Toxic Positivity: quando l’ottimismo è negativo

Toxic Positivity: quando l'ottimismo è negativo

Viviamo in una società che enfatizza sempre di più l’importanza del pensiero positivo. Libri, video motivazionali, post sui social media e persino amici e familiari spesso ci spingono a guardare il lato positivo o a pensare positivo anche nei momenti di difficoltà. Sebbene il pensiero ottimista possa certamente essere uno strumento utile per affrontare le sfide, quando diventa un imperativo costante e soffocante rischia di trasformarsi in qualcosa di dannoso: la toxic positivity. Vediamo cos’è.

Cos’è la toxic positivity

Con toxic positivity intendiamo un atteggiamento che si sforza a mantenere una mentalità positiva ad ogni costo, arrivando al negare ogni emozione negativa. Possiamo quindi definirlo un ottimismo forzato, opprimente, che è tutto fuorché d’aiuto: sminuendo ogni sentimento negativo, come la tristezza o la rabbia, non si ottiene niente di buono. Si deve solo accettare che anche le emozioni negative esistono, e che sono una parte normale e sana della vita, senza doverle necessariamente rimuovere o correggere.

Dunque dire ad una persona, ad esempio, che non deve essere negativa, non farà altro che invalidarla, portandola a sentirsi inadeguata o in colpa per ciò che prova: certo, spesso la toxic positivity è involontaria, e chi dice certe espressioni lo fa con le migliori intenzioni, ma non sempre si deve essere ottimisti. 

Gli effetti 

Sopprimere emozioni negative non porta a una reale guarigione, ma piuttosto le intensifica nel tempo. La toxic positivity può avere anche effetti negativi sulla salute mentale, come ad esempio con la soppressione emotivauna profonda disconnessione con la propria autenticità emotiva, derivata da questa idea del dover essere sempre positivi, cancellando il resto.

Può anche avvenire una colpevolizzazione della sofferenza: la toxic positivity induce le persone a sentirsi in colpa per il loro dolore, e se non riescono a pensare positivo possono sentirsi inadeguate, o pensare di essere deboli perché non riescono a superare i momenti difficili con il sorriso. E infine, l’isolamento emotivo: quando qualcuno riceve costantemente messaggi di toxic positivity, può poi sentirsi a disagio nell’esprimere i propri sentimenti, temendo il giudizio altrui, e ciò può portare ad un senso di isolamento e solitudine.

Come evitarla

Come abbiamo detto inizialmente, la toxic positivity è quasi sempre involontaria, poiché si cerca solo di dare un supporto ad ogni costo: come si può allora evitare di ricadere in questo ottimismo forzato?

Il modo migliore è semplicemente quello di accettare il dolore. Le emozioni esistono, non ce ne sono di sbagliate, ed essere tristi è tanto importante quanto essere felici: sopprimerne una non renderà le altre migliori, e incrementerà solo il nostro disagio. Inoltre, è importante offrire empatia e non solo soluzioni: questo significa che quando qualcuno si confida con noi, o si sfoga, non si deve tentare di aggiustare la situazione o alleggerirla, ma è importante in primis dare ascolto e comprensione, e bilanciare positività e realismo. Alcune situazioni sono difficili, ed accettarlo è essenziale per affrontarle in modo costruttivo. 

In conclusione possiamo dire che, sì, essere positivi è importante al giorno d’oggi, e l’ottimismo è un’arma potente, ma solo finché non colpisce noi stessi: se la puntiamo contro ogni emozione negativa, tentando di eliminarle tutte, non staremo immediatamente meglio, anzi! Riconoscere e validare le proprie emozioni è indispensabile, qualunque esse siano: fanno tutte parte di noi, non solo quelle positive.

 

Fonte immagine: Freepik.

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