Museo di Geografia, il museo patavino dedicato ad una disciplina che studia sia i rilievi naturali che i fenomeni umani
Che cos’è un geografo? È un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le città, le montagne e i deserti. Le geografie, disse il geografo, sono i libri più preziosi fra tutti i libri. Non passano mai di moda. È molto raro che una montagna cambi di posto. È molto raro che un oceano si prosciughi.
Questo scambio di battute fra il Piccolo principe e il Geografo, contenuto nelle pagine del celebre libro di Antoine de Saint-Exupéry, può essere usato come incipit per la visita al Museo di Geografia di Padova, un polo culturale facente parte del Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità-DiSSGeA dell’università locale, che offre anche un corso di laurea magistrale in Scienze geografiche intitolato Scienze per il paesaggio.
La nascita del Museo di Geografia e l’interesse per questo campo di ricerca dell’Università di Padova
Lo studio della geografia è sempre stato molto apprezzato presso l’ateneo veneto. Nel 1867, al docente Giuseppe Della Vedova fu attribuita la prima cattedra di Geografia dell’Italia post-unitaria, la quale fu affidata successivamente a Giovanni Marinelli. I due professori proposero anche un diverso approccio per questa disciplina. Infatti, anziché limitarsi allo studio di rilievi naturali, decisero di concentrare le proprie ricerche anche sul patrimonio “intangibile fatto di pratiche e memorie”, come riportato dal sito del Museo di Geografia, seguendo l’interesse degli accademici germanofoni, poiché Della Vedova aveva studiato a Vienna.
Il polo culturale, inaugurato a dicembre 2019, è situato all’interno di Palazzo Wollenborg, un tempo dimora di Leone Wollenborg (il proprietario delle Casse rurali del Veneto), in seguito donato dai suoi eredi all’Università di Padova nel 1966. Il Dipartimento di Geografia Giuseppe Morandini svolse attività di ricerca e di formazione dal 1972 al 2011, quando nacque l’attuale DiSSGeA comprendente percorsi di laurea di Storia, Filologia classica e Storia delle religioni.
Che cos’è la geografia? I percorsi di visita e didattici proposti dal polo culturale
Il Museo di Geografia di Padova pone la seguente domanda ai visitatori: che cos’è la geografia? Tale disciplina, spesso associata ai nostri ricordi della scuola primaria e della secondaria di I grado, presenta diversi approcci e affronta argomenti fra loro diversi: il clima, i rilievi montuosi, i mari, gli oceani, le foreste temperate e quelle tropicali, ma anche l’impatto dell’azione e della cultura umana sul territorio circostante. Quindi, potremmo distinguere una geografia naturalistica, quella ottocentesca dedita allo studio dei rilievi naturali, come le montagne, i laghi e i mari, da una umana novecentesca, la quale indaga su come gli uomini riescano a trasformare ed influenzare il paesaggio.
Quali sono i percorsi di visita proposti all’interno del Museo di Geografia?
I percorsi tematici offerti dalla direzione museale sono due. In primis, c’è l’emergenza climatica. Gli studiosi hanno coniato il termine antropocene per indicare quel periodo successivo alla Seconda rivoluzione industriale, quando l’impatto umano sull’ambiente aumentò a causa dell’industrializzazione, dell’aumento di energia e della produzione alimentare nei paesi sviluppati. Il globo posto al centro della sala invita i presenti a riflettere sulle nostre azioni quotidiane e su quali sono le influenze su scala planetaria.
Invece, l’altra sala affronta le origini e la coesistenza fra una “geografia scientifica ed oggettiva” ad una “umana e soggettiva” partendo dalla civiltà greca con la contrapposizione fra l’astronomo Eratostene di Cirene e lo storico Strabone. Quindi, la geografia nasce dal desiderio umano di spingersi verso l’ignoto, per poi divulgare queste scoperte. Il museo pone al centro di questo percorso la figura dell’esploratore: Al-Idrisi, Marco Polo, Vasco Da Gama, Cristoforo Colombo o Amerigo Vespucci, i quali furono pietre miliari nelle esplorazioni fra Medioevo ed Età moderna.
Il plastico svizzero di Reclus e Perron: raccontare un mondo senza divisioni etno-linguistiche
Uno dei reperti più interessanti del Museo di Geografia è una ricostruzione in gesso e in scala del territorio svizzero, un progetto che era stato portato avanti dal francese Élisée Reclus e dall’elvetico Charles Perron.
Il geografo francese aveva intenzione di realizzare la ricostruzione dell’intero globo terrestre per l’Esposizione universale di Parigi del 1900. D’altronde, il suo obiettivo era quello di celebrare la bellezza del mondo senza divisioni etno-linguistiche imposte da un esasperante nazionalismo di fine Ottocento, il quale contribuì all’origine dei due conflitti mondiali dello scorso secolo.
Il senso della geografia oggi fra il rispetto verso l’ambiente e il dialogo interculturale
Quale senso hanno i due filoni della geografia? Il museo patavino propone una coesistenza fra i due percorsi di ricerca di questa disciplina, la quale è principalmente legata ai ricordi delle scuole primarie per gran parte di noi. Tale disciplina ci aiuta a comprendere il mondo in cui viviamo, ad analizzare con “occhio critico” i fenomeni naturali oppure umani, a sviluppare un senso critico ma anche stimolare lo sviluppo di un’educazione rivolta al rispetto e alla preservazione degli spazi naturali e alla volontà di collaborare con gli altri instaurando un dialogo interculturale.
Fonte immagine di copertina: Archivio personale.
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