A Palazzo Roverella di Rovigo è in corso una mostra pittorica dedicata all’artista danese Vilhelm Hammershøi dal titolo Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia. L’esposizione, che vede coinvolte realtà come Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Dario Cimorelli Editore, il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, ha ricevuto il patrocinio dell’Ambasciata danese in Italia e sarà visitabile fino a domenica 29 giugno.
Hammershøi e i pittori del silenzio, chi sono i protagonisti di questa mostra?
Nato nel 1864 a Copenaghen, Hammershøi potrebbe essere considerato un vero e proprio outsider nel panorama della storia dell’arte europea tra il XIX e il XX secolo. Costui non condivideva l’eredità dell’Impressionismo e del Post-Impressionismo (ovvero la corrente di Paul Cézanne, Paul Gauguin e Vincent van Gogh); inoltre, risulterebbe impossibile inserirlo nelle correnti di avanguardia del primo Novecento. Rappresentava nelle sue tele stanze vuote o i paesaggi inquieti delle brughiere scandinave. Le sue opere trasmettono malinconia, solitudine e inquietudine, inoltre predominano colori spenti e diverse tonalità di grigio nelle sue tele.
Hammershøi e i pittori del silenzio racconta la vita dell’artista europeo attraverso una serie di opere: Riposo, La porta bianca, Studio a carboncino di nudo maschile visto di spalle, Interno di Strandgade 30, Interno con divano e Ritratto di Ida Ilsted, futura moglie dell’artista. Tale mostra è parte di un processo di riscoperta dell’artista danese; infatti, nonostante si tratti del primo evento nel Belpaese completamente dedicata ad Hammershøi, costui ebbe l’occasione di farsi conoscere dal pubblico italiano nelle edizioni del 1903 e del 1932 della Biennale di Venezia e dell’Esposizione universale di Roma del 1911.
Il silenzio della pittura e delle città, un viaggio artistico fra Danimarca, Italia, Francia e Belgio
Hammershøi e i pittori del silenzio tra Il Nord Europa e l’Italia celebra “il silenzio nella pittura”. La filosofia del pittore nativo di Copenaghen era stata condivisa anche da alcuni colleghi italiani (come nel caso del napoletano Umberto Prencipe, del foggiano Giuseppe Ar e del romano Orazio Amato) oppure dal francese Henri-Eugene Le Sidaner, dai belga Xavier Mellery e Charles Mertens, e (infine) da Carl Holsøe, con il quale Hammershøi aveva condiviso gli anni di studio accademico nella capitale danese.
La parte finale della mostra, ovvero quella dedicate alla città silenziose, fra cui la Copenaghen di Hammershøi, l’esposizione non esita a dialogare con la letteratura, la quale aveva trattato tale tema in modalità diverse: dall’oscura città del romanzo Bruges la morta di Georges Rodenbach alla raccolta di sonetti Le città del Silenzio di Gabriele D’Annunzio che celebra il passato di molte metropoli italiane. D’altronde, quelli erano gli anni del Simbolismo e del Decadentismo, il quale riscosse un grande successo nel panorama culturale europeo perché in grado di narrare i cambiamenti in atto nella società della Belle Époque.
La mostra Hammershøi e i pittori del silenzio racconta anche i viaggi dell’artista scandinavo in Italia nel 1893, tra il 1902 e il 1903 e (infine) nel 1907. Le città in cui fece tappa furono Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Siena e Fiesole, Roma, Napoli, Salerno e Paestum. La genesi del dipinto Interno della Chiesa di Santo Stefano Rotondo a Roma (visibile all’interno della mostra grazie ad un prestito del Kunstmuseum Brandts di Odense in Danimarca), il quale raffigura gli interni di una delle chiese dell’Urbe, è il frutto del suo soggiorno presso le città italiane.
L’eredità del pittore del silenzio nella fotografia di Gallego
Qual è l’eredità di Hammershøi? La risposta arriva grazie alle fotografie dello spagnolo Andrès Gallego, il quale prova a riprendere i soggetti, le tonalità di colori e le luci dei dipinti di Hammershøi sfruttando la fotografia.
In questo modo il fotografo originario dello stato iberico cerca di omaggiare Hammershøi e di dimostrare al pubblico quanto le sue tecniche pittoriche possano essere riutilizzate per un altro mezzo di espressione (o comunicazione) e offrirci le medesime sensazioni provate alla visione delle tavole.
Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia, un viaggio nell’arte europea per riscoprire un talento unico
Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia è il racconto di una pagina poco nota della storia dell’arte del Vecchio continente, un’ottima occasione per i visitatori italiani per conoscere un paesaggista poco noto che meriterebbe maggior attenzione. Grazie alle sfumature di grigio e ai colori spenti, il pittore ci trasporta verso atmosfere malinconiche, stanze ottocentesche vuote, paesaggi nordici nebbiosi, atmosfere in continuità con il Viandante sul mare di nebbia del tedesco Caspar David Friedrich e con l‘Urlo del norvegese Edvard Munch.
Fonte immagine di copertina: Salvatore Iaconis