Trieste, un giro turistico ispirato al film Midnight in Paris

Trieste

Trieste, un viaggio tra le strade del capoluogo friulano tra arte, storia, letteratura e cucina ispirandoci al film Midnight in Paris

“Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore.”

La poesia scritta da Umberto Saba, contenuta all’interno del Canzoniere, descrive, con poche e semplici parole, la città natale del poeta; ossia Trieste.
Il capoluogo friulano si distingue da tutte le città italiane che ho visitato nel corso delle mie vacanze. 

Milano è la città dell’economia e della moda, Firenze è la città d’arte per eccellenza con le sue chiese e musei, Bologna è il paradiso per gli universitari  mentre Palermo è il ponte culturale che unisce l’Europa all’Oriente per la sua architettura.
Trieste è diversa dalle altre città italiane; ricorda molto Vienna, Praga, Cracovia o Budapest per la sua architettura e il suo legame con l’Europa centro-orientale come la Chiesa Serbo-Ortodossa, la statua dell’imperatore Massimiliano, i piatti di carne e crauti, i caffè storici novecenteschi ma c’è  qualcosa che la distingue dalle altre località mitteleuropee. Si tratta del mare, l’Adriatico dà un tocco diverso alla città, un sapore mediterraneo che rischia di perdersi in quelle zone montuose che si protendono tra l’Austria e la Slovenia.
Inoltre, Trieste è anche la città dei poeti, degli scrittori e dei sognatori che vivono nelle pagine di un libro.

Ed io mi sono perso per le strade della città come Gil Pender, interpretato da Owen Wilson, nel film cult di Woody Allen “Midnight in Paris” (2010). Il protagonista della pellicola è uno sceneggiatore hollywoodiano e scrittore che si lascia andare al fascino di Parigi dopo la mezzanotte e sogna di incontrare le grandi personalità dei Ruggenti anni Venti che vissero nella capitale francese come Francis Scott Fitzgerlad e sua moglie Zelda, Salvador Dalì, Pablo Picasso oppure Gertrude Stein. A Trieste è proprio possibile fare un percorso del genere, ispirandoci alla commedia di Allen, grazie alla storia letteraria della città.

Ora immaginiamo di muoverci come Gil tra le stradine di Trieste e immaginiamo che le statue di bronzo dei grandi letterati che hanno reso celebre la città del Friuli, possano prendere vita e dialogare con noi.

Iniziamo il nostro viaggio letterario-turistico dal Borgo Teresiano all’alba (non come il film), qui è possibile incontrare un curioso personaggio. Porta il cappello in testa, indossa degli occhiali tondi, una camicia con cravatta e ha un libro per mano. Non è nativo del posto, piuttosto proviene da una lontana isola nel Mar del Nord. E’ uno scrittore, un giornalista ma anche un insegnante di lingua inglese che ha scritto opere come Gente di Dublino, il Ritratto dell’Artista, L’Ulisse e The Finnegan’s Wake. Si tratta di James Joyce, che visse a Trieste per molti anni poiché insegnò la lingua inglese alla Berlitz School.
“La storia, disse Stephen, è un incubo da cui cerco di destarmi.” (Citazione dal romanzo L’Ulisse)

Da qui immaginiamo di dirigerci verso est, entrando nel cuore della città. Avventurandoci tra buffet (locali dove si servono piatti tipici come il bollito di maiale, il panino con la porcina oppure la ljubljanska o gli gnocchi con il gulash) e caffè storici dal sapore novecentesco con arredamenti in stile liberty, arriviamo in una piccola libreria nel centro città.
Entriamo e osserviamo libri riposti su libri, piccole fotografie affisse al muro e un simpatico librario, un uomo anziano vestito con una camicia bianca a maniche corte e un pantalone nero. Sul banco c’è un piccolo quaderno con alcune poesie e appunti scritti con una penna stilografica. Quel simpatico proprietario del negozio è il poeta Umberto Saba.
“La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva” (Poesia dal Canzoniere)

Ci allontaniamo dal centro città per andare a piazza Attilio Hortis, luogo del mercato. Tra bancarelle di frutta e alcuni venditori ambulanti di libri usati e polverosi, vecchi cimeli e riviste, notiamo un uomo fermo al centro della piazza. Indossa una bombetta, occhiali neri, una giacca con camicia e cravatta e un lungo pantalone.
Ci racconta di essere stato un “manager”, di aver studiato economia in Germania nonostante la sua vocazione fosse la letteratura. E’ una mente aperta alle novità culturali, ha letto i classici italiani, i romanzi russi, inglesi e francesi ma si è anche interessato a Marx, Nietzsche, Freud e Einstein. Nel tempo libero si è dedicato alla stesura di romanzi come Una vita, Senilità e il suo grande capolavoro “La coscienza di Zeno”.
“La vita non è bella né brutta, ma solo originale” (da La Coscienza di Zeno)
Abbiamo conosciuto Aron Hector Schmitz, meglio noto col nome di Italo Svevo, un nome d’arte per unire la sua cultura “tedesca” o “sveva” con la sua appartenenza alla città di Trieste che è “italiana”.

Infine, svoltiamo a sinistra e superiamo piazza Unità d’Italia, per andare di nuovo nel centro. Qui, isolato in un piccolo angolo, siede un uomo oramai anziano, intento a pensare e abbozzare una poesia con un pennino. Nonostante la sua età, ha molto da raccontarci. Nacque a Pescara ma studiò a Roma nel clima della Belle Époque, combatté come aviatore durante un grande conflitto, scrisse la sceneggiatura di un film, conobbe attrici, politici, scrittori e giornalisti, si recò a Fiume per riconquistare la città e infine si ritirò  in una suntuosa casa sul Lago di Garda. E’ il vate Gabriele d’Annunzio che medita dopo l’avventura oltre il confine.
“Una bella donna è mille volte più attraente quando esce dalle braccia di Morfeo che dopo un’accurata toilette.” (Aforisma di Gabriele d’Annunzio)

A fine giornata, arrivati sul lungomare nei pressi di piazza Unità d’Italia, il nostro sguardo si volge verso l’orizzonte. La statua di un soldato italiano completa l’immagine di un cielo scuro e di un mare tranquillo. Una musica di sottofondo suona, proviene da un pianoforte. E’ una musica dolce, piacevole e anche un po’ inquietante come il paesaggio che osserviamo. Si tratta del brano Für Elise scritto dal compositore tedesco Ludwing van Beethoven.

Uno sguardo sereno, nostalgico e spaventato che descrive il clima vissuto in una città dell’Impero Austro-Ungarico, un “impero di morti” che per anni governò quelle regioni ma fu spazzato via dalla faccia della terra a causa della Grande Guerra. La società austroungarica aveva assimilato la lezione di essere arrivati ai “limiti della storia”, “di essere paradossalmente dei morti viventi” (non intendo come gli zombie ma nel senso spirituale) e avevano cercato una via di fuga nell’arte e nella pittura, nella scrittura, nella musica e nell’architettura di molte città, tra cui Trieste. Così guardiamo l’ignoto Mar Adriatico estendersi verso il nero orizzonte in una fresca sera di metà estate.

 

Immagine di copertina: Foto di Salvatore Iaconis per Eroica Fenice

 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

Vedi tutti gli articoli di Salvatore Iaconis

Commenta