La morte e la fanciulla torna in scena al San Ferdinando

La morte e la fanciulla

Ritorna a Napoli, dopo il grande debutto del Campania Teatro Festival 2021, lo spettacolo La morte e la fanciulla, in scena al Teatro San Ferdinando dal 7 al 12 Marzo. Il testo del drammaturgo cileno Ariel Dorfman ritorna a turbare gli animi partenopei  grazie all’efficace e potente traduzione di Alessandra Serra nello spettacolo per la regia di Elio De Capitani. A dominare la scena tre interpreti di innata bravura e potenza comunicativa: Enzo Curcurù, nel ruolo dell’avvocato Gerardo Escobar, Marina Sorrenti, nel ruolo della moglie dell’avvocato Paulina Salas, e Claudio Di Palma, un intenso Dottor Miranda in grado di dare corpo e forza evocativa ad entrambi le facce del male.

La morte e la fanciulla: la trama

In un’isolata casa in riva a mare Paulina attende con agitazione il ritorno del marito Gerardo Escobar, alle loro spalle il recentissimo passato di orrore e repressione in cui il paese era precipitato a causa di una terribile dittatura militare, un incubo che le prime luci di una fragile democrazia non sembrano aver ancora cancellato. L’avvocato Escobar è stato convocato dal neonato governo democratico per ricevere l’incarico di presidente di una commissione d’inchiesta che avrà il compito di fare luce sui delitti della dittatura. Non tutto però potrà essere investigato, solo il destino di chi non è più vivo per raccontare, tantomeno vi è la certezza che i carnefici ricevano condanne certe, altre istituzioni giudicheranno quei crimini lasciando presagire che nulla potrà veramente essere fatto per punire l’imperdonabile.

Ma Gerardo è in ritardo, ha forato un pneumatico e solo l’intervento di un compassionevole passante, il dottore Miranda, gli consente di tornare a casa. A notte fonda il buon samaritano che ha accompagnato Gerardo a casa riappare alla porta dei coniugi Escobar e da quel momento si apre uno scenario insospettabile e drammatico. Paulina crede di riconoscere nella voce del dottor Miranda quella del terribile dottore che anni addietro presiedeva alle torture dei militari nel carcere in cui era stata trasportata di forza a causa del suo impegno contro la dittatura. Una terribile notte continua da anni a torturare i ricordi e l’animo di Paulina, quella in cui il dottore l’ha stuprata sulle note del quartetto di Schubert, La morte e la fanciulla.

I terribili ricordi di Paulina prendono vita e forma nella voce e nell’odore del dottore, piccoli dettagli e frammenti di ricordi diventano giganteschi aghi che pungolano il suo animo sconvolto e la spingono a sequestrare il dottor Miranda e a sottoporlo a un serrato interrogatorio alla presenza del marito, chiamato a vestire il panni dell’avvocato difensore. Tutti i turbamenti di Paulina vengono improvvisamente proiettati sulla scena de La morte e la fanciulla, in un turbinio di ossessione e ostinazione che ha come unico scopo ritrovare pace con il passato attraverso la verità. Perché se dapprima l’ossessione di Paulina sembra animata dall’efferata volontà di punire violentemente il suo presunto carnefice, scena dopo scena diventa, invece, sempre più evidente che l’unica via di salvezza sia la confessione del terribile crimine commesso dal suo carnefice.

Ne La morte e la fanciulla si mette in scena un dissidio a tre voci in cui i ruoli di vittima e carnefice si scambiano continuamente e il confine tra realtà e ossessione, tra bene e male si sposta continuamente lasciando lo spettatore più volte con il dubbio di quale sia la voce della verità da seguire. Da un lato l’ossessione di Paulina che sembra spesso guidata più dalla follia che dal ricordo della verità, ma che nasconde nella sua incrollabile certezza la chiave di lettura di un dramma che solo attraverso il suo pieno riconoscimento può fare pace con se stesso. Dall’altro l’incredulità e impotenza di suo marito Gerardo, incapace di capire fino in fondo l’estremo sacrificio che Paulina ha compiuto durante la prigionia per proteggere il suo nome, ma allo stesso tempo atterrito e reso inerme dal senso di colpa che quel sacrificio gli produce. Ago della bilancia tra i due è, infine, il dottor Miranda, che oscilla tra il ruolo di un presunto carnefice e quello di una casuale vittima sacrificale. 

La morte e la fanciulla è uno spettacolo potente e sconvolgente, uno spettacolo attraverso il quale si vive tutta la drammaticità che sprigiona la ricerca ostinata e disperata della verità per le ingiustizie subite.  Perché il bisogno di verità di Paulina è il bisogno che accomuna tutte le vittime, il bisogno che il dolore e l’umiliazione subita trovi salvezza nell’affermare con forza la verità di quello che è accaduto. Perché, se l’impossibilità di dimenticare crea incurabile sofferenza nella vittima, ancor più dolorosa è la consapevolezza di quanto facilmente tutto il resto del mondo dimentichi quello che accaduto, carnefici in primis. La morte e la fanciulla dà voce a tutto questo dolore, al dolore per le ingiustizie subite e al dolore per la verità negata, ma soprattutto lascia lo spettatore attonito difronte alla terribile consapevolezza che in un paese dove non c’è giustizia non c’è né verità né possibilità di salvezza.

La morte e la fanciulla
di Ariel Dorfman
traduzione Alessandra Serra
regia Elio De Capitani
con Enzo Curcurù, Claudio Di Palma, Marina Sorrenti
scene e costumi Carlo Sala
light designer Nando Frigerio
sound designer Ivo Parlati

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival, Teatro dell’Elfo

Fonte immagine: Teatro San Ferdinando

A proposito di Rossella Siano

Napoletana di nascita e per vocazione. Appassionata di letteratura e scrittura nonostante la scelta di una professione molto poco poetica. Provo ad aggiungere poesia attraverso la condivisione di pensieri ed emozioni in queste pagine.

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