Il cinema di Christopher Nolan: tempo e realtà

Il cinema di Christopher Nolan: tempo e realtà

Tempo e realtà nel cinema di Christopher Nolan

Il regista britannico Christopher Nolan, vincitore dell’Oscar 2024, è ormai considerato come uno dei maggiori registi del blockbuster d’autore più famosi al mondo. La struttura narrativa dei suoi film è generalmente circolare, con un inizio in medias res e un finale che, spesso, si ricongiunge con l’inquadratura iniziale. Tuttavia, la complessità della narrazione è evidente nello sviluppo della storia, che di solito è dominata da un mistero che viene svelato solo alla fine (a volte il finale viene lasciato in sospeso). Le storie che racconta Nolan nei suoi film sono molto varie tra di loro e sviluppano differenti tematiche: il sogno, l’ossessione, il rapporto tra genitori e figli, ma c’è ne sono due in particolare che vengono considerati dei veri e propri leitmotiv della sua cinematografia e che in qualche modo costituiscono un filo conduttore che unisce quasi tutte le sue opere: l’impossibilità per l’essere umano di conoscere la realtà e il tempo.

Il rapporto tra realtà e tempo

In quasi tutti i film di Christopher Nolan ma soprattutto nei progetti più personali, i fatti che ci vengono presentati nascondo sempre qualcosa oltre le apparenze e quelle che per i personaggi sembrano essere certezze solidissime, presto o tardi vengono completamente distrutte. Nel tentativo di fare questo, Nolan gioca non soltanto con le certezze dei personaggi, ma anche con quelle di noi spettatori, con l’intenzione di comunicarci che ciò che viviamo spesso non è la realtà oggettiva delle cose, ma una nostra interpretazione della realtà stessa, basata sul nostro modo di percepire gli eventi e questo si intreccia spesso con il tempo, ovvero una delle cose che forse siamo abituati a considerare tra le più oggettive. Nei suoi film invece, la questione del tempo è sempre analizzata nelle sue forme più distorte, quasi a volerci dimostrare che anch’esso è influenzato dalla nostra percezione. Un’altra delle straordinarie abilità di Nolan è la capacità di sviluppare i temi non solo attraverso la sceneggiatura, ma anche attraverso la narrazione, la regia, il montaggio e la colonna sonora, dando vita a un’opera importante con una forte qualità autoriale. Nonostante la semplicità della caratterizzazione, i personaggi di cui Nolan scrive fanno parte di una macchina molto più complessa e questa semplicità nella caratterizzazione dei personaggi non è sinonimo di mediocrità; al contrario, la semplicità stessa spesso rende i personaggi molto più credibili.

Come si concretizza quindi il suo stile nei diversi film?

