La top 5 dei blink-182: un viaggio nostalgico nel pop-punk

La top 5 dei blink-182: un viaggio nostalgico nel pop-punk

Solo cinque canzoni dei blink-182 non basterebbero neanche lontanamente a far percepire l’essenza punk di questa band eccezionale. Proprio per questo, prima di arrivare alla loro top 5, è necessario fare un piccolo excursus sulla loro carriera musicale.

I blink-182 sono un gruppo pop-punk statunitense formatosi nell’autunno del 1991 a San Diego dall’incontro tra Mark Hoppus e Tom DeLonge; ai due si aggiunse Scott Raynor, successivamente sostituito, alla fine del 1998, da Travis Barker, allora batterista dei Vandals. I tre sono paragonabili a degli eterni studenti del college, il cui scopo principale è divertirsi ed è proprio il divertimento ad averli distaccati da quella che era la scena punk negli anni Novanta. Infatti, i testi delle canzoni dei blink-182 non rappresentano più denunce contro la corruzione della società o manifestazioni di anarchia giovanile; piuttosto hanno lo scopo di divertire chi li ascolta, con rare eccezioni, ad esempio Adam’s song, che affronta il tema del suicidio. Altra caratteristica che li differenzia dalle altre band pop-punk del tempo è la qualità del suono, più pulito perché ottenuto suonando in scala maggiore e mixando poi digitalmente le armonie. La band si sciolse nel 2005 dopo svariati litigi tra Mark Hoppus e Tom DeLonge, per poi ritornare attiva nel 2009. Nel 2015, DeLonge lasciò il gruppo e Matt Skiba prese il suo posto. Tuttavia, dal 2022, la formazione originaria composta da Hoppus, DeLonge e Barker è tornata e sembra essere più agguerrita che mai!

Di seguito, le 5 canzoni più belle dei blink-182

1. All the small things

Dall’album Enema Of The State del 1999 è in assoluto una delle canzoni dei blink-182 più amate. Con in copertina un’infermiera in abiti succinti, impersonata dalla pornostar Janine Lindemulder, l’album divenne un simbolo per i millennials della fine degli anni ’90. L’io narrante della canzone è un ragazzo che capisce il vero significato dei piccoli gesti da parte della sua fidanzata, come andare ai suoi concerti o lasciargli rose sulle scale di casa: sono proprio queste cose a fargli capire la profondità e il significato del loro rapporto; il ragazzo apprezza la presenza costante della ragazza, capace di farlo sentire sempre speciale. Con una melodia totalmente contagiosa, All the small things è una delle canzoni dei blink-182 che resta impressa al primo ascolto. Menzione speciale va anche all’irriverente videoclip musicale in cui, verso la fine, si può notare una ragazza reggere un cartellone con su scritto TRAVIS I’M PREGNANT! Ed è proprio con questo stesso cartellone che Kourtney Kardashian, moglie di Travis Barker, durante il concerto dei blink a Los Angeles il 16 giugno, ha rivelato di essere incinta del loro primogenito.

2. Adam’s Song

Tratta dallo stesso album, esce fuori dalla comfort zone della band. Tra tutte le canzoni dei blink-182, questa va completamente fuori rotta, lasciando il divertimento per affrontare temi più seri, come il suicidio. Mark Hoppus scrisse Adam’s Song durante un periodo di forte depressione a seguito del ritorno a casa da un tour promozionale: era l’unico della band a non avere una fidanzata e, di conseguenza, l’unico che sarebbe rimasto solo una volta finito il tour. Probabilmente il nome Adam viene da un personaggio di Mr. Show che tenta il suicidio immergendosi nell’acido. La cosa straordinaria è che Mark Hoppus registrò quasi tutta la parte cantata di Adam’s Song al primo tentativo. Tuttavia, nel 2000 venne rinvenuto il corpo di Greg Barnes, un diciassettenne reduce del massacro alla Columbine High School, impiccatosi nel garage di casa sua mentre lo stereo suonava a ripetizione Adam’s Song; nonostante questo, non bisogna credere che la canzone sia un inno al suicidio, tutt’altro, Hoppus, infatti, la scrisse con l’intento di sfogare tutte le sue frustrazioni e la solitudine che lo aveva pervaso durante il tour. Inoltre, all’interno della canzone c’è un chiaro riferimento a uno dei versi di Come As You Are dei Nirvana: «Take your time, hurry up/Choice is yours, don’t be late» che nella canzone dei blink-182 diventa: «I took my time, I hurried up/The choice was mine, I didn’t think enough» – nonostante ciò che si può pensare al primo ascolto, la canzone, in realtà, invita a riflettere e ad apprezzare la vita anche nei momenti più bui. L’unico periodo in cui la band evitò completamente di suonare Adam’s Song fu nel 2009, subito dopo la morte di DJ AM, nome d’arte di Adam Goldstein.

