Imitation of life al Teatro Bellini | Recensione

Imitation of life di Kata Weber al Teatro Bellini |Recensione

Uno spettacolo… in lingua originale! Proprio così, Imitation of life è uno spettacolo integralmente in ungherese e sottotitolato in italiano, in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 24 al 27 marzo 2022.

Non è da tutti giorni andare a teatro per vedere una messinscena teatrale non tradotta ma mantenuta nella lingua madre con l’ausilio dei sottotitoli, quasi come se il pubblico stesse guardando una serie tv. E sicuramente tra i meriti di Imitation of life rientra quello di avere volto lo sguardo verso una forma teatrale vicina ad un linguaggio più giovanile. Dall’inizio della stagione teatrale 2021/2022, infatti, il Teatro Bellini di Napoli ha sperimentato un certo interesse per l’accostamento tra il teatro e il digitale per evitare la rischiosa, ma purtroppo realizzabile al giorno d’oggi, marginalizzazione di una tale arte, facendo leva sul futuro e, dunque, sulle nuove generazioni. E Imitation of life ne è una prova, in fin dei conti, coraggiosa: uno spettacolo basato per la maggior parte su effetti audiovisivi, una scenografia rialzata di un interno abitato che restituisce l’idea di un maxischermo accompagnato dai sottotitoli in italiano di lato e le continue videoproiezioni che abbattono gli obblighi del qui ed ora della narrazione teatrale.

Insomma, Imitation of life è uno spettacolo che ha il merito di essersi interrogato su una delle probabili strade percorribili dal teatro contemporaneo, trasformando la sua sperimentalità – dovuta forse anche soltanto al tentare un avvicinamento tra due lingue diverse, cosa a cui si è abituati attraverso uno schermo – in un tentativo tanto concreto quanto ardito di mettere in discussione la tradizione teatrale, un qualcosa di necessario per non fare morire l’arte e rinnovarla. Forse, sarà interessante arrivare un giorno a non parlare più di sperimentalismo ma di connubio tra spettacolo teatrale e tecnologia più facilmente fruibile anche dalla nuova società che si sta formando, sempre più abituata e interessata al digitale.

Se sia un’idea che avrà sviluppi futuri di successo è da vedere, ma ciò che è certo è che Imitation of life obbedisce al principio indiscusso dell’arte di comunicare, avvicinandosi al nuovo e rielaborando ogni volta risposte nuove. Che sia questo l’ingrediente segreto perché lo spessore dell’arte si perpetui?

Imitation of life: un manifesto politico

Ma Imitation of life non permette solo di interrogarsi sul teatro stesso con un gusto, si potrebbe dire, metateatrale. Lo spettacolo, anzi, diventa un’occasione anche per riflettere su una tematica politica che riguarda le società attuali, ovvero il razzismo. L’appuntamento con il regista Kornél Mundruczó racconta la storia di un ragazzo nato «curioso» in una famiglia Rom, pur non assomigliando a loro: ben presto, con la sua innata voglia di conoscere e sapere, capirà di avere un colore di pelle diverso. Da qui scaturisce la volontà di allontanarsi dalla famiglia e di ripudiare le proprie origini, generando il dramma tragico che investe la sua vita nonché quella della madre e del padre. In una società dove regnano l’ingiustizia, la discriminazione e le logiche razziste, Imitation of life tenta di descrivere la possibile reazione di un ragazzo che arriva a preferire una vita nell’anonimato, lontano da ciò che è realmente, pur di non sentirsi “diverso” o ancor peggio “sbagliato”. Lo spettacolo, così, veste i panni di un manifesto politico, gridando alla giustizia nella speranza di un mondo migliore e forse non è scontato che lo faccia senza tradire le sue origini, ma facendosi conoscere al pubblico nella sua pura essenza.   

Fonte immagine di copertina: Teatro Bellini

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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