  1. The Following (1998)
    Il primo lungometraggio di Nolan è ‘’The Following ‘’, ed è un concentrato dei temi fondamentali che hanno caratterizzato la filmografia del regista e posto le basi per i suoi lavori successivi. Già dal titolo si intuisce un aspetto che genera emozioni negative, o almeno opprimenti. Il film narra la storia di Bill (Jeremy Theobald), un aspirante scrittore che pedina le vite delle persone in cerca di ispirazione e di materiale per le sue opere. Bill se la cava bene finché non incontra Cobb (Alex Ho), un ladro professionista, che gli insegna a fare il ladro. Bill si diverte a introdursi nelle stanze degli altri e a commettere atti illegali, e presto diventa non solo un ladro ma anche un assassino. Nolan ha esordito alla regia con questo breve film in bianco e nero a basso costo, che tuttavia gli ha dato la possibilità di sperimentare tecniche industriali che ancora oggi sono parte integrante del suo stile. In particolare, ciò che Christopher Nolan ha ereditato dal suo primo film è proprio la centralità e la fluidità del tempo. Le strutture temporali irregolari sono, per usare un eufemismo, il pilastro fondamentale su cui il regista costruisce tutti i suoi film. Di conseguenza, il tempo ha un ruolo centrale nei film e assume ogni volta connotazioni diverse. Il lungometraggio è inoltre caratterizzato anche da piccoli riferimenti cinematografici ai suoi lavori successivi come, ad esempio, il nome del ladro Cobb che apparirà anche in ‘’ Inception’’.
  2. Memento (2000)
    In ‘’Memento’’, ritroviamo tutti gli elementi che avevamo già visto in ‘’ The Following‘’, ma questa volta il risultato ci lascia completamente spiazzati e senza fiato. In Memento, il tempo è diviso in unità narrative di 15 minuti per esprimere al meglio la psicologia del protagonista Leonard Shelby. Shelby, soffre di una particolare forma di amnesia in cui perde i ricordi a breve termine, mentre quelli più vecchi rimangono intatti. Attraverso una frenetica ricerca con l’azione e con la parola scritta, che serve a registrare ciò che la percezione non può garantire con sicurezza, il detective Shelby cerca l’assassino di sua moglie, l’ultimo ricordo che ‘’non può dimenticare’’, in una realtà labirintica che si azzera continuamente e dove non può pronunciare l’ultima parola. Il titolo del film è importante, in quanto la parola ‘’memento ‘’è la forma imperativa del verbo binario latino ‘’ memini, isse ’’, che può essere tradotto come “ricordare”. Il messaggio arriva quindi a noi spettatori in modo forte e chiaro: basta cambiare anche solo per un istante la prospettiva da cui guardiamo un evento ed ecco che assume un significato completamente diverso senza che noi ce ne rendiamo nemmeno conto. Le persone sono in questi casi disposte a ingannarsi, anche quando si manifesta la possibilità di conoscere la verità, pur di ottenere la propria stabilità.
  3. The Prestige (2006)
    Ancora una volta Christopher Nolan gioca con il pubblico e dirige una storia che fa sembrare lo spettatore un vero e proprio idiota. Egli riesce a portare gli spettatori in un viaggio verso l’ignoto, in un’altra epoca, nelle illusioni più spettacolari, sul palcoscenico, tra giochi di prestigio e facendoci giocare nelle parti dell’uno e dell’altro. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Christopher Priest e narra la storia di due ex amici, i prestigiatori Robert Angier e Alfred Borden che si sfidano ogni sera mettendo in scena uno spettacolo che si spinge oltre i limiti del possibile. La loro rivalità si trasforma presto in un’ossessione: rischiano la vita per dimostrare la loro superiorità l’uno sull’altro. Oltre alle questioni temporali, la ricerca della verità è un altro dei temi privilegiati di Nolan. Come il tempo, anche la verità può essere manipolata, distorta e fraintesa. In The Prestige, il desiderio di verità di Robert Angier si mescola all’ossessione per la sua rivalità con Borden. Alla fine, questa ossessione consuma la mente di Angier e porta al suo tragico destino. Borden, invece, accetta serenamente il fatto di non poter mai comprendere appieno il fratello gemello, nascondendone deliberatamente l’esistenza e manipolando la verità. La cosa più curiosa del film è che questo è disseminato per la sua intera durata di indizi estremamente espliciti su come questo andrà a finire, solo che ancora una volta, in quanto esseri umani siamo così ancorati alle nostre certezze che alla prima visione non riusciamo a coglierli ed interpretarli nel modo giusto. La ragione della ‘’presa in giro’’ sta nel titolo stesso del film ed è quello che rende quest’opera l’ennesima prova della genialità del regista: The Prestige è un trucco di magia e non a caso il film si apre e si chiude con la spiegazione delle 3 fasi di un numero magico: la promessa, la svolta e il prestigio.

Christopher Nolan affronta ogni tema con un approccio diverso, creando ogni volta personaggi umani, realistici e credibili: dall’ossessione di Angier, la presunzione di Leonard e lo strazio di Cobb e cioè tutte emozioni in cui tutti possono facilmente e completamente comprendere.

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Fonte immagine in evidenza: dal film ”Memento”, Wikipedia

A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte, teatro e cinematografia.

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