Chiese di Porto: le 5 più belle

Chiese di Porto: le 5 più belle

In questo articolo esamineremo le cinque chiese di Porto più belle e famose

Porto è una città che esercita un fascino indescrivibile: qualunque passo si compia tra le sue ripide stradine, si è inevitabilmente circondati dalla bellezza ad ogni dove. Artisticamente parlando, le chiese di Porto sono paragonabili a piccoli scrigni che racchiudono al loro interno diversi stili architettonici, a partire dalla chiesa-fortezza romanica ricoperta di ceramiche, fino a quella gotica e austera rivestita interiormente di intagli dorati. Ma quali sono le chiese di Porto più belle? Andiamo a scoprirlo insieme.

Ecco le 5 chiese di Porto da non perdere:

1. Cattedrale di Porto (Sé do Porto)

Il è la chiesa cattolica maggiore di Porto, nonché sede della diocesi della città e punto di partenza per i pellegrini del Cammino di Santiago. Fu costruita nel XII secolo in stile romanico e in quanto chiesa-fortezza, e questa sua caratteristica è tutt’oggi visibile da alcuni elementi esterni come le due torri campanarie. La costruzione dell’edificio religioso si protrasse fino al XVII secolo, quando furono aggiunti elementi barocchi, come la galilea della facciata laterale nord, per volere di Nicolau Nasoni, architetto toscano che operò principalmente in Portogallo.

2. Chiesa e Torre dei Chierici

Nel centro della Baixa e a due passi dalla celeberrima Livraria Lello, si trova l’ennesimo progetto ambizioso di Nasoni, che contribuì alla progettazione di numerose chiese di Porto. L’edificio fu costruito tra il 1732 e il 1749 e presenta un’insolita pianta ovale. Gli interni sfoggiano opere di talha dourada, una tecnica scultorea barocca tipica delle chiese portoghesi, che prevede anzitutto la scolpitura del legno e infine il rivestimento in oro, soprattutto per gli altari. Nel complesso, l’edificio si presenta come un vero e proprio santuario del barocco, e, ancor più emblematica della chiesa stessa, è la torre in pietra di 76 metri la cui cima offre un panorama a 360 gradi della città.

3. Chiesa di San Francesco

Se la Chiesa e la Torre dei Chierici costituiscono un esempio più che virtuoso di talha dourada e decorazione barocca, gli interni della Chiesa di San Francesco, esternamente gotica e risalente al 1410, non sono per niente da meno. La chiesa, sita in zona portuale, è una vera e propria contraddizione fatta luogo: la facciata si presenta con la classica semplicità francescana, ma gli interni sono sfarzosissimi, un vero e proprio cumulo di lusso circondato, al tempo della sua costruzione, dalla povertà estrema.

4. Chiesa di Sant’Ildefonso

Tra le chiese di Porto, una menziona va a quella dedicata a Sant’Ildefonso di Toledo, arcivescovo della città spagnola nel VII secolo. L’edificio fu terminato nel 1739 ed è in stile proto-barocco; in seguito, subì gravi danni nel 1819 per una tempesta, e nel 1833 per tiri di artiglieria. La facciata, ricoperta di azulejos per mano di Jorge Colaço, rappresenta scene della vita del santo e risale al 1932.

5. Chiesa di Carmo

La chiesa di Carmo, classificata come monumento nazionale e sita di fronte al Rettorato dell’Università, è probabilmente una delle chiese più “instagrammabili” per la sua facciata laterale ricoperta interamente di azulejos dipinti a mano, tra il 1907 e il 1912, da Carlos Branco su disegno di Silvestre Silvestri. Le composizioni delle piastrelle alludono al culto della Madonna. L’edificio fu tuttavia costruito nella seconda metà del XVIII secolo ed è una delle chiese di Porto che meglio sintetizzano l’architettura Rococò della città.

Queste sono le chiese di Porto più celebri e monumentali: da notare è l’evidente influenza barocca che investe soprattutto gli interni, oltre che il lavoro del toscano Nasoni che contribuì alla progettazione di diversi edifici cattolici della città. Il comune di Porto consente inoltre la visita a diversi musei fondati all’interno dei vari complessi religiosi, in modo da approfondire notevolmente la propria conoscenza sulla storia della città e delle chiese.

Fonte immagine di copertina: Wikimedia Commons, di Georges Jansoone

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