Signora Odissea va in scena al Teatro Instabile | Recensione

Signora Odissea

Signora Odissea è il secondo appuntamento della rassegna estiva organizzata dal Teatro Instabile (In-StabilEstate) che fino al 30 settembre animerà Vico del Fico al Purgatorio.

Nella cornice del teatro modernamente arcaico per eccellenza, il Teatro Instabile di Napoli, è andato in scena lo spettacolo di e con Roberta MisticoneTitti Nuzzolese. La narrazione di Signora Odissea non ruota intorno a Ulisse, ma prende le mosse dalle vite di Penelope e Circe, due donne che raccontano le attese, i tradimenti, le delusioni susseguitesi all’ombra di un uomo. Due personaggi che fuoriescono dalla mitologia per prestare la voce alle donne con cui hanno condiviso, e condividono, tale destino, mettendo in scena una storia che racchiude tante storie

«Ci sembra di sapere tutto di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Ci sembra di sapere tutto di Penelope e della sua tela, la moglie paziente di Odisseo, destinata all’attesa e spesso, per questo, derisa», si legge nelle note introduttive dello spettacolo. Signora Odissea consegna ai presenti in sala il lato più intimo dei due personaggi, a partire dal rapporto tra aspettativa e realtà. Penelope (Titti Nuzzolese) vede ben presto la sua felicità per il matrimonio con Ulisse trasformarsi in angoscia, tra amore non corrisposto e una maternità affrontata sostanzialmente da sola; solitudine che si amplificherà durante i celebri vent’anni passati ad attendere Odisseo e il suo rientro a Itaca.

Anche Circe (Roberta Misticone), l’altra protagonista, si ritrova a fare i conti con la delusione, in questo caso derivante dall’esilio imposto dal Dio Elio, suo padre. L’aspettativa di essere regina di un’isola si scontra ben presto con una realtà non all’altezza. Chi si ferma ad Eea, umano o divino, lo fa soltanto in modo temporaneo: la nutrizione del proprio ego surclassa il resto. In Signora Odissea non mancano i tentativi di violenza nei confronti della maga – con un rimando chiaro ai recenti casi di stupro avvenuti a Palermo e Caivano – la quale risponde trasformando gli uomini aggressori in maiali.

Ad Eea, l’isola di Circe, arrivano anche Odisseo e i suoi compagni, trattenendosi per oltre un anno. Un anno di passione tra la maga e l’eroe greco, da cui nasce Telegono, che Circe cresce da sola. Odisseo nel frattempo lascia l’isola per tornare a Itaca, mostrando una certa indifferenza verso la moglie Penelope. Quest’ultima, in cerca di risposte, si reca ad Eea. L’odio reciproco tra lei e Circe si trasforma presto in presa di coscienza rispetto a una vita trascorsa nell’ombra, sottovalutando la propria forza e astuzia. C’è un prima e dopo quest’incontro: le vittime delle proprie storie e degli uomini rinascono potenti dalle proprie sofferenze, pronte a vivere un futuro diverso, all’insegna del sé. 

Evocativa, verso la chiusura di Signora Odissea, la citazione ad Alessandro Baricco: «Non c’è nulla sulla faccia della terra, nulla che respiri o cammini, nulla di così infelice come l’uomo». Le musiche dal vivo eseguite da Francesco Santagata fanno il resto e il pugno nello stomaco degli spettatori è servito: Saremo in grado di rispettarci ed essere felici un giorno? Abbandoneremo la paura, figlia di un sistema profondamente malato? 

Crediti immagine: Copertina ufficiale dello spettacolo Signora Odissea

A proposito di Salvatore Toscano

Salvatore Toscano nasce ad Aversa nel 2001. Diplomatosi al Liceo Scientifico e delle Scienze Umane “S. Cantone” intraprende gli studi presso la facoltà di scienze politiche, coltivando sempre la sua passione per la scrittura. All’amore per quest’ultima affianca quello per l’arte e la storia.

Vedi tutti gli articoli di Salvatore Toscano

Commenta