3. First Date

Tratta dall’album del 2001 Take Off Your Pants and Jacket. Nella canzone DeLonge, l’io narrante, alterna emozioni contrastanti per il suo primo appuntamento: da un’eccitazione quasi incontenibile, si passa a un senso di imbarazzo e disagio, molto comune durante gli appuntamenti. Il finale di questa leggera ma potente canzone dei blink-182 è molto introspettivo: l’autore, DeLonge, riflette sul fatto che le possibilità di trovare la persona giusta sono spesso infinitesimali e si chiede cosa fare se mai dovesse perderla – è qui che si percepisce la vulnerabilità che spesso accompagna chi s’innamora. Il videoclip musicale risulta molto esilarante: è ambientato nel 1974 a El Segundo, in California e i membri della band girano scene strane e buffe indossando parrucche e abiti tipici di quel periodo.

4. I Miss You

È la terza traccia dell’album blink-182, album che sancisce un parziale allontanamento dallo stile classico della band: tra tutte le canzoni dei blink-182, in questa c’è una maggiore ricercatezza nella musicalità e i testi sono molto più emozionanti. I Miss You, singolo dall’atmosfera dark, racchiude l’essenza del disco che voleva essere estremamente diretto. Per la realizzazione di questo brano sono stati usati basso acustico, pianoforte, chitarra acustica e una batteria suonata da Barker con le spazzole – tutto con il chiaro intento di portare un nuovo e intenso senso di emotività in chi lo ascolta. Il testo è una cantilena amorosa e malinconica: l’io narrante ha come pensiero fisso la sua persona, l’angelo dei suoi incubi ed è alla sua costante ricerca per interrompere quell’assordante silenzio nella sua testa che gli si presenta di notte, il momento in cui gli manca di più. Con un lento climax, nel ritornello troviamo il vero e proprio pathos: il narratore dimostra la profondità del suo amore con l’imperativo «Don’t waste your time on me you’re already the voice inside my head» (Non sprecare il tuo tempo con me sei già la voce nella mia testa) – riflettendo il pensiero che lui sia consapevole che la persona per cui si sta tormentando è già uscita dalla sua vita e non tornerà più. In questa canzone c’è anche un piccolo, seppur significativo, riferimento al film animato Nightmare Before Christmas di Tim Burton, attraverso i personaggi di Jack e Sally, paragonati ai due protagonisti del brano che festeggeranno Halloween il giorno di Natale, sperando non finisca mai. Anche per quanto riguarda il videoclip musicale sembra di essere catapultati in un film di Tim Burton: l’atmosfera dark, tetra, i componenti della band con abiti eleganti in stile anni ’30 – tra la clip di un gatto, un Canadian Sphynx, e quella di due ragni, vediamo una ragazza, simile a una bambola di porcellana, annegata a testa in giù e due ragazze dagli occhi estremamente penetranti, somiglianti ai personaggi di Burton, baciarsi appassionatamente.

5. She’s Out of Her Mind

È una delle canzoni dei blink-182 più recenti, tratta dall’album California (2016), l’unica di questa lista ad essere stata scritta dopo l’abbandono di DeLonge nel 2015. Come affermò anche Travis Barker, con She’s Out of Her Mind si ritorna un po’ al classico stile delle canzoni dei blink-182. A quanto pare, è stata la canzone dell’album più complicata da scrivere, infatti, risulta essere il prodotto di quattro diverse idee corali messe assieme però mamma mia se ha funzionato! La canzone riflette il tipo di ragazze che i componenti della band avevano frequentato nella loro adolescenza: un po’ dark, un po’ out of their mind. Anche per il videoclip la band ha deciso di fare un tuffo nel passato riportando alla luce il videoclip di What’s my age again? tratta dall’album Enema Of The State e creando un remake in chiave femminile: stavolta, infatti, a cantare e correre nude per le strade della città sono tre ragazze, Lele Pons, Hannah Stocking e Vale Genta e, come una sorta di tributo alla copertina dell’album, Adam DeVine appare in calzamaglia bianca e con camice e cuffietta da infermiera, con tanto di atteggiamento ironicamente sexy. In un’intervista il gruppo affermò: «This song kind of pulls from everything that we’ve done in the past, as well as pushing forward into the future. This definitely feels like a song that could have come out in the late 90s/early 2000s».

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di Di Costanzo Mariachiara

Mariachiara Di Costanzo, classe 2000. Prossimamente laureata in Lingue e Culture Comparate all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di moda, musica e poesia, il suo più grande sogno è diventare redattrice di Vogue.

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