La storia del Castello Caracciolo di Brienza: tra mistero e leggenda

La storia del Castello Caracciolo di Brienza: tra mistero e leggenda

Un borgo medievale che rientra nei luoghi più affascinanti della Basilicata in cui la natura avvolge il paesaggio ed è proprio sulla cima rocciosa che è possibile scorgere qualcosa: il mistero e l’incanto avvolgono la storia del Castello Caracciolo di Brienza.

Le origini del Castello Caracciolo di Brienza

Un documento del 1237 di Federico II testimonia l’esistenza della fortezza, ma la storia del Castello Caracciolo di Brienza è molto più antica di quanto si possa immaginare: lo attestano le prove di un primo incastellamento in questo territorio risalente a epoca longobarda. Il maestoso Castello copre una superficie di oltre tremila metri quadri per piano e presenta una forma a grande nave, frutto della conformazione topografica del colle che, chiuso dai due fiumi, si erge come una penisola nella valle. In passato, era possibile accedere al castello Caracciolo attraverso una gradinata scoperta che, partendo dal sottostante Palazzo della Amministrazione, saliva al terrapieno alla base della torre quadrata. Gli appartamenti dei marchesi erano posti al terzo piano, mentre il secondo e il primo piano erano destinati alla servitù, all’armeria e ai magazzini in cui non solo venivano conservate provviste alimentari, ma ospitavano un ampio spazio che fungeva da cantina dotata di grandi fusti.

Grazie ad un documento storico del 1625 si evince che il mobilio fosse in legno di noce, curato e ben lavorato e che fosse fornito di forno, lavanderia, cisterna e una cappella privata con annessi spazi per guardaroba. Ben presto la storia del Castello Caracciolo passò dalle mani degli angioini alla famiglia dei De Porcellis, che lo amministrarono per un breve periodo per poi cederlo ad un ramo della nobile famiglia Caracciolo, originaria di Napoli. Nel 1561 la fortezza per volere di Marcantonio Caracciolo fu trasformato in carcere, mentre il resto del Castello mantenne sempre la funzione residenziale, chiusa da un cancello e sorvegliata da guardie armate. Ma nel 1783 Litterio Caracciolo decise di ampliare il castello e lo arricchì con numerose opere d’arte: la maggior parte di questi tesori sono stati poi venduti dai proprietari che lo amministravano nel Novecento e molti decori, come i portali, furono predati dopo l’abbandono dovuto al sisma del 1857.
La famiglia Caracciolo rimase proprietaria del feudo e del Castello fino al 1875, anno in cui l’ultima esponente della famiglia, Maria Giulia Caracciolo, decise di donarlo in regalo al Barone Luigi Barracco che a causa di una debole forza economica non ebbe la possibilità di avviare dei lavori di restauro e per questa ragione, nel 1912 lo vendettero ai signori Francesco De Luca e Gustavo Dominici di Napoli. Qualche anno più tardi, De Luca donò il maniero al Sig. Vincenzo Mastroberti di Brienza, mentre l’archivio Caracciolo Rossi di Brienza venne donato da Adolfo Baracco a Ernesto Pontieri: oggi la preziosa documentazione è conservata presso la sede dell’Archivio di Stato di Napoli.

La leggenda di Bianca e il legame con il Castello Caracciolo di Brienza

La storia del Castello Caracciolo di Brienza è avvolta dal fascino del mistero che ha alimentato, nel corso dei secoli, la nascita di numerose leggende, tra cui spicca quella di Bianca. La leggenda di Bianca da Brienza narra la storia di questa bellissima donna che, intorno alla metà del 1300, viveva nel Castello di Brienza. Ella non era una dama qualsiasi, non era una donna comune: oltre ad essere conosciuta per la sua grazia ed eleganza, Bianca si distingueva dalle altre gentildonne del suo stesso rango, per essere una grande amante del lusso e dei gioielli, della bella vita e delle ricchezze. La bellissima Bianca amava accogliere nel castello i suoi ospiti e amici più cari dando delle grandi feste caratterizzate da musiche, danze sfrenate, vestiti impreziositi da ricami pregiati, stoffe preziose come la seta provenienti dall’antico e lontano Oriente e fiumi di monete d’oro; durante questi ricevimenti ci si lasciava andare ad ogni genere di sfarzo, lusso e ostentazione. E anche la stessa protagonista partecipava a queste feste indossando sempre dei meravigliosi gioielli di cui andava molto fiera e che erano ammirati da tutti coloro che prendevano parte a questi eventi.

La leggenda narra che il suo immenso tesoro fosse custodito in una stanza segreta del Castello Caracciolo che possedeva precisamente 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno. La stanza in questione era la numero 366 ed era, per ovvie ragioni, inaccessibile, segreta e ben nascosta da occhi indiscreti e nemici: solo Bianca e la sua ancella fidata erano a conoscenza del tragitto per accedervi. Sfortunatamente, in viaggio verso Amantea, Bianca fu rapita da dei pirati che la portarono ad Algeri: lì un ricco pascià si innamorò perdutamente di lei e la volle con sé a tutti i costi, tenendola per sempre lontana dal suo amato borgo. Da allora non si seppe più nulla di Bianca da Brienza, né di lei, né del suo tesoro; è probabile che la donna non riuscì più a tornare nel suo amato borgo e per molto tempo la gente del Castello pianse la sua scomparsa.

Ancora oggi si racconta che il suo tesoro sia nascosto in quella segreta stanza del Castello Caracciolo di Brianza e che incuriosisce ancora molte persone. Numerosi, probabilmente, sono stati coloro che invano hanno tentato di perquisire ogni angolo della fortezza di Bianca per accedere al suo inestimabile tesoro.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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