Le voci di dentro: un podcast con i ragazzi dell’I.P.M. di Nisida | Conferenza Stampa

Podcast le voci di dentro

«Sono convinto che se si opera con energia, amore e fiducia in questi ragazzi, molto si può ottenere da loro». 
Inizia con le parole di Eduardo De Filippo, pronunciate il 23 marzo 1982 al Senato, la conferenza stampa che si è tenuta il 14 maggio al Teatro San Ferdinando, il teatro di Eduardo, per la presentazione del nuovo lavoro della compagnia teatrale Putéca Celidònia: il podcast Le voci di dentro

Tra l’entusiasmo e la commozione generale si è tenuta il 14 maggio la conferenza stampa su Le voci di dentro, la serie podcast realizzata dalla compagnia teatrale Putéca Celidònia con le voci dei ragazzi detenuti a Nisida dove, dal 2020, portano avanti un corso di teatro. Un lavoro continuo – ci tiene e a sottolineare Francesco Somma, direttore della Fondazione Eduardo De Filippo – ma non privo di fatica e difficoltà, che ha visto arrivare la compagnia da Via Montesilvano nel Rione Sanità al Quirinale, dove lunedì 13 maggio Le voci di dentro è stato presentato alla presenza del Presidente Sergio Mattarella.

Un quartiere, quello della Sanità, sicuramente difficile dal quale sono stati però accettati e ben voluti, dove hanno lavorato coinvolgendo anche la gente del territorio: «Le cose non vanno calate dall’alto, ma vanno condivise».

Il podcast Le voci di dentro, realizzato dalla compagnia Putéca Celidònia, è co-prodotto dalla Fondazione Eduardo De Filippo e dal Teatro Nazionale di Napoli, con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Campania e del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno, in collaborazione con Rai Radio3. La serie verrà trasmessa dal 24 maggio – anniversario della nascita di Eduardo De Filippo – per 6 sere consecutive su Rai Radio 3 dalle 22/22:30. Ogni puntata avrà una durata di circa 20 minuti e andrà a costituire una playlist che sarà poi possibile scaricare e ascoltare sotto forma di podcast su RayPlay Sound.

Ma andiamo con ordine. Putéca Celidònia nasce nel 2018 dall’incontro di sei giovani ragazzi, ex allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli. Il loro nome deriva dal greco: puteca in dialetto napoletano indica la bottega, e l’etimologia greca sta ad indicare il porre da parte; la celidonia, dal greco chelidòn (rondine), è una pianta infestante strofinata dalle rondini sugli occhi ancora chiusi dei piccoli per iniziarli alla vista.

Descrivono così la loro idea di teatro: «Un luogo/esperienza che mette da parte e custodisce tutte quelle cose che non sono ferme o scritte da qualche parte avendo la possibilità di riconoscersi, e vale sia per chi crea sia per chi vive l’esperienza».

Annamaria Sapienza, referente scientifico del progetto e Presidente del Consiglio Didattico di Discipline delle Arti Visive, della Musica e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Salerno, riporta come, lavorando con i ragazzi, abbia avuto modo di osservare due gruppi di giovani a confronto alla ricerca di un contatto: i ragazzi dell’I.P.M. hanno sicuramente sperimentato il teatro come qualcosa di sconosciuto, come occasione per scoprire delle potenzialità probabilmente insospettate. I ragazzi di Putéca hanno ribadito e riconfermato la loro idea di teatro come bene comune, qualcosa che è un antidoto alla spersonalizzazione dell’individuo, qualcosa che è scoperta e che soprattutto è inclusione.

Sottolinea inoltre come il carcere, che è un ambiente apparentemente non deputato all’esperienza teatrale, diventa territorio del possibile, un’area di sperimentazione assoluta che riqualifica il luogo, accogliendone l’alterità, senza giudizi e senza pregiudizi.

«L’uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono». 

Con il suo intervento Antonio Audino, curatore e conduttore della rubrica dedicata al teatro e al radiodramma di Rai Radio 3, ha rinnovato i suoi sentimenti di stima per i ragazzi di Putéca, invitando a soffermarsi anche sullo splendido lavoro di drammaturgia sonora svolto da Tommy Grieco, musicista e sound designer,  per il podcast Le voci di dentro.

