Il calcio che non è mai solo calcio

calcio

Il calcio non è mai solo calcio

E chi pensa che lo sia ha una visione limitata e distorta delle cose. Da sempre il calcio è provocazione, resistenza, politica. Sarà perché i mondiali hanno una platea estesa e sono un evento con un grande riverbero e che dietro si animino delle storie di nazionalismi potentissime, di attaccamenti e comunioni di popoli radicati, di credenze e tradizioni.

Il mondiale è un fatto

Un fatto di provocazione, resistenza, di politica, che ingloba dentro di sé la passione per lo sport e la riflessione sulla società. Come se ogni quattro anni, nell’immagine del pallone, si facessero i conti su dove si è arrivati come società e dove si sta andando. Per esempio la scelta del mondiale in Qatar, uno stato ricchissimo ma arretrato nei diritti, rivela che l’asse del mondo eurocentrico si sta spostando e che nel frattempo si mettono sotto al tappeto i diritti umani barattandoli per lo sfarzo e la moneta.
In quel caso è sempre un fatto, neanche troppo atipico ma specchio di una società improntata sul capitalismo in crisi.
L’Italia non ha partecipato a questi mondiali, frutto di un settore sportivo con seri problemi e di una politica interna stroncante, senza ricambi generazionali importanti e con rigurgiti di odio per gli stranieri immotivati.

E uno può dire che è solo calcio, che l’Italia non è adeguatamente preparata e che finisce lì, sul manto verde. Invece se si sposta lo sguardo si nota che è il riflesso più autentico di un paese statico, ancorato al 2006 ma con almeno dieci anni in più addosso.
Il calcio non è mai solo calcio.
Lo ha insegnato la nazionale marocchina, con una vittoria che sa di insurrezione. Insurrezione di un popolo sempre messo agli angoli, di un continente schiacciato da altri padroni, depauperato e dalla storia sommerso.
Ora che il Marocco arriva nell’alta classifica, assieme a una Argentina, ultimo baluardo di oppressione subita, le piazze italiane sono in festa.
E uno si domanda il perché.
Perché un po’ si tifa a priori per gli sconfitti di partenza e un po’ perché gli italiani di seconda generazione, in prima generazione sono marocchini. Ci sono origini che non si scordano e c’è una bellezza nell’unione, nei melting pots di culture che nessuno ha capito ancora. I mondiali sono un fatto, un fatto multietnico.

Fonte immagine: https://www.raiplay.it/video/2022/12/Mondiali-di-calcio-Qatar-2022—Marocco—Spagna-la-sintesi—06-12-2022-9806828d-8586-4e48-9daa-bd4a75403017.html

A proposito di Rita Salomone

Scrivo cose e parlo tanto. Mi piace Forrest Gump (anche se sono nata quattro anni dopo il film) e nel tempo libero studio filologia a Napoli. Bella storia la vita come scatola di cioccolatini.

Vedi tutti gli articoli di Rita Salomone

Commenta