Sèmièl, l’intervista all’autore del singolo Le vie di Tokyo

Sèmièl

Sèmièl, nome d’arte di Samuele Matta, è un cantautore e chitarrista toscano, il quale, dopo un passato come membro di diversi gruppi di genere alternative rock e hardcore in viaggio per l’Italia, l’Europa e il Giappone, dal 2020 scelse di iniziare una carriera da solista.

Nei successivi due anni, Sèmièl trascorse il suo tempo nella scrittura e nella registrazione di due singoli, i quali sono stati pubblicati dalla casa discografica Molto Forte/ADA e successivamente acquisiti da The Saifam Group. Le vie di Tokyo è uno di questi singoli ed è disponibile sulle piattaforme di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 30 maggio.

Il Giappone e le nuove idee: un piccolo episodio inaspettato come fonte d’ispirazione per un nuovo progetto musicale

Il brano, come affermato dallo stesso cantautore e chitarrista nel comunicato stampa, nasce durante una tournèe nel Paese del Sol Levante. Infatti, nel quartiere di Shibuya di Tokyo, l’autore della canzone incontrò un’amica d’infanzia che lo invitò a prendere un tè. Tale episodio di amicizia e di affetto tranquillizzò l’artista che avvertiva un senso di spaesamento e di insicurezza; dal momento che, ammise di «non andare d’accordo con i maxi-schermi e i grattacieli» della megalopoli nipponica.

Intervista – La genesi del nuovo singolo di Sèmièl durante un tour nel Paese del Sol Levante

Qual è stata la fonte di ispirazione per il singolo Le vie di Tokyo?

Solitamente mi viene un’idea e la elaboro, nel giro di una giornata voglio capire se può funzionare oppure no. Le vie di Tokyo invece è stata ultimata dopo 2-3 anni. Ho scritto il testo in un momento di riposo durante un tour in Giappone, ma poi è rimasto lì perché in quel periodo ero dentro le metriche inglesi e i testi in italiano non trovavano utilizzo in quel momento. Poi c’è stata la pandemia e per mantenermi motivato e preso bene ho pensato di fare tutto quello che non avevo mai fatto prima così ho tirato fuori tutto il materiale che avevo in metrica italiana ed è venuto fuori l’arrangiamento. Quando sono entrato in studio per la produzione dell’intero progetto le canzoni hanno subito altre stesure quindi se guardo la timeline di creazione di tutti i pezzi mi rendo conto che effettivamente c’è stato un lavoro importante a monte.

Ho preso ispirazione dalle luci a led dei mega-schermi pubblicitari appesi sui grattacieli di Tokyo, i suoni che sentite nella canzone sono una mia interpretazione dei colori ipersaturi che mi investivano mentre camminavo in città. Momenti particolari mi sento di citare la volta che sono stato brontolato in metro perché stavo mangiando una banana in pubblico.

L’ incontro con la sua amica d’infanzia e l’invito a prendere il tè potrebbero essere interpretati come occasioni per cominciare a sentirsi a proprio agio. Cosa ne pensa di questa possibile suggestione?

È una suggestione calzante. Tra l’altro, parlando di emozioni credo sia sacrosanto che ogni persona possa interpretarla e rivedersi a modo proprio. Sentirsi a proprio agio è diventato un topic molto discusso anche perché spesso, ormai, alla base di un disagio c’è un abuso che va in contrapposizione alla volontà e il diritto dell’individuo nel volersi sentire a proprio agio. La reazione scatenata nell’individuo che si sente negata questa condizione basilare va a creare ulteriori situazioni di disagio per cui ad un certo punto le persone semplicemente si arrendono e si chiudono. Ma io no, noi no. Noi siamo i samurai dell’esistenzialismo, che più resistiamo e più esistiamo.

