Origami. Attese di carta | Teatro Tram | Recensione

Attese di carta

Origami. Attese di carta, la recensione

Una stazione, il non luogo per eccellenza. Lo stridere di parole spezzate, che si intervallano con annunci, claim, addii e qualche arrivederci. Si intervallano con una vita che è perfettamente esemplificata da quella linea gialla, i cui confini sono talvolta così sfocati, che non è ben chiaro dove ci sia la vita e dove, invece, cominci la morte. Dove la destinazione e dove l’arrivo. Ed è proprio in questo altrove che si muovono i personaggi di Origami. Attesa di carta (regia di Daria D’Amore), spettacolo che ha debuttato il weekend scorso al Tram di Napoli. Dopo l’ottimo “Capolavoro“, il palco del piccolo teatro ha ospitato, questa volta, una narrazione deliziosamente folle, sospesa perfettamente tra nichilismo e desiderio.

Origami. Attese di carta | Treno in transito…

Sono le 17.30 di un giorno qualsiasi, in una stazione qualsiasi. In attesa del treno ci sono un artista di strada col cuore in mano, un ragazzo con un mazzo di fiori da cimitero e un’eccentrica sconosciuta. A far loro da spettatore una senzatetto sul ciglio della linea gialla, la stessa che non vedono l’ora di varcare, la stessa che darà loro finalmente pace. Ma il maltempo imperversa e quello strampalato gruppo si ritrova a interfacciarsi, dialogare, a danzare in un valzer solitario di intenti, speranze ed interruzioni. Origami. Attese di carta racconta di loro ma anche di noi. E lo fa con un ritmo narrativo  incostante, psichedelico a tratti e compassato in altri, proprio a delineare l’oscillazione emotiva dei personaggi. A seguirne gesta e membra una scenografia che cambia camaleonticamente, in base al momento, pur rimanendo sempre ancorata sul set di una stazione ferroviaria. La drammaturgia originale di Chiara Di Bernardo è interessante e il continuo dialogo onirico con il Mago di Oz, i cui personaggi, in versione tristemente 2.0, troviamo ora affacciarsi verso il vuoto, in attesa di un segnale profetico che li dissuada dall’intento di arrendersi, di gettarsi sotto quel treno delle 17.30. Ad accumunarli, soltanto sogni infranti. All’eco del cuore devastato di 5G c’è la disperata solitudine di un Leo senza coraggio e di una donna mai davvero ascoltata dalla sua famiglia. E Dorothy, invece, privata delle sue scarpette, affonda i dispiaceri in un bric di vino, senza tetto né gioia, urlando con rabbia contro gli annunci di Trenitalia. La vediamo lì, a lanciare con rabbia quegli origami piegati, del famoso detto giapponese, che l’hanno soltanto illusa di poter realizzare un suo desiderio.

Allontanarsi dalla linea gialla!

Origami. Attesa di carta è uno spettacolo eccentrico e coinvolgente, che accompagna lo spettatore verso l’orlo del baratro con disincanto, lasciandogli tante domande e nessuna certezza in cui specchiarsi, solo una linea, sospiri e interminabili attese, passate tra le macerie di origami stracciati. 

La stagione del Tram si concluderà la settimana prossima con Le Operette Morali.

ORIGAMI – Attese di carta

Drammaturgia originale Chiara Di Bernardo

Regia Daria D’Amore/Chiara Di Bernardo

Con in o.a. Daria D’Amore, Chiara Di Bernardo, Luigi Leone, Riccardo Sergio

Assistente alla regia Alessandro Calamo

Disegno luci Marco Serra

Assistente alla scenografia Luca Mauro

Costumi Rosario Martone

Produzione Henna – Teatro

Fonte immagine per la recensione di Origami. Attese di Carta: ufficio stampa

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A proposito di Marcello Affuso

Direttore di Eroica Fenice | Docente di italiano e latino | Autore di "A un passo da te" (Linee infinite), "Tramonti di cartone" (GM Press), "Cortocircuito", "Cavallucci e cotton fioc" e "Ribut" (Guida editore)

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