Uso del Lei: da dove nasce quest’usanza linguistica

Uso del Lei: da dove nasce quest'usanza linguistica?

Nella lingua di tutti i giorni esistono varie forme di cortesia e, quindi, di distanza linguistica. La cortesia linguistica nasce dal voler essere indiretti. È meglio chiedere “Potresti aprire la finestra?” piuttosto che l’imperativo “Apri la finestra!”, oppure, ancora, “Le posso chiedere se può aprirmi la porta?”, anziché usare la domanda diretta. Dare del “tu” è l’allocuzione più diretta che ci sia, e per evitare ciò sono quindi nate diverse forme di allocuzioni meno immediate e dirette, che non puntino un dito contro l’ascoltatore e che prendano le distanze in modo formale. 
Ma come è nato l’uso del Lei?

Uso del Lei nella lingua italiana 

Nell’italiano standard vi è l’uso del Lei come terza persona che rimanda, appunto, a un’allocazione di terza persona, come “vostra signoria”, “vossignoria”. Nella domanda “lei me lo può spiegare?” è sottinteso “vostra signoria me lo può spiegare?”. Ad oggi, ovviamente, è scomparsa del tutto quest’espressione, ed è rimasto soltanto il rimando anaforico “lei” (l’anafora è la ripresa di un elemento del discorso precedentemente menzionato, attraverso un pronome o un sinonimo), che è il pronome di terza persona femminile, poiché va proprio a sostituire il termine “signoria”, femminile a sua volta.
Nelle lingue romanze e nel latino tardo, la forma più antica è quella del “vos”, ossia il “voi”, che sopravvive ancora nei dialetti, ad esempio in quello napoletano

Il suo utilizzo in altre lingue 

Nella lingua spagnola, invece, non si è convenzionalizzato il pronome, bensì l’allocuzione stessa in forma contratta: “usted” deriva da “vuestra merced”, proprio come l’uso del Lei nella nostra lingua, ma di cui abbiamo anche il plurale “ustedes”.  
In inglese,thou” e “thee” sono ormai desueti, rimpiazzati da “you” che si usa alla seconda persona sia singolare sia plurale. 
In tedesco abbiamo il “Sie” che è andato a sostituire il “euer Gnaden”, perciò al plurale. 
In Hindi, poi, l’antico singolare “tū” ha perso frequenza d’uso a favore del plurale “tum”, ancora oggi coniugato al plurale, e si è perfino formato un nuovo plurale: “äp”. 

Storia italiana e contesti d’uso 

Fino al Trecento, il sistema degli allocutivi era costituito solo dal “tu” e dal “voi” come forma di rispetto. L’uso del Lei si è diffuso, a partire dal Quattrocento, nelle cancellerie e nelle corti del Rinascimento, ed è stato rafforzato, in seguito, dal modello spagnolo con “usted”. Leopardi, a riguardo, commentava: «il maledetto spagnolismo della terza persona».
Durante il fascismo, l’uso del Lei rivolto a uomini era considerato scorretto, in quanto non virile. Da questo pensiero venne imposto il “Voi”, ancora adesso in uso da parte di molti dialetti meridionali. 
Il “Voi” viene usato in ambienti poco formali nei confronti di soggetti considerati inferiori socialmente o gerarchicamente, ma tiene comunque una distanza ben precisa anche con persone più grandi di colui che lo usa. L’uso del Lei è prettamente impiegato nel contesto formale e presso istituzioni dove bisogna rivolgersi con distacco e rispetto verso colui che ascolta, il quale si trova a un livello sociale solitamente più alto, anche per il solo ruolo o la sola professione che svolge. 

Mentre possiamo dire che oggi l’uso del Voi stia scomparendo a poco a poco, non possiamo di certo dire lo stesso riguardo l’uso del Lei. Infatti, è molto usato dai giovani, sicuramente grazie alla scolarizzazione e al livello di istruzione più alto rispetto al passato. Ma per quanto ancora sarà utilizzato? Questa forma tenderà a sparire del tutto e sarà rimpiazzata dal “tu” come nella lingua inglese?  
Possiamo per certo affermare che l’uso del Lei o l’uso del Tu sono spesso stabiliti in accordo dai due interlocutori, per cui è tutta questione di contesto, cotesto e situazioni sociali.  

Fonte Immagine: Pixabay

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