Sèmièl

L’incontro con la cultura giapponese, la svolta musicale e la sperimentazione di nuovi stili

La canzone sembra più vicina alle suggestioni della musica pop rispetto alla sua attività di musicista in gruppi alternative rock e hardcore. Come potrebbe spiegarci questa ipotetica svolta?

Ipotetica, ha detto bene. Questa canzone è un singolo che verrà incluso all’interno di un album che uscirà a settembre. Sarà un concept sulle varie soluzioni che sono riuscito a trovare all’interno della musica leggera, quindi sì pop, ma sperimentale. I prossimi lavori invece chissà, ormai mi sono abituato a non fare mai una cosa due volte quindi la costante potrebbe essere proprio quella. Tra l’altro il mercato discografico è mutevole, chi sa destreggiarsi in varie dimensioni sonore credo avrà dei vantaggi nel lungo periodo.

Sì, credo che in linea di massima qualsiasi esperienza possa contribuire a sviluppare nuove idee, nel mio caso ho trovato nel J-rock una certa disinvoltura a mischiare elementi e stili sonori diversi. Devo dire che mi sono sentito in un certo agio perché è sempre stata una mia caratteristica. Mentre in Europa, in genere, la varietà stilistica (o il crossover) è considerata un’esercizio incoerente oppure né carne né pesce, in Giappone invece è sinonimo di avanguardia e ricerca di nuove soluzioni.

Per quando riguarda il J-pop l’ho sempre percepito come l’apoteosi del prodotto e penso sia un ambiente complesso quanto impegnativo, non essendo un superfan del marketing difficilmente ci andrei d’accordo, ma mai dire mai. Mi ritengo una persona con un tratto spirituale abbastanza marcato, quindi apprezzo molto la musica tradizionale giapponese e in generale l’attitudine dell’utilizzo di armonie particolari per conciliare la meditazione. Penso sia il motivo per cui abbia voluto includere i flauti nella canzone.

La sua tournée in Giappone l’ha ispirata alla composizione di nuove canzoni?

Sèmièl

La musica di Sèmièl fra le ispirazioni alternative rock e hardcore nonché i progetti futuri del musicista 

Quali sono i cantanti e le band che l’hanno influenzata da un punto di vista musicale?

Il mio primo amore sono sicuramente i Nirvana con Sonic Youth, Mudhoney, Melvins a ruota. Ma anche Green Day, Blink-182 e Offspring che poi mi hanno catapultato automaticamente sui Nofx, Lagwagon, Rancid per poi approdare nel punk hardcore tipo Dead Kennedys, Black Flag, Refused, Fugazi, Husker Du, Minor Threat, Bad Brains e una vagonata di altre band clamorose. Per me esiste una unica storia della musica rock italiana ed è la scena punk e hardcore degli anni 80 (consiglio di guardare il docufilm ITALIAN PUNK HARDCORE 1980-1989).

Ovviamente artisti come Pino Daniele, Elio e le storie tese, Pfm, Litfiba, Renato Zero, ci metto anche i Negrita, Vasco Rossi, Verdena sono immensi e immortali ognuno a modo proprio però è un’altra cosa. Il punk hardcore era ed è tutt’ora un termometro sociale che in questo momento sta vivendo un ricambio generazionale che fortunatamente sta avvenendo. Non è solo questione di musica, è politica, è letteratura, è disobbedienza civile e soprattutto è sinonimo di tessuto sociale vivo e reattivo. Roba che quando viene nominato, al ministero degli interni viene improvvisamente un gran caldo.

Quali sono i progetti musicali ai quali sta lavorando?

Da adesso fino a settembre-ottobre sto progettando lo spettacolo da portare in tour a novembre per promuovere l’album. Sicuramente appena saremo apposto con le questioni tecniche rinizieró le sessioni di scrittura sia per un eventuale nuovo EP nel 2026, sia per interpreti. Quindi Sèmièl prima dentro e gas a martello.

Fonte immagini: si ringrazia l’ufficio stampa per la fotografia

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A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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