Mario Brancaccio al Teatro Instabile di Napoli con uno spettacolo… Vietato ai migliori!
Procede ormai quasi alla conclusione la rassegna teatrale estiva del Teatro Instabile di Napoli, In-Stabilestate, come sempre con la direzione artistica di Gianni Sallustro e a cura della Talentum production di Marcello Radano. Dopo Medea, tra gli ultimi spettacoli, debutta il 28 settembre Vietato ai migliori, di e con Mario Brancaccio e con Patrizia Spinosi, Simona Esposito, Enzo Barone, Fortuna Liguori, Michele Bonè, Eunice Petito, Rossella Argo, Nando Pepe. La replica domenica 1° ottobre alle ore 18:30.
Nel cuore di Napoli tra prose e varietà con Mario Brancaccio
In una nota su Vietato ai migliori il regista, autore e attore Mario Brancaccio spiega: «Lo spettacolo rappresenta un mondo nel quale l’uomo, perdendo ogni potere su sé stesso e sulle cose, non è più padrone del suo tempo, e i temi affrontati dagli artisti, in realtà, non sostenuti da nessuno, non portano ad alcuna conclusione. Il tema proposto è completamente abbandonato, sviato, schernito dai discorsi vicini, tagliato fuori e trascinato nella deriva dell’inattuale. In questo modo, espulso da ogni possibilità di diventare contenuto, non gli resta altro che essere luogo di una rappresentazione» (Fonte Teatro.it).
Vietato ai migliori di Mario Brancaccio, infatti, pone al centro della sua trama un gruppo di attori, napoletani e no, che si esibiscono in numeri dal cabaret al varietà e che per questo vengono relegati tutti insieme nel sottopalco di un teatro, con la promessa di un’esibizione mai mantenuta. Nel frattempo, sul palcoscenico si sente l’eco delle esibizioni di D’Annunzio, Pirandello e i grandi nomi ormai diventati “di moda” secondo l’imposizione di una gerarchia screditante. Chiaramente, senza nulla togliere a tutti quei classici rivoluzionari del teatro che sicuramente hanno alimentato la storia del teatro, nel senso di volere recuperare una certa dimensione di continuità di quest’ultima, fatta di innovazioni, sì, ma anche di radici, Vietato ai migliori di Brancaccio mette in gioco innanzitutto il senso di quel teatro definito di genere “popolare”, la sua capacità di concentrazione nel ritmo della battuta svelta e incisiva ma anche nel ritmo del gesto, ovvero, la sua sublime tecnica della comunicazione collettiva attraverso la predisposizione corporea. E non è un caso che il Teatro Instabile di Napoli se ne fa portavoce e luogo di rappresentazione, come una discesa catartica nel cuore pulsante e ardente di un’identità variegata e immensa.
Di conseguenza, in questo modo Vietato ai migliori di Mario Brancaccio compie un teatro di denuncia: come si evince già dalle parole del regista, se quegli attori esiliati negli abissi sconosciuti di un teatro appaiono cristallizzati a forza in un tempo ormai inattuale, se pare che portino le solite proposte trite e ritrite, immobilizzate in una dimensione spazio-temporale che non è più, il tutto in netto contrasto con quel fatidico progresso che continua a incedere, l’effetto è voluto. Soprattutto al giorno d’oggi, in un momento storico-culturale in cui la rappresentazione è finalizzata all’esclusività della spettacolarità, sembra che al teatro venga tolta la possibilità del contenuto, l’arte di quella comunicazione che alimenta il pensiero critico, la conoscenza. Ed è per questo che, al momento dei saluti al termine della pièce, Brancaccio sostiene che Vietato ai migliori raccoglie l’amore sconfinato per il teatro, purtroppo fatto di molte sofferenze, da parte di tutti quanti vi lavorano, instancabili lavoratori ai quali andrebbe riconosciuta una misura dignitosa reale e concreta. Una questione ampia di non poco conto.
Ph. Teatro TIN