Darren Aronofsky è un regista statunitense noto per il suo cinema viscerale e psicologicamente intenso. Sebbene la sua fama sia legata a capolavori come Requiem for a Dream, Black Swan e The Whale, la sua filmografia include altre opere fondamentali per comprenderne la poetica. I suoi film esplorano costantemente l’ossessione, il rapporto con il corpo e la disperata ricerca di una forma di trascendenza o redenzione. Vediamo 4 titoli altrettanto meritevoli di attenzione.
Indice dei contenuti
I temi ossessivi nel cinema di Aronofsky
| Film | Anno e tema centrale |
|---|---|
| Pi – Il teorema del delirio | 1998 – L’ossessione per la conoscenza e la paranoia |
| The Wrestler | 2008 – La ricerca della redenzione attraverso il corpo martoriato |
| Mother! | 2017 – L’allegoria della creazione, distruzione e narcisismo artistico |
| Noah | 2014 – Il fanatismo e il conflitto tra fede e umanità |
1. Pi – Il teorema del delirio (1998)
Pi è il folgorante esordio in bianco e nero che ha rivelato il talento di Aronofsky. Il film è un thriller psicologico a basso costo che stabilisce immediatamente i temi cardine del suo cinema: l’ossessione e la paranoia. Il protagonista è un geniale matematico che crede di aver trovato una chiave numerica per decifrare i segreti dell’universo, dal mercato azionario al nome di Dio. La sua ricerca lo conduce a una discesa nella follia, con uno stile visivo frenetico e una colonna sonora martellante che immergono lo spettatore nel suo delirio. È un’opera grezza ma potente, fondamentale per comprendere le radici del suo stile.
2. The Wrestler (2008)
The Wrestler è il film che ha consacrato Aronofsky a livello internazionale, vincendo il Leone d’Oro al Festival di Venezia. Interpretato da un magistrale Mickey Rourke, il film segue la storia di Randy “The Ram” Robinson, un wrestler professionista in declino. Dopo un infarto, Randy tenta di condurre una vita normale, riallacciando i rapporti con la figlia e cercando un impiego. Eppure, il richiamo del ring, l’unico luogo dove si sente veramente amato, si rivela troppo forte. Con uno stile quasi documentaristico, Aronofsky esplora la fragilità di un corpo martoriato e il disperato bisogno di riscatto, un tema che tornerà anni dopo con Brendan Fraser in The Whale.
3. Mother! (2017)
Mother! è forse il film di Darren Aronofsky più divisivo e radicale, una potente allegoria che si svolge interamente in una casa isolata. Con un cast che include Jennifer Lawrence e Javier Bardem, l’opera mette in scena la relazione tra una giovane donna (Madre Natura) e il suo marito poeta (Dio), il cui bisogno di adorazione porta alla distruzione della loro casa (il mondo) e della loro famiglia. L’arrivo di ospiti inattesi scatena un’escalation di caos e violenza, che può essere letta come una metafora della storia biblica, una critica al narcisismo dell’artista o un monito sulla crisi ambientale. È un’esperienza cinematografica angosciante e indimenticabile.
4. Noah (2014)
Noah è la rilettura personale e cupa della storia biblica dell’Arca di Noè, interpretata da Russell Crowe. Lontano dall’essere un racconto edificante, il film di Aronofsky si concentra sul tormento interiore di Noè, un uomo incaricato dal Creatore di salvare gli innocenti da un diluvio purificatore. La sua missione lo trasforma in un fanatico, costretto a confrontarsi con la malvagità dell’uomo e con decisioni morali impossibili. Aiutato da giganti di pietra (gli angeli caduti), Noè costruisce l’Arca mentre la sua fede viene messa alla prova. È un kolossal epico che indaga il confine tra devozione e ossessione, un tema centrale nella filmografia del regista.
Fonte immagine: Wikimedia Commons (https://www.flickr.com/people/74711243@N06)
Articolo aggiornato il: 24/05/2024

