Storia della MotoGP: le tappe principali del suo sviluppo

storia della motogp: le tappe principali del suo sviluppo

La storia della MotoGP, così come quella della Formula 1, è abbastanza recente: essa è stata ufficializzata nel 1949, ma anche precedentemente si eseguivano delle gare su moto in via ufficiosa. Da quando, tra il 1906 e il 1948, ci sono state le prime corse organizzate, tra cui quella sull’Isola di Man, le piste erano caratterizzate da strade sterrate o campi. In seguito vennero utilizzati circuiti appositi per questo sport.

Scopriamo insieme le tappe principali della storia della MotoGP!

Si parte, come già detto, dal 1949, quando venne fondata la FIM, ovvero la Federazione Internazionale di Motociclismo, e vennero organizzate delle gare per le seguenti classi: 125 cc, 250 cc, 350 cc e 500 cc. L’inizio delle competizioni venne stabilito sulla pista del Tourist Trophy (Isola di Man), momento in cui a vincere per la classe 500 cc fu per la prima volta il pilota britannico Leslie Graham, in sella ad una AJS; mentre per la classe 350 cc il primo campione fu Freddie Firth che guidava una Velocette.

Dagli anni ’50, 24 sui 26 campionati nella storia della MotoGp della classe 500 cc vennero vinti da veicoli di fabbricazione italiana: in particolare grazie alla MV Agusta e alla Gilera, che conferirono la vittoria a Mike Hailwood, Jhon Surtees e Giacomo Agostini (vincitore di 15 mondiali, correva in due categorie: nella 500 cc vinti 8 e nella 350 cc vinti 7). Nel frattempo, la MV (casa motociclistica della Germania Est) stava lavorando su un motore a 2 tempi capace di raggiungere la potenza di 200 cc; grazie a ciò riuscì a portare importanti vittorie nei campionati delle classi 50 cc, 125 cc e 250 cc, in particolare grazie al pilota Ernest Denger. Quando però Denger ricevette un’offerta dalla Suzuki riuscì a risalire ai progetti della costruzione del motore e lì passò alla casa giapponese.

Successivamente, negli anni ’60, la Honda cominciò a dominare i campionati della classe 500 cc divenendo la prima casa motociclistica giapponese a vincere i Gran Premi nella storia della MotoGP, lasciando invece alla Suzuki i campionati delle cilindrate minori. Quando però la FIM decise di tagliare i costi di produzione delle moto, i giapponesi abbandonarono i campionati delle classi più elevate.

Gli anni ’70, invece, furono costituiti da un brusco arresto nelle vittorie schiaccianti degli italiani: nel 1975, infatti, Agostini firma un contratto con Yamaha e vince il suo ultimo campionato, conferendo alla casa motociclistica giapponese una prima vittoria assoluta nei campionati di classe 500 cc. Le vittorie riportate dalle moto di fabbricazione giapponese continuarono anche gli anni successivi: ad esempio, con Barry Sheene che guidava una Suzuki; e da lì il dominio giapponese continuò, giungendo fino ad oggi (con un’unica sconfitta riportata nel 2007 da parte di Casey Stoner su di una Ducati).

Per molti, in tutta la storia della MotoGP, gli anni ’80 possono essere considerati come il periodo d’oro.

Questo perché si videro i piloti Wayne Gardner, Freddie Spencer, Wayne Rainey e Eddie Lawson che sulle loro Honda e Yamaha divennero i protagonisti di sfide che appassionavano il grande pubblico; oltre questi talenti innati che dominavano le piste e i circuiti, una svolta molto importante venne data dall’incremento degli sponsor che permise conseguenzialmente una crescita sempre maggiore di un pubblico vasto.

Fu negli anni 2000, più precisamente nel 2001, che Valentino Rossi vinse per ultimo il campionato della classe 500 cc che venne rinominata come MotoGP; alla rinomina ne seguirono anche alcuni cambiamenti tecnici: primo fra tutti, l’abbandono del motore 2 tempi a favore di quello originario 4 tempi; in più, la cilindrata delle moto salì da 500 cc a 990 cc, arrivando ad oggi a una cilindrata di 1000 cc.

La storia della MotoGP è ancora oggi in evoluzione, cercando di migliorare sempre di più le prestazioni delle moto e soprattutto cercando di renderle sicure per evitare spiacevoli incidenti.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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