Odissea al Maschio Angioino con Gianluigi Tosto

Odissea

Giovedì, 22 settembre, al Maschio Angioino, si è tenuto, per la rassegna Veliateatrofestival, il secondo appuntamento del ciclo Il Canto e la Memoria, che ha visto Gianluigi Tosto portare in scena episodi e personaggi dell’Odissea.

Ancora una volta, a introdurre la pièce teatrale, una lectio brevis; stavolta, a relazionare sul valore e sulla bellezza del canto nel mondo greco, e nello specifico nell’Odissea, il Prof. Mario Reali dell’Università degli Studi di Napoli.

La bravura di Gianluigi Tosto, moderno aedo, incanta gli spettatori recitando i versi di Omero, poeta del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro. In un crescendo di emozioni e suggestioni sempre nuove, Tosto, vestendo i panni di Odisseo, si commuove alla corte dei Feaci, inganna con la sua astuzia il ciclope Polifemo, scampa alla magia di Circe, evita le malie delle sirene, percorre finalmente la via del ritorno, rivendicando ciò che gli appartiene: il regno di Itaca.

«Narrami, o Musa, l’uomo dall’agile mente
che a lungo andò vagando, poi che cadde Troia,
la forte città, e di molte genti vide le terre
e conobbe la natura dell’anima, e molti dolori
patì nel suo cuore lungo le vie del mare,
lottando per tornare in patria coi compagni.
Ma per loro follia (come simili a fanciulli!),
non li poté sottrarre alla morte,
poi che mangiarono i buoi del Sole, figlio del cielo,
che tolse loro il tempo del ritorno.
Questo narrami, o dea, figlia di Zeus,
e comincia di dove tu vuoi.»

Odissea, libro I, vv. 1-12

Avvincente e geniale l’accompagnamento musicale che fa da sfondo alle avventure dell’eroe dal multiforme ingegno, avventure filtrate dalla memoria di Odisseo stesso. Numerosi gli strumenti utilizzati per evocare e narrare le tante situazioni ed emozioni che abitano il meraviglioso poema omerico: il tamburo del mare, la zanza africana, il suono dei chimes, e ancora campanacci di ferro e bronzo ad accogliere l’eroe ad Itaca. 

Una resa scenica che funziona quella di Tosto, che si attiene fedele al testo dell’Odissea, ma non rinuncia a dare un tocco di modernità a quel mondo classico che già tutto ha raccontato e che mai smetterà di avere cose da raccontare.

OMERO
ODISSEA
diretto e interpretato da
Gian Luigi Tosto
Lectio brevis introduttiva
del Prof. Mario Regali,
Università degli Studi di Napoli Federico ll

Cortile Maschio Angioino

 

A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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One Comment on “Odissea al Maschio Angioino con Gianluigi Tosto”

  1. Noto nella sua storia giornalistica una costante e ridondante attività verso solo certo teatro. lei sarà daccordo con me, da esperta di lettere qual è, che un vero intellettuale, un vero uomo/donna di cultura si pone di fronte all’argomento con il massimo della libertà, e visione ampia di tutto quanto esista e si mostri nello spettro d’azione in cui si muove. Del resto Umberto Eco, che lei riconoscerà essere uno degli ultimi grandi della nostra storia culturale, si interessava di filologia, estetica, semiotica, romanzo, fumetto e vignette (come del resto il grande Fellini). A questo proposito le consiglio di leggersi <> di Omar Calabrese docente di semiotica al Dams e assistente appunto di Umberto Eco. Un libro che ho comprato e letto negli anni 80 (forse lei non era ancora nata) di una preziosità indicibile: faceva l’analisi del costume dell’epoca in un ottica estetica e semiologica, arrivando alla conclusione che tutto quanto si produceva all’epoca (finanche i video games e i frattali) avessero una natura policentrica che poteva assurgere ad una nuova era Barocca. Con tutto ciò cosa le sto dicendo che l’intelletuale ha il dovere di attrezzarsi di informazioni culturali ad ampio raggio, altrimenti c’è il rischio di ghettizzarsi in una inutile “Moda” pseudo Radical Chic,creando in tal guisa una sorta di “potere condizionante” che sicuramente non giova al teatro. Anzi le dirò di più ritengo che l’apocalisse del teatro a cui stiamo assistendo (per mia fosrtuna o s-fortuna ho vissuto gli anni 70) è dovuta principalmente a questa massoneria della stampa che in virtù di un pensiero unico (utile al potere, molti suoi colleghi si vendono per molto poco) creano grande confusione , e sicuramente una inibizione nel pubblico nei confronti del teatro ( i teatri falliscono innanzitutto per questo) a vantaggio di una corrente parallela che si basa sul surrogato televisivo (basti pensare che tutta la melma di attori nati a Telegaribaldi oggi sono nomi nazionali) assicurandosi quanto meno il facile divertimento, e rinunciando a priori le torture masturbatorie degli sfigati il cui panorama nero e luce di taglio ( che facevano inorridire Ronconi) sono la massima espressione di questi capolavori Cerebrali che lei tanto ci tiene a recensire. P.S. Se vuole l’intervista di Franco Branciaroli che avvalora tutto quanto le ho detto mi scriva.

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