appuntamento vicino ad un gelso. Tisbe è la prima ad arrivare, ma incontra una leonessa dalla quale riesce a mettersi in salvo, perdendo un velo che l’animale strappa e macchia di sangue. Quando Piramo arriva, scorge il velo macchiato di sangue e crede che la sua amata sia morta: ciò induce il giovane a suicidarsi, lanciandosi su una spada. Tisbe, trovandolo in fin di vita, riesce a pronunciargli poche parole prima di assegnare a se stessa la stessa sorte, piena di dolore. Gli dei, mossi a pietà da tale scena, fanno sì che i frutti dell’albero di gelso sotto cui Piramo e Tisbe giacciono si tingano di rosso, intrisi del sangue dei due giovani. La storia di Piramo e Tisbe funge dunque da mito eziologico per la nascita dei gelsi rossi.

Opere a confronto

Come si può ben notare dalla trama, gli elementi in comune tra la storia di Piramo e Tisbe e quella di Romeo e Giulietta sono veramente tanti: oltre al topos dell’amore impossibile, ritroviamo l’ostilità tra le famiglie degli amanti, la segretezza con cui le due coppie coltivano la loro passione e infine ciò che più colpisce, cioè la dinamica del fraintendimento che porta al tragico epilogo.

Non è un mistero che Shakespeare ben conoscesse la storia di Piramo e Tisbe. In Sogno di una notte di mezza estate, l’opera viene menzionata all’interno di una cornice narrativa particolare: siamo in Antica Grecia alle nozze di Teseo, eroe mitologico, e Ippolita, regina delle Amazzoni. Per celebrare l’evento, un gruppo di artigiani ateniesi propone una rappresentazione teatrale che mette in scena proprio la vicenda di Piramo e Tisbe, se pur in toni comici (comunque non proprio il massimo come buon auspicio per un matrimonio).

Fonte dell’immagine per l’articolo Storia di Piramo e Tisbe: gli antenati di Romeo e Giulietta: Wikimedia Commons

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