Nude Verità è il ritorno in scena del Teatro Tram

Il ritorno sulle scene del Teatro Tram

Di questi tempi, con il virus che corre e la pandemia che continua imperterrita il suo cammino, la notizia di un teatro che continua, nonostante tutto, le proprie attività, è sicuramente un’ottima notizia. Il caso è quello del teatro Tram, sito in via Port’Alba, punto di riferimento da anni della vita culturale in centro storico e non solo. Nude Verità è l’ultimo spettacolo prodotto ed allestito dal Tram, segnandone così il ritorno sulle scene dopo mesi e mesi di inattività, perlomeno artistico. Perché il Tram a differenza di tanti altri teatri non ha continuato a smettere di svolgere il proprio lavoro, in salsa diversa rispetto a quanto fatto precedentemente ma comunque in maniera incessante.

Nude Verità è il ritorno in scena del Tram, seppure in modalità streaming. Come è il ritorno sul palco, a distanza di mesi?

Il TRAM aveva riaperto le porte lo scorso ottobre. Avevamo sperato che, anche con la metà dei posti a disposizione, fosse possibile programmare qualcosa di simile a una stagione teatrale. Il 25 ottobre 2020 è stato invece l’ultimo giorno di programmazione. Sono passati più di quattro mesi, ormai abbiamo accettato l’idea che il teatro resterà chiuso al pubblico. Ma quando abbiamo riacceso le luci in sala, il palco era lì ad aspettarci. E’ stata una piccola emozione, anche se il legame tra il TRAM e le persone che lo frequentano non si è mai interrotto del tutto.

L’attività del Tram non si è mai fermata, neppure con i recenti DPCM. Come avete cercato di colmare il vuoto dell’attività dal vivo?

Fin dai primi giorni del lockdown di marzo, abbiamo provato a immaginare soluzioni diverse che ci permettessero di tornare a recitare. Abbiamo attivato quasi subito il percorso dei podcast, le storie da ascoltare, perchè avevamo già avviato questo progetto prima della chiusura. In questi ultimi mesi abbiamo dovuto sperimentare soluzioni diverse sia per gli spettacoli che per i laboratori. Abbiamo avviato una piattaforma di scrittura online, abbiamo spostato le riunioni degli spettatori “visionari” su Zoom, abbiamo ideato laboratori di teatro nelle “rooms” virtuali. Tutte le nostre scelte, però sono andate in una direzione chiara e coerente: le soluzioni online sono un percorso che si affianca al teatro tradizionale, non lo sostituisce. Non si possono prendere le attività didattiche in presenza e trasferirle online, bisogna inventarsi una diversa fruizione. Per quanto faccia male ammetterlo, la pandemia ha spinto il nostro settore a sperimentare, aggiornare, scoprire. Ovviamente, mi riferisco a quei pochi che sono riusciti a tenere viva la propria attività. Noi lavoratori dello spettacolo siamo le prime vittime della terribile crisi economica dovuta al Covid.

Quali sono state le difficoltà maggiore nell’allestimento di Nude Verità? Lo spettacolo è stato pensato direttamente per lo streaming?

Nude verità è nato inizialmente come spettacolo da realizzare al TRAM: con Vittorio Passaro, il regista, avevamo immaginato un allestimento che avrebbe trasformato il locale del teatro in un locale da peep show, quel genere di spettacoli in cui lo spettatore, chiuso da solo in una cabina, spia il perfomer dietro a un vetro. Ogni sera, al TRAM, si sarebbero alternati otto monologhi scritti da otto drammaturghi napoletani e portati in scena da 8 giovani attori della nostra compagnia. Subito dopo la chiusura, abbiamo pensato che lo spettacolo potesse essere adatto a una versione in streaming, sostituendo la cabina dal vivo con lo schermo del cellulare. In tutti e due i casi, lo spettatore diventa un “guardone”, uno che spia nei segreti delle persone alla ricerca di un’intimità sempre esibita e pertanto sempre negata. “Nude verità” è un’interessante riflessione su ciò che siamo oggi: l’occhio dello spettatore è stato sostituito dall’occhio della telecamera, che indugia nei dettagli, che cerca di guardare sotto gli abiti dei personaggi. Mi riferisco ai sentimenti e ai pensieri nascosti, ovviamente. Ma non ci siamo limitati a filmare lo spettacolo: abbiamo lavorato come se stessimo girando un film, cercando allo stesso tempo di restituire al pubblico l’essenza del teatro e la presenza del TRAM, che ha una struttura particolare e unica.

Qual è il futuro del Tram? In quest’epoca di incertezza, come vedete il teatro nei prossimi mesi?

Il futuro del TRAM è carico di incertezza. Vale per tutti i teatri come il nostro, quelli che sono troppo piccoli per avere solidità economica e troppo grandi per gestirsi in autonomia. La data della riapertura del 27 marzo è un falso obiettivo, un numero privo di senso lanciato apposta per nascondere i reali problemi. I ristori non arrivano, gli enti sono quasi del tutto assenti, i grandi festival e i grandi teatri ignorano i problemi del territorio in cui risiedono. Qualunque sala teatrale vive di investimenti, di programmazione, di tempi lunghi, di fiducia con il pubblico, di biglietti e abbonamenti. Non si può fare teatro se non c’è la certezza di restare aperti anche in futuro e con tutti i posti disponibili. Se non è così, non ha senso riaprire. Il TRAM non riaprirà il 27 marzo. Non vuol dire che ci fermeremo: continueremo a sperimentare gli eventi online, i corsi, i podcast. Ricominceremo anche le prove degli spettacoli in presenza, augurandoci che almeno per l’estate si possa ripartire. 

A proposito di Matteo Pelliccia

Cinefilo, musicofilo, mendicante di bellezza, venero Roger Federer come esperienza religiosa.

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