«Questa ambientazione così particolare, così attenta e in qualche modo con un taglio sperimentale sorprende sempre, credo che allontani un po’ da una docufiction. È molto di più, è molto altro, c’è innanzitutto il teatro, un’elaborazione drammaturgica vera e propria, c’è un’interpretazione da parte di alcuni attori, e questo crea una dimensione diversa del racconto che lo sottrae ai pericoli di una semplice narrazione documentaria di un ambiente, un luogo o alcuni personaggi. Proponiamo l’ascolto del podcast Le voci di dentro con grande convinzione».

È intervenuto anche Gianluca Guida, direttore dell’Istituto penale per minorenni di Nisida, che ha raccontato un po’ il dietro le quinte del progetto. Afferma di essere ancora un po’ arrabbiato con i ragazzi di Putéca perché aveva chiesto loro di andare oltre Nisida, oltre il carcere: «Siamo un po’ stanchi dell’attenzione con la quale si vuole entrare dentro, si vuole raccontare il dentro, le mura, le sbarre, le chiavi. Da questo punto di vista si sono lasciati un po’ tentare, però glielo perdono!».  Conclude con l’augurio che nelle prossime esperienze ci sia un racconto del mondo dei ragazzi, di Napoli, delle etnie che ormai si integrano, indipendentemente da una chiave che si chiude.

L’ultimo intervento della conferenza stampa per la presentazione del podcast Le voci di dentro è stato quello di un commosso Emanuele D’Errico, referente artistico di Putéca Celidònia.

La compagnia presenta il suo lavoro dove tutto è cominciato: il teatro San Ferdinando. I ragazzi sono stati il primo gruppo selezionato da Luca De Filippo, e a lui dedicano questa serie. D’Errico racconta come la compagnia è arrivata a Nisida: ricevono una telefonata da Paolo Spada, il responsabile degli educatori dell’I.P.M. di Nisida che, dopo aver visto un loro video, annuncia la sua volontà e quella del Direttore Guida di averli come insegnanti di teatro all’interno del carcere, proponendo un laboratorio di drammaturgia partendo proprio da Eduardo De Filippo. L’iniziale idea di scrivere una drammaturgia è stata sin da subito accantonata ed è stata utilizzata con i ragazzi la tecnica del flusso di coscienza sui temi di Eduardo, concetti come la complessità e spesso il fallimento del nucleo familiare, il ruolo civile dell’individuo, i conflitti identitari, la crisi della relazione, della comunicazione, tutte tematiche prese dalle opere di Eduardo che sono valide in ogni tempo e in qualsiasi contesto.

Quello che è uscito dalla loro coscienza è stato estremamente più forte.

«Ci siamo ritrovati con un plico di fogli scritti a penna dai ragazzi che era di un caos e di una confusione incredibile, ma che andandolo a leggere era un archivio di umanità, di fragilità, di frustrazione, di sentimenti ed emozioni inimmaginabile, e ho pensato che il teatro dovesse entrare in un un’altra forma, quella della radio».

La storia è quella di Lucia – che rappresenta in un’unica voce tutti i componenti di Putéca – un’insegnante di teatro che entra all’interno del carcere di Nisida con i suoi timori e le sue preoccupazioni per provare a scrivere una drammaturgia insieme ai ragazzi; fallisce miseramente ed è quello che è successo anche alla compagnia teatrale dentro il processo del laboratorio di drammaturgia, ma la serie contraddice il fallimento. Gli allievi attori hanno recitato quello che gli allievi drammaturghi hanno scritto.

«Perdonami mamma per quello che sono, perdonami papà, perdonami mondo, perdonami Dio, perdonatemi pure, ma io non cambierò». 

Questo è solo un piccolo estratto del podcast Le voci di dentro, in uscita il 24 maggio, che ci auguriamo ascolterete numerosi.

Fonte immagini per l’articolo “Le voci di dentro: un podcast con i ragazzi dell’I.P.M. di Nisida”: comunicato stampa 

A proposito di Irene Tavani

Mi chiamo Irene, studio arabo ed ebraico all’Orientale di Napoli. Amo la fotografia, la pasta al forno e i vecchi film in bianco e nero.

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