Il caso di Neil Gaiman e la cancel culture

La Cancel culture: il caso di Neil Gaiman

Negli ultimi anni, un fenomeno che ha fortemente influenzato la scena mediatica e sociale, diventando giudice e giustiziere, è sicuramente quello della Cancel Culture. Vittime di questo evento sono anche famosi giornalisti e scrittori, autori di numerosi best seller: è questo il caso di Neil Gaiman.

Tra i suoi lavori ci sono Coraline, The Sandman, American Gods e Good omens, libri e produzioni televisive estremamente conosciuti e amati dal pubblico e che sicuramente ognuno di noi ha visto o letto almeno una volta nella vita.

L’autore

Gaiman comincia come giornalista, scrittore e autore di graphic novels, ottenendo grande fama con il libro Coraline, a cui segue il famosissimo adattamento in stop-motion nel 2009. Riceve inoltre numerosi premi letterari per altri suoi lavori come American gods, Uno studio in smeraldo e The graveyard book. Oltre alla sua carriera letteraria, ha un ruolo importante anche nel mondo della musica, collaborando con Alice Cooper nella creazione del suo concept album The last Temptation. Ha lavorato più recentemente come sceneggiatore in diverse produzioni, tra le quali gli adattamenti delle sue stesse opere The Sandman e Good Omens, famosissimi su Netflix e Amazon Prime.

Le accuse

Negli ultimi anni ha avuto un incredibile successo ed è uno degli scrittori con più amati o, meglio, era. Nell’estate del 2024 sono state rese pubbliche dal podcast Master: the allegations against Neil Gaiman di Tortoise delle accuse contro Neil Gaiman di abusi sessuali e violenze nei confronti di due donne durante delle relazioni con l’autore. Secondo quanto riportato nel podcast, nonostante le relazioni fossero consensuali, le due donne, una la tata di suo figlio e l’altra una giovane fan, lo hanno denunciato affermando di aver subito rapporti violenti e contro la loro volontà. Queste accuse sono subito state smentite da Neil Gaiman, il quale sostiene che si fosse sempre trattato di rapporti costituiti dal consenso di entrambi. A seguito della prima segnalazione, tramite lo stesso podcast di Tortoise, altre due donne si sono fatte avanti e hanno denunciato di aver subito violenze da parte dell’autore nel 2017 e negli anni 80.

L’avvento della cancel culture

In seguito alla diffusione delle notizie sui social, il caso di Neil Gaiman è diventato notizia diffusissima, che ha deluso ma non sorpreso i lettori e fan delle sue opere, e si è immediatamente manifestato l’odio e la rabbia nei confronti dell’autore, da molti amato e ammirato. È cominciato quindi il processo di cancellazione dell’autore, che consiste nel privare ad un personaggio pubblico il proprio seguito, la propria fama, fino a privarlo completamente di una piattaforma dalla quale può lucrare. È una pratica molto diffusa all’oggi nel mondo dell’internet, che ha portato al fallimento di numerosi progetti e la perdita di fama da parte di personaggi un tempo molto importanti, come ad esempio Chiara Ferragni dopo lo scandalo del Pandoro.

Le conseguenze sulle opere

Le conseguenze della cancel culture sono di solito la perdita di follower per gli influencer, la diminuzione di ascolti per i cantanti, e la perdita di spettatori per film e serie tv. Per prevenire i cali in ascolti e popolarità, come atto preventivo le aziende scelgono di cancellare la produzione di qualsiasi prodotto di loro proprietà associato alla figura o personaggio che in quel momento è sotto i riflettori o, come in questo caso, sotto accuse gravi.

È proprio questo ciò che è successo per il caso di Neil Gaiman. infatti, una sua serie di recentissima uscita (Aprile 2024) chiamata Dead Boy Detectives, tratta da personaggi di fumetti di Neil Gaiman e prodotta da Netflix, è stata completamente cancellata nell’agosto del 2024, poco dopo la diffusione dello scandalo.

Parallelamente, un’altra serie prodotta da Amazon Prime chiamata Good Omens e tratta dal libro Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch, scritto a quattro mani da Neil Gaiman e Terry Pratchett, è stata rinnovata per una terza stagione, ma in modo particolare. La produzione di Prime ha riportato che la serie sarà conclusa con un unico episodio di 90 minuti, e hanno assicurato che Neil Gaiman non avrà nessuna parte nel progetto, portando nuovi scrittori nella produzione per sostituirlo.

Le conseguenze nel mondo reale

Al di là del dibattito sul fatto che la cancel culture abbia lo scopo di rovinare le reputazioni o di togliere giustamente popolarità a persone riprovevoli e pericolose, le conseguenze secondarie di questo fenomeno ricadono inevitabilmente anche su altri individui. In primis sugli impiegati coinvolti questi progetti cancellati, che perdono il lavoro, e poi sui fan delle opere, che non vedranno più i loro personaggi preferiti sullo schermo o non otterranno i finali che tanto desiderano. Ed è proprio questo quello che è successo con il caso di Neil Gaiman. Bisogna quindi chiedersi, è così scorretto separare l’arte dall’artista e godere delle produzioni di soggetti dalla personalità (o fedina penale) discutibile?

Fonte immagine in evidenza: LaFeltrinelli

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